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“Melissa la donna che cambiò la Storia” di Valter Binaghi

Valter Binaghi, Melissa, la donna che cambiò la storiaIl romanzo storico è un genere evergreen da quasi duecento anni, visto che sono molti i lettori e le lettrici che si sono appassionati nel corso del tempo alle vicende, più o meno romanzate, di personaggi reali o inventati vissuti a volte secoli prima, appartenenti alle classi privilegiate, ma anche al popolo, e a volte pure outsider in anticipo sui loro tempi.
Col passare degli anni, sono cambiate, però, le ambientazioni scelte, non più in stile Walter Scott o Dumas, e da qualche tempo una delle epoche preferite è diventata quella antica, in particolare il periodo greco e romano, un filone in Italia inaugurato da Valerio Massimo Manfredi e poi seguito da altri.

Non fa eccezione a questa regola l’ultima fatica del professore di liceo Valter Binaghi, intitolata Melissa la donna che cambiò la Storia (Newton Compton) e ambientata nella Magna Grecia del quinto secolo avanti Cristo, nelle colonie che il mondo ellenistico aveva fondato nell’attuale Sud Italia, primo nucleo della civiltà che influenzò poi profondamente Roma dal punto di vista culturale. In passato, il professor Binaghi ha preferito confrontarsi con epoche più vicine a quella attuale e con studi sulle controculture giovanili del Novecento, ma l’antichità ha esercitato fascino anche su di lui.

Protagonista del libro è Melissa, figlia di un filosofo seguace di Archimede e filosofa nonché medico lei stessa, che viene fatta schiava durante una rivolta contro gli appartenenti a questa corrente filosofica nella nativa Crotone, città che esiste ancora oggi e le cui origini risalgono a quei tempi lontani. Finita in terra sannita, Melissa saprà farsi valere in un mondo fatto a misura d’uomo, come medico e insegnante, cambiando anche il destino del suo popolo d’adozione, vivendo con loro una vita lunga ed intensa, dalla gioventù alla vecchiaia.

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Valter Binaghi, Melissa, la donna che cambiò la storiaNon è la prima volta che ci si occupa di donne dimenticate del passato nella narrativa di finzione, un argomento che è stato molto a cuore negli ultimi decenni, quando sull’onda del femminismo si è cominciato a cercare traccia di una Storia scritta al femminile in cui le donne non erano sempre e comunque nei bordelli o a custodire il focolare. Stavolta la scelta dell’autore, fine conoscitore del mondo classico, è caduta su una figura poco nota, esponente della filosofia di Archimede che contemplava anche la nascita di comunità dove le donne avevano gli stessi diritti degli uomini, una donna medico, come ce ne furono diverse, oltre che una delle prime allevatrici di api,capace di cogliere il nesso tra questi animali e l’alimentazione umana.

Il risultato è senz’altro interessante, per questo ritratto di femminista ante litteram, attualissimo anche nel mondo di oggi, e per la scelta della pagina della Storia antica da narrare, non i già sentiti fasti di Grecia e Roma, comprese le loro imprese belliche, ma la nascita della civiltà in Italia, tra tanti popoli indigeni influenzati dagli invasori ellenici. La casa editrice ha paragonato questa vicenda a quelle tragiche di Ipazia e della Papessa Giovanna: ci sono punti in comune, ma Melissa poté, sia pure tra mille problemi, realizzare un suo progetto di vita basato sulla sua visione del mondo.
La narrazione è piuttosto avvincente, e l’autore non sacrifica la verosimiglianza storica ma nemmeno il romanzesco, costruendo una vicenda emblematica di un’epoca e mai banale, tanto da far desiderare di sapere di più di quei tempi, spesso relegati a mezza paginetta sui manuali di Storia. Melissa forse ha cambiato davvero la Storia, diventando una di quelle madri mai ricordate della civiltà occidentale. Purtroppo, questa è l’ultima fatica davvero per il professor Binaghi, che ha concluso prematuramente le sue carriere di insegnante e di scrittore quest’estate, a soli 56 anni e questo è un gran peccato.

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