Luca Poldelmengo indaga sui pregiudizi di Dio
Bene e Male sono solo «pregiudizi di Dio». È difficile capire dove si colloca il confine che li separa. Lo sanno bene il commissario Andrea Valente, l'ispettore Marco Alfieri e Francesca Ralli, tutti e tre chiamati a indagare su un omicidio piuttosto efferato, quello di una giovane mamma ritrovata seviziata e uccisa dentro a un fosso. Tutti i sospetti si concentrano sul marito di lei, Giulio Begucci, ma è davvero lui il colpevole?
Andrea, Marco e Francesca affrontano il caso in maniera diversa, lasciando che il loro privato condizioni in maniera importante le indagini. Andrea è stato abbandonato dalla moglie Alice e deve crescere il figlio Lorenzo; inoltre, la suocera Iolanda, con cui non ha un rapporto idilliaco, si è trasferita da lui per aiutarlo con il bambino. Marco, invece, è il figlio dell'ex vicecapo della polizia: tutti lo giudicano un raccomandato, soprattutto Valente, che non sopporta i continui ritardi sul lavoro del suo subalterno. Quello che Andrea però non sa è che Marco è impegnato anche su un altro fronte: è deciso a trovare l'uomo che ha ucciso sua sorella Fabiana e che, in quel momento, si nasconde a Mogadiscio. Infine c'è Francesca, la migliore amica di Andrea Valente, con il quale, però, negli ultimi tempi ha un rapporto piuttosto complicato, fatto di silenzi e incomprensioni che hanno creato un'invisibile eppure profonda distanza tra i due.
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Con il suo libro (pubblicato dalle Edizioni E/Onella Collana Sabot/age), Luca Poldelmengo ci porta in un universo dove non esistono buoni o cattivi, innocenti o colpevoli. Non esiste nemmeno una giustizia perfetta e sopra le parti, che assegni a ciascuno il suo: il romanzo è dominato da una giustizia tutta umana dove sono gli uomini a (ri)stabilire gli equilibri compromessi, sulla base di ciò che è soggettivamente giusto o sbagliato. S'incontrano, così, poliziotti che attribuiscono delle colpe sulla base dei propri preconcetti, che diventano il giudice e il boia. Ma anche uomini bassi e infimi che si trasformano in vittime, senza per questo perdere la loro meschinità (emblematica in tal senso è proprio l'ultima pagina del romanzo, la scena che chiude questa brutta storia di violenze e menzogne, dove il protagonista è uno dei personaggi più ambigui dell'intera narrazione).
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Spetta ai lettori il difficile compito di elaborare una propria visione dei fatti, di porsi da una parte o dall'altra, ben consapevoli che non esistono più né torto né ragione. Secondo le parole dello stesso autore,I pregiudizi di Dio potrebbe essere solo il primo volume di un ciclo di romanzi: qualcuno conoscerà già il personaggio di Marco da L'uomo nero, altro titolo di Poldelmengo edito da Piemme qualche anno fa (in un'intervista su «Liber List» lo scrittore ha definito I pregiudizi di Dio come il primo numero di un'ipotetica serie, ma pure uno spin-off, anche se «chi legge questo libro non se ne rende conto»). Per quanto riguarda la trama – sempre secondo le parole dell'autore –, la storia è ispirata al caso di Salvatore Parolisi (condannato per l'omicidio della moglie Melania Rea, avvenuto nel 2011), almeno nella costruzione di un personaggio sul quale, fin dal delitto, si concentra l'attenzione dei media (i contenuti del romanzo si sviluppano poi in tutt'altra direzione).
Negli esseri umani coesistono zone di luce e zone d'ombra, che ci completano, ma che ci rendono anche individui complessi, contorti, spesso indecifrabili e schiavi di quei demoni personali che rischiano quotidianamente di prendere il sopravvento. Lo stesso ordine costituito viene messo in discussione nel romanzo di Luca Poldelmengo, così come ciò che è legittimo o meno: Andrea e Marco sono i due poli opposti di questa vicenda, da cui nascono due diverse ipotesi per l'omicidio oggetto d'indagine. Ma Andrea e Marco sono anche due uomini profondamente simili, almeno per quanto riguarda i drammi che sono stati costretti ad affrontare nella vita. Arriverà un momento in cui anche ciò che li divide, così come la distanza tra Bene e Male, verrà meno e ne I pregiudizi di Dio ci sarà spazio per un'ultima, tragica e definitiva scelta. E per un pesante fagotto nero inghiottito dalle acque dell'Aniene...
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