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Nella Bellano di Andrea Vitali, alla scoperta di “Quattro sberle benedette”

Andrea VitaliPremessa: anche se quest’evento è stato organizzato per i blogger dalla Garzanti, nella persona dell’infaticabile Francesca Rodella, in occasione del lancio del nuovo romanzo di Andrea Vitali Quattro sberle benedette, si è trattato soprattutto di un tour, tra l’affettuoso e l’ironico, attraverso il mondo in cui sono ambientati i suoi scritti.

Lo scrittore, che vive da sempre a Bellano, sul ramo lecchese del lago di Como, e ne ha fatto lo sfondo di quasi tutta la sua narrativa, ci ha guidato attraverso le strade del paese per mostrarci i luoghi, di cui ha fornito frequenti descrizioni, accurate o leggermente romanzate a seconda delle circostanze, nei romanzi e nei racconti. Ogni sosta ha dato modo a Vitali di narrarci alcuni episodi divertenti accaduti nel paese nel corso del tempo, e da cui ha tratto ispirazione per le storie che attraggono da anni migliaia di lettori.

Siamo partiti dall’imponente edificio del Cotonificio Cantoni, magnifico esempio di archeologia industriale oggi in rovina, dove centinaia di bellanesi hanno lavorato per decenni, per sostare davanti alla casa del parroco, che riveste un ruolo importante in Quattro sberle benedette, ma anche in opere precedenti, come in Premiata ditta sorelle Ficcadenti.

Accanto ad essa c’è un antico edificio, che un tempo ospitava una scuola e dove, nel corso di una ristrutturazione avvenuta in epoca fascista, qualcuno trovò davvero delle monete d’oro, storia ben presto nota a tutto il paese e diventata l’episodio centrale di Galeotto fu il collier.

Abbiamo visto poi la casa, ora disabitata, in cui ha vissuto il personaggio ispiratore di La signorina Tecla Manzi, di cui Vitali ci ha descritto con molto spirito gli spaventosi affreschi eseguiti da un fratello della proprietaria, dalle velleità artistiche molto incerte.

E poi il cortile di via Manzoni, la strada principale di Bellano, dove convivevano, a distanza di pochi metri, la prima sede del PCI, considerato luogo del diavolo, e una casa abitata da suore di clausura che confezionavano le ostie per la parrocchia: andarle a ritirare per consegnarle al parroco era una missione affascinante per lo scrittore bambino e frequentatore dell’oratorio, per quell’aria misteriosa che aleggiava attorno alle invisibili suore recluse.

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Andrea VitaliSul lungolago di Bellano, Vitali ci ha infine mostrato la panchina dove ha sempre amato sedersi a meditare, contemplando il panorama circostante e lasciandosi prendere da qualche idea improvvisa da trasformare in un racconto, o nell’incipit di un nuovo romanzo.

Nel 2010 l’amministrazione comunale ha ritenuto di dover celebrare in qualche modo l’abitante più illustre del paese, e ha posto davanti alla panchina un cippo con la seguente iscrizione: «questa è la panchina sulla quale lo scrittore bellanese Andrea Vitali sosta. Da questa panchina scruta e guarda, origlia e ascolta, e il più delle volte si alza con ottime idee».

L’omaggio affettuoso, per la verità, ha un aspetto un po’ lugubre, a detta di Vitali, che  giudica il cippo vagamente funebre e da allora trova meno affascinante sedersi sulla sua ex panchina preferita. A Bellano si sono anche impegnati nella realizzazione di una dettagliata mappa, contenente alcuni itinerari che conducono il visitatore alla scoperta di strade, edifici e monumenti descritti nei romanzi, sotto il significativo titolo I luoghi sono reali.

La conversazione con lo scrittore è continuata nel corso di un aperitivo conviviale, anche se non si è trattato di una vera e propria intervista.

Vitali scrive sempre a mano la prima stesura dei suoi testi: afferma che questo gli permette di scrivere sempre e ovunque, mentre la copiatura al computer gli serve come fase di rielaborazione. Ammette che il presente lo ispira pochissimo, soprattutto considerando la rovina del paesaggio e la cementificazione eccessiva dei luoghi che ama, di cui preferisce raccontare l’aspetto che avevano in altri tempi, perché il passato gli permette di giocare di più con la fantasia.

Benché abbia appena lasciato il suo incarico di medico di famiglia, Vitali ci ha parlato con entusiasmo di altri progetti a cui intende dedicarsi, tra cui il volontariato presso una struttura psichiatrica in Valsesia, dove organizza spettacoli teatrali e gruppi di lettura con i ricoverati, ma naturalmente è lecito aspettarsi da lui ancora molti romanzi e racconti ambientati nella sua inesauribile Bellano.

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