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Lorenzin e il miraggio della fertilità

Lorenzin e il miraggio della fertilitàLa fertilità è un sogno di fine estate. Un miraggio da colpo di calore che ha colpito il ministro Lorenzin quando ha deciso di sostenere una campagna dedicata principalmente alle donne italiane, manco fosse un fenomeno, quello della natalità, riguardante soltanto (o soprattutto) un sesso, un genere, la metà del Paese.

La fertilità è un controverso concetto demografico, che determina un tasso secondo il quale un territorio, per replicarsi nel tempo, deve produrre almeno 2,1 figli ogni due persone di genere diverso. In Italia siamo bel al di sotto di questa cifra. Al Sud anche peggio. Le ragioni della denatalità non stanno soltanto, come dice la campagna di Lorenzin, nell’età media al primo figlio – più alta che nel resto d’Europa, ma non così alta – quanto nelle cause che dilatano nel tempo l’ingresso degli italiani nell’età adulta e nell’autonomia dai genitori.

 

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E qui entrano in ballo le distorsioni nel sistema occupazionale e in quello del welfare dedicato alla prole. Partiamo dall’occupazione. Le donne italiane studiano di più dei loro coetanei maschi, ma i tassi di occupazione femminili sono notevolmente più bassi. Ce lo rimprovera l’Ue, ce lo rimproveriamo da noi, ma l’Italia è quel posto in cui un datore di lavoro può far firmare le dimissioni in bianco a una donna in età da figlio.

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Il sistema di welfare per i figli non è adeguato al mantenimento del benessere. Ce lo rivela il basso numero di bambini in nidi e giardini d’infanzia pubblici, l’inesistenza del tempo pieno a scuola, le scuole chiuse d’estate, eccetera. In un Paese nel quale la cura della famiglia è affidata ancora sostanzialmente alle donne, questo sovraccarico allontana dall’idea di un figlio coloro che non vogliono una vita di sacrifici mai ripagata da una prospettiva di continuità e di benessere. E infatti, se l’assenza di servizi fosse compensata – sto forzando la mano – dal lavoro pieno – di salario e di diritti – forse la natalità non sarebbe così bassa.

 

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Ma con quale coraggio si mette al mondo un figlio, soprattutto al Sud, in assenza di lavoro lungo e in assenza di servizi? Ecco perché la campagna da utero a pieno servizio di Lorenzin suona come un déjà vu d’epoca mussoliniana, quando l’economia pesante era slegata dal benessere, quando in fondo le masse al lavoro erano e si consideravano proletariato, cioè possessori di una sola forza che stava nei figli da immettere subito nel lavoro o nella guerra. È quindi un miraggio, un sogno e un abbaglio, quello della fertilità, perché come sanno tutti i demografi, certi processi storici si invertono sui tempi lunghi, non con una stupida e offensiva cartellonistica da strada.

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