Morto Luciano De Crescenzo. Ecco il suo caffè “sospeso”
Avrebbe compiuto ad agosto novantuno anni, Luciano De Crescenzo. È morto invece oggi a Roma.
Autore di numerosi best seller, tra cui Storia della filosofia greca, De Crescenzo esordì nel 1977 con Così parlò Bellavista. Napoli, amore e libertà, che segnò anche nel 1984 il suo esordio alla regia. Di recente per Mondadori aveva pubblicato Sono stato fortunato – autobiografia. Ha scritto oltre quaranta opere, è stato tradotto in 21 lingue e ha venduto oltre 14 milioni di copie nel mondo.
Oltre al film già citato, la sua carriera come regista vede altri tre film: Il mistero di Bellavista (1985), 32 dicembre (1988) e Croce e delizia (1995).
Qui di seguito una pagina tratta da Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi, pubblicato da Mondadori nel 2008.
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A Napoli, una volta, c’era una bella abitudine: quando una persona stava su di giri e prendeva un caffè al bar, invece di uno ne pagava due. Il secondo lo riservava al cliente che veniva subito dopo. Detto con altre parole, era un caffè offerto all’umanità. Poi, di tanto in tanto, c’era qualcuno che si affacciava alla porta del bar e chiedeva se c’era un “sospeso”. Tutto questo era dovuto al fatto che erano più i clienti poveri che quelli ricchi. Oggi purtroppo non solo non esiste più chi paga un “sospeso” ma nemmeno chi è disposto ad accettarlo. Un giorno ho conosciuto un brav’uomo, bisognoso di fare amicizie, che di “sospesi” ne pagava addirittura cinque.
È per questo che chiedere un allineamento dei prezzi del caffè in Italia a mio avviso sarebbe un errore. Il caffè non è uguale a ogni latitudine: in primo luogo, è diverso come sapore, poi come quantità (un caffè del Nord, misurato in centilitri, è almeno il doppio di un caffè del Sud) e, infine, come funzione. Quando al di sopra della Linea Gotica si è giù di corda ci si aiuta con un grappino, a Napoli, invece, con un caffè, e per raggiungere il livello desiderato, credetemi ce ne vogliono almeno tre e di quelli buoni. Ma tre caffè al giorno costano quello che costano. Forse ce li dovrebbe passare la mutua.
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Il caffè di Napoli è diverso da quello di Milano. È minimo come quantità e massimo come sapore. Provare per credere. E soprattutto non è solo un liquido scuro ma, come accennato, un mezzo per fare amicizia. Supponiamo che un giorno incontriate un amico a Napoli, in piazza dei Martiri. Il minimo che vi dovete aspettare è che vi dica: “Prendiamoci un caffè”. Il che dalle mie parti equivale a dire “buon giorno”.
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