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Lo struggente racconto della depressione. “Parla, mia paura” di Simona Vinci

Lo struggente racconto della depressione. “Parla, mia paura” di Simona VinciÈ un pugno in pieno stomaco. Non è un romanzo. Non è un libro leggero. È un coacervo di sentimenti e di piccole esperienze. Tante vite vissute in una. È un viaggio. Non un manuale, né un testo scientifico. È semplicemente un susseguirsi di memorie con un unico filo conduttore: la paura. La consapevolezza di avere timore di un mostro annidato nell’ombra della vita quotidiana: la depressione.

L’autrice, Simona Vinci, si è imposta come una delle maggiori scrittrici italiane contemporanee. Ha già dato prova della sua bravura con le parole nel suo esordio Dei bambini non si sa niente, fino ad arrivare a La prima verità, libro vincitore del Premio Campiello nel 2016. Ora, si impone con questo straordinario volume edito da Einaudi. Un libro composto di sole 120 pagine. Tutte però graffianti e ben scritte e che ripercorrono il suo viaggio nella depressione.

 

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Attraverso le immagini sfocate dettate dalla paura: in casa, da sola, di notte, nello studio dell’analista, dopo la nascita del suo bimbo, in città… «È cominciata con la paura. Paura delle automobili. Paura dei treni. Paura delle luci troppo forti. Dei luoghi troppo affollati, di quelli troppo vuoti, di quelli troppo chiusi e di quelli troppo aperti. Paura dei cinema, dei supermercati, delle poste, delle banche. Paura degli sconosciuti, paura dello sguardo degli altri, di ogni altro, paura del contatto fisico, delle telefonate. Paura di corde, lacci, cinture, scale, pozzi, coltelli. Paura di stare con gli altri e paura di restare da sola».

Lo struggente racconto della depressione. “Parla, mia paura” di Simona Vinci

Simona Vinci, in sostanza, è riuscita, raccontando una serie di episodi della sua esistenza, a descrivere e spiegare una depressione fatta di attacchi d’ansia e di panico. Ha avuto coraggio e ha saputo coniugare le parole con il sentimento.

Il libro parte piano e si articola attraverso descrizioni in cui il suono delle parole usate rimanda a frammenti di immagini che non è difficile richiamare. Frammenti che appartengono sì all’autrice, ma che possono tranquillamente adattarsi al mondo interiore di tutti, soprattutto di chi, come lei, è passato attraverso il tunnel della depressione.

 

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Leggendo il volume si prova un senso di soffocamento reale, non solo per i termini scelti sapientemente da Vinci, ma soprattutto perché gli episodi raccontati sono comuni a molti: la nascita di un figlio, il ritrovarsi a casa da soli, nella sala d’aspetto di un chirurgo plastico e via dicendo.

Lo struggente racconto della depressione. “Parla, mia paura” di Simona Vinci

«Molti di quelli che hanno sofferto e soffrono di attacchi di ansia e di panico – si legge – ricordano perfettamente le circostanze nelle quali si è verificato il primo. Lo squarcio. Il taglio. La cesura. Il momento a partire dal quale tutto cambia e comincia lo stato più spaventoso: la paura della paura». Ed è questo il sunto del libro. La nemesi del vivere in serenità: la paura della paura. Il vero nemico che suda dalle pagine. Il flagello che regna nei dieci capitoli di cui si compone il testo. Dieci istantanee che l’autrice ha deciso, con coraggio, di raccontare al mondo, forse per superare proprio quella paura di cui tanto parla.

 

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Parla, mia paura di Simona Vinci può essere letto da tutti e non solo da chi ha vissuto stati d’animo simili ai suoi. È utile per capire cosa passa o ha passato un amico, un conoscente, un parente che ha provato o sta provando il malessere di vivere. È consigliato a chi vuole addentrarsi nel male più diffuso di questo millennio. Ed è utile anche a chi si piange spesso addosso, credendosi vittima di un’infelicità che non esiste.


Per la prima foto, copyright: Ben Blennerhassett.

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