Lorenzo il Magnifico e la commovente lettera per la morte della moglie
Siamo nel 1468, esattamente il 10 dicembre, quando Lorenzo il Magnifico è costretto dal padre Pietro e dalla madre Lucrezia a sposare per procura Clarice Orsini e a confermare l’unione con un rito religioso celebrato a Firenze il 4 giugno del 1468.
Secondo alcune fonti l’obiettivo del matrimonio sarebbe stato quello di stabilire un legame solido tra la famiglia dei Medici e quella di provenienza della giovane donna. E in particolare i Medici contavano di poter far leva, tramite lei, sul fratello Rinato Orsini, Arcivescovo di Firenze. I due ebbero dieci figli, di cui solo sette sopravvissero.
Come racconta Nerli nei suoi Commentari, le quattro femmine «collocate furono in nobilissime case», mentre i tre maschi, Piero, Giovanni e Giuliano, seguirono strade diverse. Il primo fu il successore del padre nel governo di Firenze, il secondo divenne papa Leone X e il terzo fu Duca di Nemours.
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Pur narrandosi che Lorenzo non abbia mai davvero accettato l’unione con Clarice Orsini, la lettera che riportiamo integralmente testimonia almeno che tra i due ci sia stato un affetto seppur nato e alimentato solo dalla consuetudine.
Alla morte della donna, avvenuta il 30 luglio 1488, Lorenzo fu comunque travolto da un dolore autentico e forte, al di là di possibili ragioni diplomatiche che lo spinsero a determinate azioni.
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Secondo le cronache, nel momento in cui Clarice moriva (alle ore 14), Lorenzo si trovava fuori casa, allontanatosi nonostante le pessime condizioni di salute della moglie. E pare che questo abbia inciso ancora di più sul suo stato d’animo. È Piero da Bibbiena, cancelliere privato del Magnifico, a scriverlo in una lettera inviata all’Ambasciatore fiorentino a Roma:
Ier mattina a ore 14. morì la Clarice. Se voi sentissi, che Lorenzo fosse biasimato di costà per non essersi trovato alla morte della moglie, scusatelo. Parve al Leoni necessario, che andasse a prender l’acqua della Villa; e poi non si credeva, che morisse sì presto.
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La lettera che maggiormente testimonia il dolore di Lorenzo per la perdita della moglie è quella inviata il giorno stesso a Papa Innocenzo VIII, al quale il Magnifico chiede di pregare affinché il suo dolore abbia fine:
Troppo spesso sono costretto a dare solicitudine, e molestia a V. Beatitudine per i casi, che tutto giorno ne prepara la fortuna, e la divina disposizione, a la quale, come non è possibile resistere, così sarìa conveniente, che ciascuno li acquiescessi, e pazientemente sopportassi quello, che dà la sua bonità così dolce, come amata. Ma la morte della Clarice mia carissima, e dolcissima consorte nuovamente successa me è stata, ed è di tanto danno, pregiudicio, e dolore per infinite cagioni, che ha vinto la mia pazienzia, ed obdurazione nelli affanni, e persecuzioni della fortuna, la quale non pensavo, che mi potessi portare cosa, che mi facesse molto risentire. E questo, per essere privato di tanto dolce consuetudine, e compagnìa, certamente ha passati i termini, e mi ha fatto, e fa risentire tanto cordialmente, che non truovo luogo.
Pure, come non resto pregare nostro Signor Dio, che mi dia pace, così ho ferma speranza nella sua bontà infinita, che porrà fine al dolore, e non manco a tante spesse visitazioni, quali in simili amarezze me ha fatte da qualche tempo in qua. E quanto io posso umilmente, di cuore supplico a V. B., che si degni di fargliene simili preci, le quali so quanto siano per farmi giovamento. Ed a quella, ed a’ suoi santi piedi umilmente mi raccomando. – Ex Filecto die XXX. Iulii 1488.
E. S. V. Devotiss. servitor
Laurentius de Medicis.
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Di certo non manca chi vede nella lettera di Lorenzo prima e in quella di Piero da Bibbiena poi il tentativo di riconsolidare le relazioni con la curia romana visti i rapporti ormai ambigui della famiglia Orsini con quest’ultima durante gli scontri con Ferdinando I d’Aragona e il regno di Napoli.
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