“Lontananza” di Vigdis Hjorth, un tormentato rapporto tra madre e figlia
Lontananza (Fazi, 2021 – traduzione di Margherita Podestà Heir) è il secondo libro pubblicato in Italia di Vigdis Hjorth, scrittrice norvegese autrice di una ventina di romanzi di grande successo in patria, dopo Eredità (Fazi, 2020 – traduzione di Margherita Podestà Heir) apparso anche da noi lo scorso anno.
Come nel precedente, la scrittrice affronta una dura vicenda di rapporti familiari alterati e interrotti, di cui è difficile immaginare una ricomposizione.
Johanna, la protagonista e voce narrante, è un’artista di successo che vive da trent’anni negli Stati Uniti, ma che decide di tornare in Norvegia quando le viene proposto di organizzare una grande mostra dei suoi quadri nella città natale, dove non ha più rimesso piede dal giorno in cui l’ha lasciata per seguire il suo destino.
Nella città vivono ancora la madre, ormai anziana e vedova da quattordici anni, e la sorella Ruth, sposata e con figli, ma Johanna non ha più rapporti con la famiglia da quando è partita tanto tempo prima: è stata in pratica ripudiata dai genitori il giorno in cui, sposata da pochi anni e con la prospettiva di diventare avvocato al termine degli studi in legge, intrapresi per volontà paterna, ha scelto di andarsene insieme al suo maestro d’arte, per dare libero sfogo al proprio talento artistico e costruirsi una vita completamente diversa.
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Questa scelta non le è mai stata perdonata, tanto che i genitori hanno rifiutato caparbiamente ogni contatto con lei. Solo Ruth le ha fatto avere, di tanto in tanto, brevi messaggi sulla situazione familiare, ma dopo che Johanna non è tornata in patria nemmeno per la malattia e la morte del padre, sia lei che la madre si sono chiuse in un ostinato silenzio.
Johanna torna quindi in città e si dedica svogliatamente alla preparazione della mostra di quadri, ma in realtà inizia a concentrare tutte le sue energie sulla ricerca di un modo per incontrare di nuovo la madre e avere la possibilità di parlarle dopo tanti anni e di avere almeno un ultimo e definitivo chiarimento.
Gli argomenti non mancherebbero di certo, perché nell’ininterrotto soliloquio con cui Johanna racconta al lettore la sua vita quotidiana e i movimenti che compie in città, dove deve tornare a orientarsi dopo tanti anni di assenza per avvicinarsi alla casa materna, affiorano a ritmo sempre più serrato i ricordi di un’infanzia ben poco felice, per non dire opprimente, come ferite che il tempo trascorso non ha affatto cicatrizzato.
Se fuggendo negli Stati Uniti Johanna è riuscita a ottenere una vita serena, un amore, un figlio e l’affermazione come artista, appare evidente che il tutto non è stato sufficiente a farle dimenticare il mondo familiare e sociale da cui ha scelto di allontanarsi, fatto di pesanti incomprensioni, di eccessive severità paterne e di una debolezza di fondo da parte materna. Fatto, anche, di una pesante cappa di conformismo che ha portato i genitori a ripudiare di fatto una figlia giudicata “scandalosa”, la cui esistenza rischiava di incrinare l’immagine che si erano costruiti all’interno di una società chiusa e perbenista, resa forse ancora più ostica ai nostri occhi di lettori italiani da una certa rigidità di matrice nordica e protestante.
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In un crescendo di rivelazioni sempre più sconcertanti, la protagonista conduce infine il lettore verso una conclusione brusca e drammatica della vicenda, in cui è forse possibile sperare che abbia trovato la pace interiore e la liberazione dai fantasmi del passato.
Lontananza non è certo un libro di facile lettura, sia per i temi affrontati, sia per il ritmo spesso monotono della narrazione, che in molte pagine si fa ripetitiva e minuziosa fino all’ossessione, ma i lettori che hanno apprezzato Eredità ameranno sicuramente questa seconda, spietata incursione di Vigdis Hjorth nella complessità, in questo caso anche nell’estrema pesantezza, di certi rapporti familiari.
Per la prima foto, copyright: Ben White su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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