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“Nel mio paese è successo un fatto strano” di Andrea Vitali, la meraviglia è nelle piccole cose

“Nel mio paese è successo un fatto strano” di Andrea Vitali, la meraviglia è nelle piccole coseNel mio paese è successo un fatto strano, talmente strano che persino Andrea Vitali se n’è accorto e ha deciso di raccontarlo in questo romanzo edito da Salani, e da oggi in libreria. E lo narra con tutta la leggerezza e l’ironia di chi sa che per guardare l’essenza delle cose è necessario affrontare prima l’apparenza, anche quando essa si presenta sotto forma di una nebbia fitta e puzzolente. Per questo gli occhi di un bambino possono guardare più lontano: la curiosità lo spingerà a non fermarsi alla facciata ma a entrare negli interstizi più cervellotici, contorti, confusi. Perché i bambini vogliono capire e sapere.

Ma perché proprio i bambini? Perché probabilmente in libreria lo si troverà nella sezione letteratura per ragazzi. Ma lo è davvero, un libro per ragazzi? Posto che ogni definizione di genere letterario è sempre abbastanza aleatoria e arbitraria, essa ha pure una sua funzione: come i punti cardinali o le coordinate su un asse cartesiano, serve a orientare il lettore. Al quale, tuttavia, non dispiace, di tanto in tanto, essere disorientato e sorpreso. Che poi è quello che succede ai protagonisti del romanzo. E forse Nel mio paese è successo un fatto strano potrebbe sortire questo stesso effetto in alcuni lettori tradizionali.

Ne abbiamo direttamente parlato con Andrea Vitali, che ci ha gentilmente rilasciato l’intervista qui di seguito.

 

L’autore come definirebbe, sotto il profilo del genere letterario, questo suo ultimo lavoro?

Un romanzo scritto con l’occhio infantile. Tuttavia, lo inserirei comunque nella categoria delle storie, che è la categoria che prediligo per quanto riguarda le cose che scrivo: storia, con la s minuscola, naturalmente. Fatte le debite differenze temporali e di concetto Nel mio paese è successo un fatto strano si immette, abbastanza agevolmente, nel filone narrativo che mi è consueto, con alcune differenze che riguardano la cornice storica, in un certo qual modo assente, non ci sono riferimenti precisi come nei romanzi classici, e per questo è più moderna, perché calata all’interno di un mondo attuale, dove esistono i cellulari, la televisione a colori, le macchine moderne, le fabbriche, le industrie… Per cui, per quanto potrà forse risultare un po’ spiazzante per chi è abituato a leggere gli altri miei romanzi, c’è comunque un filo rosso che li unisce a quegli altri.

 

Nel paese dove accade questo fatto strano, prima che la stranezza della cosa prendesse il sopravvento su tutto e tutti, ogni cosa: «Era normale, appunto. Così non si faceva più caso a niente.» Ma che cosa è davvero normale? Soprattutto, esiste la normalità o è un concetto astratto, limitativo, metafisico…?

Da quando ho smesso di fare il medico di base, mi occupo di psichiatria come volontario presso una comunità psichiatrica e questo mi ha portato a rendermi conto che la normalità esiste ma è sempre a rischio di perdersi, senza contare che in ciascuno di noi è presente un nucleo di follia, più spiccato forse nel momento del sogno, quando i parametri sono meno rigidi. A volte viene fuori anche nella vita reale in pazienti affetti da disturbi della psiche. Per cui ci possono essere ‒ come in Nel mio paese è successo un fatto strano ‒ dei momenti di sospensione della cosiddetta normalità, all’interno dei quali però ci è data la possibilità di riflettere su noi stessi e sui rapporti che abbiamo col mondo esterno.

 

Infatti, nel romanzo, accade che…

Una settimana di nebbia concede una sospensione del tempo e quindi la possibilità di riflettere su cosa vale la pena fare una volta usciti da questa nebbia: una possibilità che poi sta a noi mettere a frutto oppure no, e pagare le conseguenze della scelta che facciamo.

 

Nel romanzo il tempo è, appunto, sospeso, indeterminato, cercato, perso, sprecato, recuperato, appeso a un filo… Qual è per Andrea Vitaliil vero valore del “tempo”?

Il vero valore del mio tempo è in quello che scrivo, scrivere riempie la maggior parte della mia giornata. Ovvio che a questo si aggiungono altre cose che rendono il tempo che vivo molto lieve, ma la lievità d’animo che mi permette di fare tante altre cose come mantenere relazioni interpersonali il più corrette possibile, sincere, o almeno spero, deriva proprio dalla scrittura; così come apprezzare le piccole cose, le stesse descritte anche nella storia, come il paesaggio, il buio, la luce, il freddo, la neve, il rifiorire della primavera, piccoli dettagli dei quali io stesso, a un certo punto, ho perso la dimensione, e l’ho riconquistata, fortunatamente, rendendomi conto che il passare del tempo si rileva proprio a partire dalle piccole cose. In un racconto il tempo si può sospendere, ma nella vita reale no.

 

Ma perché questa storia deve per forza essere «profumata»? Fino a che punto possiamo considerare Nel mio paese è successo un fatto strano una storia ecologica?

Io sono profondamente ecologista in virtù della mia formazione infantile. Per fortuna sono nato dove sono nato, a ridosso del lago, con il quale, sin da quando ero molto piccolo, ho avuto un rapporto di vera e propria emozione oltre che di profonda affezione. L’ho visto modificarsi nel corso degli anni: quando ero bambino il nostro lago era pieno di pesci e ne pescavamo anche tanti; oggi è raro vedere un pesce dalla riva del lago. Era uno spettacolo notturno sentire il rumore di questi pesci quando venivano a deporre le loro uova a riva. Al fianco di questa mia esperienza ce n’è un’altra. Ho avuto la fortuna di crescere un po’ sulla riva del lago e un po’ in campagna, a casa delle mie zie, tre zie zitelle. Probabilmente vi farà ridere, ma io sono capace di mungere una vacca da latte. Loro avevano una vigna, l’orto, io portavo il fieno in stalla; facevo una delle fatiche di Ercole: spazzavo la stalla, facevo vendemmia, tutti lavori che mi hanno comunicato un rapporto con la natura e con la terra molto intenso, anche e soprattutto legato al rapporto con una di queste mie zie, che delle tre era quella che si occupava di più della campagna e che, nonostante una scolarità limitata, aveva una sensibilità verso la natura che è riuscita a trasmettermi col suo vocabolario minimo, con i gesti piuttosto, con l’insegnarmi quando si seminano i finocchi, o quando è necessario cimare le cipolle. Tutte queste cose, col passare degli anni le apprezzo sempre di più. E ogni tanto sento proprio il bisogno di esprimere nei miei racconti questo tramonto del mondo contadino. Vi dirò di più, l’epifania del mondo contadino me l’ha raccontata, con una commozione incredibile, un vecchio spazzino (oggi si chiamerebbe operatore ecologico) che è stato anche mio grande amico e che abitava in una frazione poco sopra Bellano, anche lui con una scolarità limitatissima e un vocabolario autoprodotto, un uomo che inventava le parole, un Camilleriante litteram, insomma. Un giorno mi raccontò questo suo dispiacere di vedere la campagna che si abbandonava, le viti strappate, i rovi che avanzavano, con un’emozione che non ho mai dimenticato e spesso ritorna e mi fa pensare che non è necessario studiare per poter sentire la vita in una certa maniera.

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“Nel mio paese è successo un fatto strano” di Andrea Vitali, la meraviglia è nelle piccole cose«Con un po’ di buon senso (il fatto strano che non riveliamo, perché vogliamo che sia il lettore a scoprirlo leggendo) si sarebbe potuto evitare». Ma come si fa a insegnare davvero il buon senso? Anche perché, tenuto conto della soggettività, come potrebbero obiettare i protagonisti del libro, ciò che per me ha senso, per altri, non ne ha. E allora che si fa?

Si rispettano certe regole fondamentali, non scritte forse ma dettate da un buon senso superiore, che poi è esattamente quello che non siamo capaci di fare. Non si tratta di imposizioni, certo, ma in fondo tutti ne avvertiamo la logica intrinseca, cose minimali, come fermarsi con la macchina davanti alle strisce pedonali per far passare il pedone o evitare di buttare la cicca di sigaretta per terra, senza lo spauracchio di trecento euro di multa. Il buon senso è quello che dovrebbe impedire di sversare i liquami tossici in un fiume uccidendo tutta la fauna ittica. Queste cose dovrebbero essere insite in ciascuno di noi. Il buon senso, ancora, dovrebbe essere quello per cui un padre non picchia il figlio solo perché è arrabbiato per una sconfitta dell’Inter o prende a legnate la propria moglie. Tutte queste cose dovrebbero essere istintive, congenite al nostro essere umani e non animali, ma l’animale, talvolta, ha più buon senso di noi.

Ah, ma allora, mi scusi se mi permetto di chiedere: lei è interista?
No, io tengo esclusivamente al Como. Perché?

Siccome ha appena citato l’Inter e si dia il caso che io sia interista, mi chiedevo…
Ahi, allora stasera sarà dura contro la Juve! [l’intervista è stata realizzata il 27/01, giorno della partita Juve-Inter, n.d.r.]

Eh, già… non mi ci faccia pensare… Ritornando alla nostra intervista, vorrei toccare un tema scottante. Come da tempo immemorabile, forse da sempre, i dati sugli italiani e la lettura sono catastrofici. Gli italiani non leggono. Andrea Vitali, invece, scrive tanto, tantissimo… lei è forse uno degli autori contemporanei più prolifici (con una media di due o anche tre libri l’anno, mi corregga se sbaglio). Una contraddizione o una sfida?

Né l’uno né l’altro. Dirò la verità, non sono convinto di queste statistiche. Non che voglia metterne in dubbio la serietà, ma giudico sulla base della mia esperienza personale: l’anno scorso ho tenuto circa 160 incontri coi lettori in Italia e all’estero, incluse le scuole di ogni ordine e grado, e ho sempre trovato un sacco di gente interessata non solo ai miei libri ma alla letteratura in generale, perché è normale che poi all’interno di queste manifestazioni il discorso sconfini rispetto al libro che sto presentando e abbracci la narrativa in senso più ampio. Ho conosciuto tanta gente che legge, interessata e curiosa, soprattutto tra i giovani. Allora io mi chiedo: o questa gente la incontro solo io, e non credo proprio, oppure quello dell’Italia che non legge è un luogo comune. Gli italiani non comprano i quotidiani, ma qualcuno si chiede se magari il quotidiano se lo vanno a leggere sull’i-pad, sul tablet? Che poi ci sia una fetta di popolazione ‒ ma questo accade in ogni parte del mondo ‒ che non leggerà mai un libro in vita sua, è un fatto che c’è sempre stato, ci sarà sempre, e non dovrebbe far scandalo.

 

E per finire: ma che giorno è oggi?

A dire il vero, non ho il calendario sotto mano…, ma vediamo un po’: per lei che è interista oggi è mercoledì perché c’è la partita. Per me invece è giovedì perché è oggi che esce Nel mio paese è successo un fatto strano [ride, n.d.r.].

 

Per i nostri lettori, invece, oggi è il giorno di questa bella iniziativa proposta per accompagnare con gioia l’uscita del nuovo romanzo di Andrea Vitali ‒ ché non è solo un libro «profumato» ma anche una lettura felice per adulti e bambini ‒: dalle ore 11 di oggi fan e lettori potranno condividere la riscoperta e la meraviglia delle piccole cose che fanno parte della loro vita di tutti i giorni: che si tratti di un cappuccino, del sorriso della persona amata o un bel libro.

I contenuti, possibilmente in forma fotografica, dovranno essere postati sui propri profili social accompagnati dagli hashtag: #unfattostrano #meravigliaquotidiana e menzionando i profili ufficiali Salani.


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