“Neroinchiostro”, un mistero da risolvere nella Sardegna agli albori del ‘900
Sara Vallefuoco, romana di nascita ma che ora insegna in Trentino, esordisce nella narrativa con Neroinchiostro (Mondadori, 2021) un romanzo che inserisce una vicenda thriller in un’ambientazione storica particolare. Siamo infatti nella Sardegna del 1899, alla vigilia del passaggio al nuovo secolo, quando il Regno d’Italia ha ultimato la propria unificazione da neanche trent’anni, almeno sulla carta.
In realtà, ogni regione è un mondo a sé e molte barriere, a partire da quelle linguistiche, sono ancora difficili da abbattere: non a caso, gli uomini dello Stato – militari, insegnanti, magistrati – vengono dislocati da una regione all’altra allo scopo di favorire un rimescolamento della popolazione.
La stazione dei Carabinieri Reali di Serra, un paese dell’entroterra sardo, descrive bene questo sforzo di trasformare gli abitanti di tante regioni molto diverse tra loro in un paese unitario: solo uno dei militari che ci lavorano è infatti nativo della zona, mentre gli altri provengono chi dal Lazio, chi dalla Sicilia, chi dal Piemonte.
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Il vicebrigadiere Ghibaudo, trasferito da pochi mesi dalla natia Torino, stenta ancora a comprendere la mentalità degli abitanti di Serra, ma ha capito subito che non amano molto i rappresentanti dello Stato. Rimane quindi molto sorpreso quando, in una calda sera di luglio, qualcuno si presenta alla stazione dei carabinieri per denunciare un furto, uno di quei reati che i paesani di solito preferiscono punire direttamente, una volta trovato il colpevole, dato che le armi per farlo non mancano di certo. La seconda sorpresa attende Ghibaudo e i suoi colleghi nella stalla di Lianora, la donna che ha denunciato il furto, dove scoprono il cadavere di un loro ex collega, un carabiniere che poco tempo prima aveva abbandonato l’Arma, ucciso a coltellate.
Sembra facile attribuire l’omicidio ad Anania, un ragazzo che lavora per Lianora, proprietario del coltello apparentemente usato per l’omicidio, ma Ghibaudo non è affatto convinto della sua colpevolezza e continua a indagare in cerca della verità, scoprendo un mondo per lui ignoto, quello dei “poeti al volo” che ingaggiano seguitissime gare poetiche spostandosi da un paese all’altro e spesso denunciando torti e ingiustizie attraverso le loro poesie.
Sono gli anni del brigantaggio, fenomeno che negli anni successivi all’Unità si era diffuso in quasi tutte le regioni dell’Italia meridionale e insulare e che non sempre le forze dell’ordine provenienti da lontano erano in grado di comprendere, prima ancora di decidere come combatterlo. Ghibaudo compie la sua indagine con caparbietà, persino contro i dubbi dei superiori che in principio appaiono poco convinti delle sue tesi, supportate anche dalle nuove prove scientifiche che il collega Moretti ha iniziato a studiare con passione. E mentre cavalca nel territorio desolato e ostile della Sardegna più cupa e profonda, Ghibaudo deve affrontare i propri demoni personali, per riuscire ad ammettere con sé stesso la realtà dei desideri che prova per chi non è in grado di ricambiarlo.
Con Neroinchiostro Sara Vallefuoco ha scritto un romanzo d’invenzione molto curato, che si basa su elementi che appartengono alla storia dell’Italia e della Sardegna, dai briganti ai poeti, inserendo nella vicenda documenti fittizi scritti nello stile dell’epoca.
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Talvolta i suoi personaggi appaiono forse un po’ troppo “contemporanei” nel modo di pensare rispetto a quella che poteva essere la mentalità corrente alla fine del diciannovesimo secolo, soprattutto in determinati ambiti, ma la storia è comunque interessante e ben costruita, così che Neroinchiostro può piacere anche ai lettori che abitualmente non scelgono i romanzi di genere.
Per la prima foto, copyright: Raimond Klavins su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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