Mimmo Muolo: «La comunicazione sociale arriva nel terzo millennio da lontano»
Il primo tweet lanciato nella blogosfera è stato di Papa Benedetto XVI. Senza quella prima fondamentale apertura al mondo dei social network, datata febbraio 2012, l’account Pontifex, pagina Twitter ufficiale di Sua Santità Papa Francesco non sarebbe oggi uno dei più seguiti nel mondo. Le novità entrate nel settore della comunicazione sociale sono state numerose e significative negli ultimi anni. Ne parliamo con Mimmo Muolo, vaticanista di «Avvenire», per la nostra consueta rubrica settimanale che punta a far conoscere la comunicazione e le sue innumerevoli articolazioni e sfaccettature. Muolo ha anche pubblicato nel 2009 un romanzo per Schena Editore, Messaggio in bottiglia, mentre nel 2012 per Ancora Edizioni Le Feste Scippate. Riscoprire il senso cristiano delle festività.
Come è cambiata la comunicazione sociale negli ultimi anni?
Le novità degli ultimi anni nella comunicazione della Chiesa sono senza dubbio importanti. La Chiesa, che per definizione è essa stessa comunicazione, ha compiuto passi in avanti in questa direzione sin dal Concilio Vaticano II. Negli ultimi decenni sono arrivati, oltre ad «Avvenire», quotidiano della CEI, anche TV2000 e RadioInblu e l’agenzia Sir. Dunque, un potenziamento e un’organizzazione che stanno assolutamente al passo coi tempi. Che oggi, poi, Papa Francesco abbia fatto realizzare un ulteriore salto qualitativo in questa direzione è naturalmente fuori di dubbio. Le omelie in Santa Marta, ad esempio, potrebbero essere tranquillamente paragonabili alle parabole del Vangelo, strumento di comunicazione per eccellenza per quell’epoca: esse sono adatte a tutti, alla vecchina, all’uomo della strada, allo studente, al professore universitario. È questo il senso della comunicazione, raggiungere tutti con un messaggio vero e autentico, anche attraverso i nuovi media. Attenzione, però, al rischio che si cela dietro una comunicazione virtuale che può essere vuota, effimera e priva di senso.
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Può spiegarci meglio questo concetto?
Beh, Papa Francesco ha parlato delle strade che i media devono percorrere nel loro lavoro, nel corso dell’Udienza ai membri dell’associazione Corallo, network di emittenti locali di ispirazione cattolica presenti in tutte le regioni italiane. Verità, bontà e bellezza devono essere i principi ispiratori che regolano l’attività di chi comunica su tutti i fronti, mentre bisogna rifuggire dalla disinformazione, dalla calunnia e dalla diffamazione che il Pontefice chiama i peccati dei media. In particolare, la disinformazione, dire la metà delle cose, quelle che per me sono più convenienti è una pratica terribile da evitare come la peste. Insomma, gli strumenti vanno bene tutti per comunicare e annunciare il Vangelo, purché poi non si sostituiscano alle comunicazioni interpersonali e della testimonianza. Il pericolo dell’alienazione e dell’ipocrisia, tipici di certi strumenti, sono dietro l’angolo e sono un rischio per tutti, credenti e non.
Abbiamo assistito pochi giorni fa all’exploit di Suor Cristina Scuccia, e un’altra religiosa, Suor Anna Nobili, ospite in numerosi programmi televisivi per raccontare la sua conversione dopo un passato da ballerina. Anche queste novità rappresentano un nuovo modo di comunicare?
Certamente. Si tratta di due testimonianze vere, apprezzate per la loro autenticità e coerenza, soprattutto dai giovani. Del resto, Papa Giovanni Paolo II aveva fortemente voluto le Giornate Mondiali della Gioventù, per avvicinare la Chiesa e i giovani, nonostante molti lo avessero invitato a desistere perché temevano un flop.
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