Natale per voce sola: la “Casa Cupiello” di Fausto Russo Alesi torna al Piccolo Teatro
È un one man show il Natale in casa Cupiello di Fausto Russo Alesi, che nel 2012 debuttò al Teatro Studio, con la produzione dello stesso Piccolo Teatro di Milano, e che torna in questi giorni nella sede di via Rovello, con una scena parzialmente modificata, pronto a ripartire per le date del 2016.
Russo Alesi, che firma anche la regia, ripropone la pièce più famosa di Eduardo De Filippo interpretandone tutti i personaggi. Il corpo e la voce dell’attore scivolano da una figura all’altra, con rapidità sorprendente, tanto da nascondere il “trucco” e far vivere effettivamente sul palcoscenico tutte le comparse dell’opera: Luca Cupiello, la moglie Concetta, l’indolente figlio Tommasino, il fratello Pasquale, la figlia Ninuccia fedifraga e capricciosa, il genero Nicolino e Vittorio, distinto forestiero.
Sulla scena, fatta da un piano inclinato abitato da pochi miseri oggetti, disposti come a ricordare il disordine di un cantiere domestico, il testo di De Filippo si trasforma in una scrittura d’attore. La plasticità fisica e vocale di Fausto Russo Alesi rendono la drammaturgia di Natale in casa Cupiello quasi una partitura sonora, uno spartito dove l’interprete trasfigura in una sorta di capocomico di fantasmi che lo attraversano senza sosta. (La sua vocazione per il “monologo con rapida metamorfosi fisica” spiccava già nella fortunata interpretazione del 2002 di Natura morta in un fosso, scritto dall’allora giovanissimo Fausto Paravidino, dove Russo Alesi si destreggiava tra diverse figure drammatiche, per ricomporre un torbido noir di provincia). Qui si avvicendano invece personaggi che sembrano figure dell’immaginazione, apparizioni che si palesano per frazione, per poi dissolversi in piccole nuvole di polvere di gesso, e tornare atto dopo atto confermando la propria natura transitoria, solitaria.
È un Natale acre, quello della casa napoletana di Luca Cupiello. La famiglia gli sfugge di mano, gli anni pesano. Ripicche, problemi economici, tradimenti fanno da sfondo a una volontà di ricomposizione dell’ordine incarnata nella preparazione amorevole del presepe, che Lucariello porta avanti strenuamente. Il ritornello “Te piace o’ presepe?” scorre come una nenia (ed è particolarmente enfatizzato per tutto lo spettacolo, sino al finale di sapore quasi ibseniano). La domanda è un leitmotiv che separare il protagonista dagli altri, ne sottolinea i valori più arcaici e puri, dà voce alla sua stessa solitudine.
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Il trionfo di questa lettura è il terzo atto, dove l’amara commedia degli equivoci vive l’impossibilità dello scioglimento. Qui il nome di Lucariello che “la realtà dei fatti ha provato come un giunco” si affievolisce nel sottile lamento di Concetta. È un momento di voci crepuscolari, non prive di beffarda ironia (in fondo, solo un’ombra di un’ironia tragica più antica, quasi mitica). Il Natale è alle spalle e la pièce si chiude come un meccanismo, lo scatto di un carillon, benché per un istante Lucariello dispensi uno sguardo che va verso lontano, verso un presepe grande come un altro mondo.
È opportuno accennare a un secondo Natale in casa Cupiello che ha calcato i palcoscenici negli ultimi anni (stagione 2014-15), quello più marcatamente “sperimentale” di Antonio Latella, che ha destato numerose perplessità, in primo luogo nel pubblico, e poi una vivace volontà di riflessione nella critica teatrale nazionale. Non è mancato un confronto fra i due spettacoli e fra i diversi accenti che portano in scena. Nero e corpulento, quello di Latella, contro quello più crepuscolare ed elegiaco di Fausto Russo Alesi. In entrambi i casi, due esempi di teatro d’autore fra le possibili accezioni odierne.
Fausto Russo Alesi (che inizia la sua carriera giovanissimo, insieme ad A.T.I.R, un gruppo che fonderà il coraggioso Teatro Ringhiera tuttora attivo e capitanato da una regista che negli anni ha saputo confermare il suo precoce talento, Serena Sinigaglia) riesce in una doppia delicata impresa. Da un lato attualizza un testo come Natale in Casa Cupiello, profondamente radicato in una certa tradizione teatrale del Novecento italiano: lo avvicina al sentimento della crisi presente, al problematico avvicendarsi delle generazioni e al senso di fallimento che la speranza come cifra dell’esistenza umana porta con sé. E, in secondo luogo, conferma la prodezza di una generazione di attori a cui egli stesso appartiene, non più “la meglio gioventù”, ma una solida schiera di interpreti (fra i molti si possono nominare: Maria Paiato, Federica Fracassi, Fabrizio Gifuni, Arianna Scommegna etc.) che determinerà una parte della temperie teatrale di domani.
Piccolo Teatro Grassi
dal 4 al 20 dicembre 2015
Natale in casa Cupiello
di Eduardo De Filippo
adattato, diretto e interpretato da Fausto Russo Alesi
scene Marco Rossi
luci Claudio De Pace
musiche Giovanni Vitaletti
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
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