“Monstress”, la graphic novel tutta al femminile
S’intitola Monstress la graphic novel firmata dalla scrittrice statunitense Marjorie Liu e dall’illustratrice giapponese Sana Takeda, edito in Italia da Mondadori. Due volumi (Risveglio e Sangue, nelle traduzioni rispettivamente di Chiara Libero e Alessandra Luzio), e una storia che coinvolge sia come narrazione sia come illustrazione.
Catapultati in un mondo alternativo a quello storico che segue la prima guerra mondiale, ci ritroviamo dinanzi uomini e macchine, sacerdotesse e città distrutte che cercano di ritornare alla vita. Ritroviamo, però, un mondo femminile, avventuroso e inaspettato.
In Italia per Lucca Comics&Games, le due ideatrici di Monstress hanno raccontato qualche retroscena riguardante la stesura della graphic novel e non solo.
Com’è nata l’idea di Monstress?
Marjorie Liu: L’idea è nata come una soluzione ai mostri annidati nella mia fantasia da bambina. Da piccola ascoltavo le storie di mia nonna, storie legate alla guerra a cui era sopravvissuta. Potrei dire che Monstress è il risultato della lotta contro i mostri che abitano il mondo dentro e fuori.
Sana Takeda: Quando ho iniziato a lavorare assieme a Marjorie, mi sono stati indicati due concetti chiave su cui riflettere: mostri e ragazza. Avevo compreso che Marjorie volesse raccontare qualcosa sulla paura, su quella sensazione contro la quale puoi fare poco. Dal mio canto, mi mancava l’immagine della paura, di quella paura di cui voleva parlare Marjorie. Allora, correvo il rischio di portare alla luce un sentimento falso, per cui ho scavato dentro di me, dentro la mia infanzia, fino a raggiungere quel tempo privo di parole facendo emergere le paure primordiali.
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Il mondo della graphic novel è popolato principalmente da autori e illustratori uomini…
Marjorie Liu: Vero. Non solo gli autori sono uomini, ma spesso i personaggi stessi sono maschili, gli eroi. Infatti, il nostro desiderio è quello di restituire alle protagoniste femminili ciò che la donna ha di creativo con l’intenzione di riportare l’equilibrio laddove al momento questo scarseggia.
Infatti, non solo autrice e illustratrice, appunto donne, ma gli stessi personaggi sono femminili… Femminili e caratterizzati da una forte rabbia. Un rischio, se vogliamo, descrivere personaggi come questi; rischio di incappare negli stereotipi…
Marojorie Liu: Un rischio che corrono gli autori uomini che descrivono le donne. Difficile che io non sappia tratteggiare le peculiarità di una protagonista femminile, senza cadere in tratti isterici o di emozioni innaturali e spropositate: sono una donna. Bisogna aggiungere, inoltre, che parliamo qui di emozioni umane, e le donne sono perfettamente capaci di viverle. Infatti, se ci riflettiamo, la protagonista femminile è sempre stata incasellata dalla controparte maschile nei ruoli di prostituta, guerriera, vergine e così via. E in tutta questa costellazione di scatole create su misura, non vi era lo spazio per una protagonista femminile che cavalcasse le onde dell’avventura.
Per ciò che concernono le illustrazioni, ammetto di averle trovate così vivide da percepire quasi un movimento nello scorrere le immagini. Inoltre, rappresentano protagoniste che appartengono a un mondo altro, né asiatiche né europee…
Sana Takeda: Va detto, prima di tutto, che Marjorie è per metà statunitense e per l’altra metà cinese, mentre io sono giapponese. E io non ero mai uscita dal Giappone. Ecco dunque che i tratti somatici delle protagoniste rispecchiano questa collaborazione statunitense e asiatica. In secondo luogo, a nessuna delle due piace seguire le mode. Ci piacciono le cose belle, orientali e occidentali: autenticamente belle sia nel presente sia nel passato. In terzo luogo, sia a me sia a Marjorie piace creare qualcosa di nuovo, ma l’operazione, per definizione, è impossibile. Ecco dunque che allora mescoliamo, in questa ricerca del nuovo impossibile, ciò che più ci piace dell’USA e del Giappone. E da questa mescolanza è nato qualcosa di altro, di diverso, di nuovo seppur sulla scia del preesistente.
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Lucca Comics&Games: vi è un pensiero, un’emozione, un sentimento con cui lo possiate descrivere?
Marjorie Liu: Una sola parola è difficile da trovare per descrivere Lucca Comics&Games. È un’esperienza eccezionale, magica, affollata e particolare. Mi viene in mente San Diego, ma l’evento è colmo di luci e di suoni che ti sovrastano. Qui, invece, cogli il mondo intorno, cogli la splendida città e ciò che può offrirti. L’energia presente è straordinaria. Il fatto stesso che la fiera si estenda in diversi punti della città, ti costringe a muoverti, a viaggiare. A Lucca Comics ho colto un’energia unica.
Sana Takeda: La prima sensazione che ho avuto quando sono venuta qui, è stata di grande meraviglia per la location, per l’aria antica e bella che si respira. La convention mi ha dato un senso di famigliarità eppure era la prima volta che ci venivo. Sentivo quasi una nota nostalgica, un calore emanato dal luogo stesso e dalle persone. In Giappone le feste scolastiche sono molto coinvolgenti e ti danno questo calore, come quello percepito a Lucca Comics.
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