Margaret Atwood e il suo migliore dei mondi possibili
Per ultimo il cuore, ultimo nelle preoccupazioni di una razza umana che di umano ha molto poco: questo suggeriscono titolo e trama dell’ultimo romanzo di Margaret Atwood per Ponte alle Grazie, nella traduzione di Elisa Banfi.
Di questi tempi il cuore è meglio strapparselo dal petto, gettarlo alle ortiche, ai maiali geneticamente modificati di qualche allevamento di ultima generazione; anzi, è meglio venderlo al mercato del traffico d’organi, un rene qua, un fegato là, si svende persino il sangue dei neonati, che garantisce l’eterna giovinezza. Quindi il cuore, muscolo o sede di affetti che sia, è merce comunissima, un tanto al chilo, genere in saldo, offerta da supermercato.
Margaret Atwood è magnifica nella sua capacità di creare prototipi di società così mostruosamente irreali da essere possibili. Talmente possibili che pagina dopo pagina ci cresce dentro il sospetto che qualcuno ne abbia già depositato il brevetto e provveduto a fabbricarle in serie.
Tutto inizia con una storia d’amore, o di coppia, come sempre. E con una crisi, che non è crisi di coppia, è globale, e ci porta via il lavoro, la casa, la siepe del giardino, gli attrezzi per potarla e l’apparecchio per cuocere i pancakes, quindi figuriamoci se non si porta via l’amore. Ai protagonisti, Charmaine e Stan, quasi Barbie e Big Jim di un mondo costruito col Lego, non rimane che l’auto dentro la quale vivono mal sopportandosi; si cibano di resti dei cassonetti vicini ai ristoranti; dormono a turno per non farsi rubare le ruote o maciullare i finestrini a colpi di mazza da baseball da spettri umani disperati come loro; si lavano nei cessi dei bar lungo le statali, quando riescono a racimolare, con lavoretti a ore, qualche dollaro per un po’ di benzina e allontanarsi dagli altri umani depredatori.
[I servizi di Sul Romanzo Agenzia Letteraria: Editoriali, Web ed Eventi.
Iscriviti alla nostra newsletter
Seguici su Facebook, Twitter, Google+, Pinterest e YouTube]
Tra gli annunci di lavoro che i due scartabellano, un giorno spunta un intrigante invito a partecipare alla selezione per entrare a far parte del migliore dei mondi possibili, quello in cui viene magicamente offerta la possibilità di recuperare lo status economico perduto a cambio di scontare, a mesi alterni, una pena in carcere, di prestarsi per trenta giorni a svolgere servizi utili alla collettività. I perdenti hanno sempre delle colpe, si sa; nella società perfetta in cui Charmaine e Stan sceglieranno di vivere, in apparente equilibrio tra prestazioni rese al prossimo e profitto economico, il riscatto ha una clausola magistralmente stilata: del bene (e del benessere) si gode solo praticando almeno un po’ di male. E fin qui la Atwood non ci dice nulla in più di ciò che hanno già raccontato, Chirbes, Balzac o Gógol.
LEGGI ANCHE – Rafael Chirbes, uno scrittore rabbiosamente onesto
La differenza sta nel registro ironico, che passa vorticosamente dal sottile al crasso; e sta nel fatto che siano le donne e solo loro a saper praticare con perizia il male a fin di bene e a ricondurre l’esistenza umana verso la libertà. Gli uomini, grezzi, approssimativi nelle loro concezioni, reggono il timone solo in apparenza: quando l’umanità va salvata sul filo del rasoio loro rimangono, letteralmente, col pisello incastrato dentro un robot dalle sembianze di donna, progettato per dire sempre sì e non svilirli mai. Le donne invece, quelle di tutti i giorni, che piegano gli asciugamani con cura quando sono asciutti, che sferruzzano orsetti di lana, che si ammalano di cancro e continuano ad avere la forza di svolgere il loro lavoro e cercare sempre la verità, che lavano le fodere del divano quando si sporcano, che, sfregiate in volto dalla cattiveria degli altri, trovano ancora, magari a tentoni, il modo di sigillare la crepa dell’anima attraverso la quale cola il risentimento; queste donne, non obbligatoriamente solidali tra loro ma leali sempre, scioglieranno ogni nodo dentro il romanzo e quindi nella vita, nella farsa della società perfetta e in quella vera della crisi globale profonda.
Il femminismo di Margaret Atwood, quasi sempre molto incisivo nei suoi libri, è limpido, non è strumentale alla narrazione, è naturale, mai inviperito contro il sessismo.Non potrebbe essere altrimenti, perché nasce in tempi non sospetti insieme alla militanza politica dell’autrice, alle sue lotte in difesa dei diritti, dell’ambiente, della diversità, del rispetto di ogni identità. Ricordo questo suo impegno tra le motivazioni che nel 2008 le riconobbe la giuria del Premio Príncipe de Asturias; Atwood ritirò il premio invitando, con il garbo tenace che la contraddistingue, i lettori e i critici a non confondere mai la cultura canadese, di cui è esponente, con quella americana. Lo stesso garbo inflessibile che ritrovai in lei un paio d’anni fa a Pordenonelegge, quando presentava al pubblico italiano L’altro inizio e dipingeva a voce, con quell’ironia cordiale (da cor, cordis, cuore) così sua, l’apocalisse che ci attende dietro l’angolo se non inizieremo a prenderci cura subito e seriamente del pianeta in cui sempre più a stento viviamo.
LEGGI ANCHE – JM Coetzee e Margaret Atwood contro i libri digitali di Google
Romanziera, poetessa, autrice di saggi, premiatissima, un’instancabile voce senza paura del futuro nel panorama letterario internazionale, una risata contagiosa come profilassi alle infezioni del mondo, Margaret Atwood, in questo libro che si legge a perdifiato, ci spinge ancora una volta a ficcare lo sguardo dentro le cose e dentro le persone e a vedere oltre, ma senza mai lasciare Per ultimo il cuore.
Speciali
- Corso online di Scrittura Creativa
- Corso online di Editing
- Corso SEC online (Scrittura Editoria Coaching)
- Lezioni di scrittura creativa
- Conoscere l'editing
- Scrivere un romanzo in 100 giorni
- Interviste a scrittori
- Curiosità grammaticali
- Case editrici
- La bellezza nascosta
- Gli influencer dei libri su Instagram – #InstaBooks
- Puglia infelice – Reportage sulle mafie pugliesi
- Letture di scrittura creativa
- Consigli di lettura
- L'Islam spiegato ai figli
- Interviste a editor e redattori
- Interviste a blog letterari
- Interviste a giornalisti culturali
- Interviste a docenti
- Come scrivere una sceneggiatura
- Premio Strega: interviste e ultimi aggiornamenti
- Premio Campiello: interviste e ultime novità
- Premio Galileo: interviste
- I nuovi schiavi. Reportage tra i lavoratori agricoli
- La Webzine di Sul Romanzo
Archivio Post
Più cercati
- Quanto fa vendere il Premio Strega? I dati reali
- Che tipo di lettore sei?
- I 20 consigli di scrittura di Stephen King
- Test di grammatica italiana, qual è la risposta giusta?
- Classifica dei libri più venduti di tutti i tempi nel mondo
- Come scrivere un romanzo: 15 modi utili
- 11 consigli per trovare la tua writing zone
- 13 cose che gli amanti dei libri sanno fare meglio di tutti
- 7 posti che tutti gli scrittori dovrebbero visitare almeno una volta
- Carlos Ruiz Zafòn ci racconta il suo Cimitero dei libri dimenticati
- I 10 film più divertenti di tutti i tempi
- I consigli di scrittura di 11 scrittori
- La reazione di Cesare Pavese quando vinse il Premio Strega
- Le 10 biblioteche più grandi del mondo
- Marcel Proust pagò per le prime recensioni di “Alla ricerca del tempo perduto”
- Perché uscire con uno scrittore? 10 motivi validi