"Medusa" e i virtuosismi linguistici di Luca Bernardi
Sorprende parecchio la lettura di Medusa (Tunué), romanzo d'esordio del venticinquenne Luca Bernardi, promettente traduttore per Longanesi e figlio d'arte (padre regista e madre attrice teatrale).
Il protagonista narrante è un giovane poco più che ventenne, anche se saldamente ancorato a comportamenti adolescenziali che durante la lettura delle prime pagine ce lo farebbero immaginare ancora più giovane. Trascorre noiose e prevedibili vacanze estive a rimorchio dei genitori, vivendo le sue monotone giornate in un classico stabilimento balneare della costa tirrenica, dove sembra che la cosa più eccitante sia sfidare a ping pong un ragazzino molto più piccolo di lui, tra descrizioni impietose della generazione dei genitori, ribattezzati cinicamente "gli Obsoleti", e infelici tentativi di combinare qualcosa con le ragazze che gli passano accanto.
L'innominato protagonista possiede però doti molto particolari: oltre a familiarizzare con meduse e scarafaggi sostiene di comunicare con gli alieni, con i quali sarebbe stato messo in contatto da uno stravagante professore di liceo, poi precipitato nell'abisso della follia e finito in un manicomio.
Dal contatto con gli alieni è stato ricavato il materiale necessario a compilare un'opera impossibile, il "dizionario semiologico abissale", e ora il nostro eroe aspetta trepidante che un riluttante editore decida di pubblicarla.
Un improvvisato trasferimento dall'altra parte del mare, sulla riviera adriatica, in compagnia di un terzetto di amici che ci vengono descritti come altrettanto scombinati, trasforma la vicenda in una surreale cronaca di viaggio, in un crescendo pirotecnico fino a un'imprevedibile conclusione.
In realtà, è però quasi impossibile raccontare questo romanzo, perché la trama costituisce un elemento secondario rispetto al linguaggio, che è il vero protagonista del libro.
Bernardi, reduce da studi classici, mostra di saper maneggiare in modo egregio l'italiano, ma soprattutto decide di rivoltarlo da cima a fondo per costruire qualcosa di molto particolare, a volte di lettura non facile, ma sempre curioso e spiazzante. Parole ed espressioni prese dal linguaggio giovanile si mescolano a un vocabolario di livello più alto, le descrizioni sono veloci e graffianti, i dialoghi ridotti all'osso, il ritmo sempre incalzante.
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Squarci di vita quotidiana, in apparenza banali, diventano scene di un teatro dell'assurdo che non sempre il lettore riesce a interpretare, ma il racconto prosegue in fretta e non lascia troppo spazio alle interpretazioni. A volte si ride, più spesso si rimane francamente perplessi, ma soprattutto un po' spaesati dai continui cambi di marcia dell'io narrante, che spazia da un argomento all'altro a ruota più che libera. Tocca al lettore riuscire a non perdersi per strada, seguendo lo stralunato protagonista e i suoi amici nel loro viaggio attraverso tutti i riti e le mode del mondo giovanile, che però appaiono filtrati da uno sguardo che si potrebbe definire allucinato, o che sembra registrare il mondo circostante attraverso uno di quegli specchi deformanti che si trovano nei luna park.
Bernardi viaggia spedito sul confine tra realtà e immaginazione, tra normalità e follia, ma non è detto che il suo percorso si riveli agevole anche per i lettori, al di là di un indubbio apprezzamento per i suoi virtusismi linguistici. Trattandosi di un romanzo d'esordio, sarà comunque molto interessante vedere quale potrà essere lo sviluppo futuro dello stile e dei contenuti così particolari che ci ha presentato in questa davvero insolita Medusa.
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