Mario Monicelli, una mostra per ricordarlo
Parlare di Mario Monicelli non è certo facile, perché significa fare i conti con uno dei più importanti registi italiani, tra quelli che hanno saputo rendere al meglio l’anima del nostro Paese, tra luci e ombre.
Film come I soliti ignoti (1958), La grande guerra (1959), Risate di gioia (1960) e Boccaccio ’70 (1962), pur nella diversità che li contraddistingue, brillano per quel sorriso sferzato di malinconia che entra nella commedia all’italiana in maniera originale e intensificandosi ne L’armata Brancaleone (1966) fino ad arrivare ad Amici miei (1975) e Amici miei – Atto II (1982).
Ed è proprio questa poetica di sorridente malinconia che Chiara Rapaccini (in arte RAP) e il fotografo Andrea Vierucci restituiscono con la mostra MARIO – Chiara Rapaccini e Andrea Vierucci per Monicelli, inaugurata il 2 aprile presso la GAMC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio, dove resterà fino al 16 maggio.
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La mostra è prima di tutto un atto d’amore di Chiara, compagna di Monicelli per oltre trent’anni, e di Andrea al cinema italiano in generale e a Monicelli in particolare che ne fu illustre rappresentante.
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Laddove RAP racconta Mario con la sua arte, da questa Vierucci ha saputo trarre un racconto fotografico suggestivo e intenso.
È a partire dalle foto di scena dei set di Monicelli, scattate tra gli anni Sessanta e Novanta e conservate nonostante la volontà del regista di disfarsene (le definì «documenti del passato di nessun valore»), che RAP ha realizzato le sue opere in acrilico e punta sessa, stampate poi su grandi lenzuoli, teli dipinti, graffiati, ricamati e fotografati da Vierucci in un’archeologia industriale, che li ha così resi veri e proprio “fantasmi” fluttuanti. Un Monicelli che sorride, giocando con i suoi cappelli, scambia occhiate con i volti di Totò, Anna Magnani, Gassman e Mastroianni.
Un modo per ricordare Mario Monicelli con la levità che gli era propria, senza agiografie monumentali e restituendo la ricchezza del suo immaginario poetico.
Le foto sono di Andrea Vierucci, le opere rappresentate di RAP, mentre il poster della mostra è di Franny Thiery.
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