“Mi piace essere golosa” di Colette
Mi piace essere golosa è una raccolta di articoli scritti da Colette per «Marie-Claire», edita da Voland nella primavera di quest’anno, con la traduzione di Angelo Molica Franco. Ben ventisette testi apparvero sulle pagine della rivista dall’ottobre del 1938 al maggio 1940, anno in cui cessò la sua collaborazione a causa dell’invasione tedesca. Tredici di questi sono entrati a far parte della silloge. Già prima della seconda guerra mondiale «Marie-Claire» aveva conquistato più di un milione di lettrici, reclutate tra un pubblico di donne giovani e dinamiche. Colette interviene parlando della sua vita personale, del mondo del cinema e del teatro, dei suoi innumerevoli traslochi e dell’atteggiamento delle donne francesi in tempo di guerra.
L’autrice è una vera epicurea nata sotto il segno della buona tavola. Il primo articolo Mi piace essere golosa, eponimo della raccolta, è una sorta di MasterChef ante litteram, in cui Colette elargisce ricette di succulenti piatti di carne, di spuntini pomeridiani e del “caffellatte della portiera” per sconfiggere il freddo delle mattine invernali. «Fatevi da parte, diete! Il mio stomaco, mirabilmente in salute, è quello di una borghese buongustaia e golosa. Buongustai si nasce. Il vero gourmet è colui che si delizia di una tartina col burro come di un gambero arrostito, se il burro è delicato e il pane ben impastato». A Parigi morto un bistrot se fa un altro: ci vogliono tre settimane perché un locale aperto da poco si riempia di nuovi avventori, in cerca di deliziosi piatti della Normandia o della Provenza.
Oltre che scrittrice prolifica, Colette fu attrice di music-hall, autrice e critica teatrale, giornalista e caporedattrice, sceneggiatrice e critica cinematografica. Posa il suo sguardo su ciò che la circonda, in maniera lieve eppure profonda, disincantata e ludica, in una sorta di lirismo della quotidianità. Libera, provocatrice, sensuale, ella si muove per la città, traslocando più di dieci volte. Parigi è un crogiuolo di suoni, sapori e luoghi: la città si sfoglia in province come una rosa in cento petali, che la sua scrittura sa rendere con delicatezza ed evidenza. Abitò nel quartiere Les Ternes e nel Palais Royal. Ha vagabondato per la città, portando con sé una manciata di mobili familiari e una mezza tonnellata di libri. «Il trasloco è un meccanismo semplice quando lo si tratta senza ambizione particolare e con semplicità. Ciò che conta di più per un vecchio scrittore sono i piccoli lari che lo assistono nel suo lavoro, la sua lampada, il suo tavolo, le sue cose».
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Gli articoli contenuti nel libro raccontano la vita intima di Colette. Più di cinquanta gatte le tennero compagnia, ma solo una arrivò a conquistare il cuore della padrona e a meritare la G maiuscola di Gatta: una certosina dal nasino perfetto che per oltre tredici anni seppe vivere con abnegazione accanto a una delle scrittrici più famose di Francia, accompagnandola nei suoi frequenti viaggi.
Pur non provando simpatia per le femministe e le suffragette, Colette fu una donna libera, anticonformista ed emancipata, che sfidò le convenzioni e le restrizioni morali dell’epoca. Ebbe tre mariti e un amante, più volte fu al centro di scandali per le sue disinibite relazioni sentimentali con alcune personalità mondane, di ambo i sessi, della società francese. Con lo scoppio della guerra, le cose cambiarono bruscamente: gli uomini andarono al fronte a combattere e le donne seppero occupare il loro posto con costanza e orgoglio, smentendo la fama di femmine fatue di cui godevano. I cervelli dovevano restare lucidi ed «era necessario che la donna francese barattasse parte del suo fascino in favore di una solidità che è stato detto – molto spesso sbagliando – le mancava».
Ho trovato questo libro, che si legge in una serata, spassoso e godibile; la prosa è profonda, mai scontata. Certamente, Mi piace essere golosa di Colette rappresenta un approccio conviviale alla vita e alla scrittura.
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