Nella terra del Nero e dei maghi dell’evasione. “Il Francese” di Massimo Carlotto
Considerato da molti il “re del Noir”, Massimo Carlotto torna a fare capolino nelle librerie con un nuovo avvincente romanzo dall’enigmatico titolo de Il Francese. Pubblicato nel gennaio 2022 per Mondadori, il suo nuovo libro ha tutta l’aria di volerci garantire quella sana e adrenalinica dose di suspense che tutti ci aspetteremmo da un autore di questo calibro.
Il protagonista è Antonio “Toni” Zanchetta detto “Il Francese”, ma anche “Macrò” o “pappone a sonagli”; Toni gestisce una maison di escort di classe, ragazze altamente selezionate che si fanno pagare profumatamente dalla ricca clientela, composta da imprenditori, politici e persino membri delle forze dell’ordine provenienti da tutto il Nordest.
È una maison particolare quella di Toni, con delle regole rigidissime: la droga è vietata, nessuno può fare affari sottobanco e anche la clientela deve rispettare certi standard. Le ragazze stesse sono particolari, Toni infatti ha dato a ognuna di loro un nomignolo francese, da qui anche il suo insolito soprannome.
Tutto sembra andare per il meglio, i soldi continuano ad aumentare e le ragazze se la passano più o meno bene finché una di loro, Serena in arte Claire, svanisce nel nulla. Toni rimarrà sconvolto dalla vicenda e si troverà, suo malgrado, nei guai fino al collo, con un nuovo commissario di polizia che non vuole proprio saperne di lasciarlo in pace. Tra imbrogli, sotterfugi e tradimenti, il Macrò dovrà vendere cara la pelle (e il suo orgoglio personale) per riuscire a sopravvivere.
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La vicenda è ambientata in Veneto, terra d’origine di Carlotto. Una regione notoriamente benestante, ma di cui viene fatto emergere un lato buio e corrotto: «Qui siamo in Veneto, la terra del Nero e dei maghi dell’evasione», come dirà un beffardo Toni messo sotto torchio dalla polizia. Personaggi ambigui, oscuri, a cui si fa fatica ad affezionarsi, ma che forniscono una diversa prospettiva sulla criminalità. Qui, infatti, la delinquenza sembra essere più una via inevitabile, una necessità invece di una scelta consapevole. Nemmeno i principali organi di giustizia ne sono del tutto esenti e viene da chiedersi se sia così anche nel mondo reale.
Carlotto ci fornisce un interessante identikit della figura del Macrò – dal francese maquerellage – che qui appare quasi come un personaggio illustre e ricercato, ben diverso dal bieco e scontato personaggio violento che ci aspetteremmo. Capiamoci bene, Toni non è un santo, il suo passato parla da solo e non riusciamo proprio a credere che riuscirà mai a redimersi ma, quantomeno, fornisce un’insolita prospettiva sulla vicenda.
Un ruolo centrale è giocato, inoltre, dai personaggi femminili, qui visti sia come vittime che come “carnefici”. Non è possibile considerarle del tutto vittime perché riescono ad affrontare con coraggio i loro problemi, riuscendo spesso anche a risolverli, che è più di quel che si può dire di Toni. Non sono esenti nemmeno loro, tuttavia, dalle ombre che dominano le loro controparti maschili.
Il paragone con storie come quelle raccontate da film e serie televisive del calibro di Gomorra e Suburra è inevitabile, seppur banale. Si rivive la medesima sensazione di sprofondare dentro a delle sabbie mobili, intrappolati nelle vicende che coinvolgono i protagonisti nonostante ci sentiamo privi di qualsiasi forma di affetto nei loro confronti.
Questo particolare talento dell’autore de Il Francese – perché di talento possiamo parlare – è, però, un’arma a doppio taglio: se da un lato è estremamente affascinante seguire un crimine da un punto di vista differente rispetto a quello del solito poliziotto/detective, dall’altro questa totale mancanza di empatia da parte del lettore verso i personaggi può minare il suo atteggiamento nei confronti della lettura. Quanti di noi sono così coraggiosi da affrontare la lettura di un romanzo in cui non si sopporta nessuno dei protagonisti? È una bella sfida.
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Eppure, ciò che colpisce principalmente un neofita della scrittura “carlottiana” – come la sottoscritta – è la fluidità della prosa, il suo essere estremamente scorrevole e coinvolgente dall’inizio alla fine. Viene mantenuto il giusto livello di suspense fino all’ultimo capitolo, il cui finale aperto fa presagire un seguito, se non l’inizio di una vera e propria serie di romanzi. Carlotto, infatti, ha già all’attivo una serie di saghe dai protagonisti non esattamente raccomandabili, quindi le premesse ci sono tutte. La scrittura di Carlotto, inoltre, ha le carte in regola per trasformarsi in una sceneggiatura; non si fa fatica, infatti, a visualizzare le (dis)avventure di un personaggio come Toni sul piccolo schermo.
I più esperti lettori del genere thriller e del noir potranno trovare, dunque, ne Il Francese una lettura piacevole, per alcuni forse un po’ scontata, ma che può senz’altro fare compagnia in questi ventosi pomeriggi di fine inverno.
Per la prima foto, copyright: Romain Lours su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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