Nelle profondità del mare e della mente. “Dimentica di respirare” di Kareen De Martin Pinter
Kareen De Martin Pinter con Dimentica di respirare, edito dalla casa editrice Tunué, abbandona la Bolzano de L’animo leggero per immergersi nelle profondità del mare. L’autrice accompagna il lettore in un viaggio negli abissi, esplorando da un lato un mondo abitato da creature marine e dall’altro un luogo dell’animo in cui risiedono i fantasmi dell’inconscio.
Dimentica di respirare è il secondo romanzo della scrittrice bolzanina. Se nel primo, pubblicato nel 2013, la scrittrice narrava le vicende, dal sapore autobiografico, di quattro bambine nell’Alto Adige dei primi anni ’90, in questa seconda prova invece racconta una storia non collocabile al livello spazio-temporale ma ancora una volta toccante e delicata.
Kareen De Martin Pinter non parte dalla sua terra d’origine ma da una suggestione letteraria: l’incontro con L’uomo delfino di Jacques Mayol. Dopodiché il suo sguardo approda sulle affascinanti fotografie delle pescatrici Ama giapponesi scattate da Fosco Maraini. Dimentica di respirare è un romanzo breve da leggere tutto d’un fiato. L’autrice si tuffa letteralmente a capofitto nel mondo degli abissi e il lettore inizia così la discesa nel fondale marino facendosi affascinare dalle creature che lo abitano, dal ragno palombaro ai pesci lanterna, dalle meduse che quando vengono attaccate lampeggiano con migliaia di luci ai polpi dai corpi ricoperti di anelli blu, tanto belli quanto pericolosi. Lasciandosi ispirare dal lessico dell’ambiente marino Kareen De Martin Pinter rende il lettore partecipe dei segreti del mare. Il romanzo è costellato di aneddoti che pian piano introducono al mondo dell’apnea. Il lettore nel prosieguo del racconto scopre che questa disciplina «non è uno sport come gli altri» perché «è più testa che corpo». C’è tutto un mondo in profondità che può essere esplorato non solo con la resistenza fisica ma soprattutto con la mente.
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Kareen De Martin Pinter in questo ambiente crea il personaggio di Giuliano Martini, apneista di professione che a cinquant’anni sente ancora dentro di sé la «voglia di battere i record di ragazzi più giovani». Si sente ancora in forma Giuliano ed è pronto a immergersi a meno 137 metri nel «mondo in cui regna l’oscurità», un’oscurità che è silenzio, concentrazione, riempire la mente di quelli che egli chiama «pensieri di apnea» mentre scandisce dentro di sé il suo mantra «dimentica di respirare, dimentica di respirare, dimentica di respirare» e ovviamente sfidare la profondità del mare che pesa come un «condominio»sulla sua testa. Eppure fin dalle prime battute capiamo che c’è qualcosa che non va nella salute del protagonista. Infatti Kareen De Martin Pinter nell’incipit del romanzo scrive: «Il corpo si alleggeriva, si frammentava, sembrava volatilizzarsi pezzo dopo pezzo».
Il viaggio nelle profondità del mare diventa a sua volta un viaggio interiore nell’animo del protagonista. La narrazione procede fluida e si arricchisce con eventi del suo passato che giungono sul pelo dell’acqua come all’interno di piccole bolle d’aria generate dall’apneista nelle profondità della psiche e del mare. È rievocato l’incontro con Maurizio, il suo allenatore, conosciuto quando Giuliano era appena un ragazzo. Giungono in superficie i ricordi legati al fratellino Giovanni, il dolore per la terribile scomparsa e il temibile senso di colpa che lo attanaglia. Proprio come Marta che sul finire de L’animo leggero confida all’amico Eduard di essersi sentita per anni «in fondo ad una scarpa schiacciata dal senso di colpa», così Giuliano, in preda agli incubi, invoca il nome del fratello e prontamente Maurizio, picchiettandogli l’indice in mezzo alla fronte, lo rassicura con un sincero «non è colpa tua».
Il mare a Giuliano ha tolto molto, ha tolto la spensieratezza dell’infanzia e la possibilità di crescere accanto all’adorato fratello ma negli anni gli ha anche concesso grandi soddisfazioni tanto che il mare è diventato la sua seconda casa. E ancora come bolle d’aria dalle profondità marine riemergono i ricordi delle affascinanti pescatrici Ama che il protagonista ha modo di scoprire nel viaggio in Giappone e che torneranno come una visione nei momenti più toccanti dell’ultimo viaggio, quello senza ritorno. Sono infatti gli ultimi giorni di vita del protagonista. Giuliano è affetto da un male incurabile e in breve tempo, in un crudele scherzo del destino, sarà il respiro a dimenticarsi di lui.
L’autrice con questo nuovo romanzo ha ancora una volta a che fare con il dolore e sa destreggiarsi, nuovamente, con questo sentimento. Kareen De Martin Pinter riesce di nuovo a fare i conti con temi importanti presentandoli con delicatezza ai lettori. Il suicidio assistito in Dimentica di respirare viene inserito in punta di piedi tra i ricordi di Giuliano. È l’argomento di un piccolo ritaglio di giornale «a mo’ di segnalibro» nel libro che Christian, giovane malato terminale, dona a Giuliano in ospedale tanti anni prima. Con il passare del tempo il suicidio assistito diventerà l’unica opzione per il protagonista.
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Se da un lato c’è Mary, la delfina ferita e moribonda, la quale si è lasciata aiutare a vivere da Giuliano – egli l’ha salvata e portata nel braccio di mare di fronte a casa sua – e che non riesce a iniziare il proprio viaggio solitario in mare aperto, dall’altro lato c’è lui, Giuliano che si lascia aiutare a morire e lo fa con coraggio e dignità prima che la malattia annienti quel respiro che ha trattenuto per una vita intera. Giuliano, dal canto suo, ormai non ha più paura di intraprendere il suo ultimo viaggio in mare aperto perché sa che lì non sarà più solo.
Per la prima foto, copyright: Marco Assmann.
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