Lo stage al liceo: più orientamento al lavoro nelle scuole superiori
Sembra che il divario scuola-lavoro (leggi teoria-pratica) si stia riducendo.
Le buone notizie arrivano da un’indagine effettuata da Indire, per conto del MUIR: nell’ultimo anno scolastico (2012-13), gli studenti coinvolti in percorsi di alternanza scuola-lavoro sono aumentati del 20%.
Tali percorsi si fondano sul presupposto che una scuola troppo lontana dal mondo del lavoro rischia di lasciare bagagli astratti, senza fornire una preparazione professionale spendibile dopo il diploma. Nel concreto, si traducono nell'integrazione delle lezioni in aula con formazioni in veri contesti lavorativi (aziende, enti pubblici, professionisti). Una sorta di stage al liceo, per scalfire la scuola come monolite statico di nozioni.
Secondo i dati raccolti, nel passato anno scolastico, oltre al numero di studenti coinvolti (quasi 228mila, la maggior parte appartenenti al IV anno), sono aumentati anche gli istituti che hanno attivato percorsi di alternanza scuola-lavoro (+ 34%), arrivando a rappresentare il 45,6% delle scuole superiori italiane.
L'incremento maggiore si è verificato nell'adesione dei licei (soprattutto scientifici), che hanno registrato un + 57%, rappresentando il 20% degli istituti coinvolti; il 44% sono poli professionali, il 34% istituti tecnici superiori (ITS).
Questi dati hanno necessariamente richiesto un aumento di strutture per accogliere i giovani "stagisti" (+ 19%): in prevalenza si tratta di imprese (58%), seguite da professionisti (7,5%); ma hanno aperto le loro porte anche i Comuni, gli asili, le università e le ASL. Una piccola parte di studenti (3,9%) ha svolto stage all’estero.
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Per lo più, i percorsi di alternanza hanno avuto una durata annuale (51%), ma, nel complesso, non c’è uniformità nei percorsi in termini di durata, tipologia di stage, risorse coinvolte e metodi di valutazione.
Diversità derivanti probabilmente dai differenti gradi di flessibilità dei singoli istituti: l’alternanza scuola-lavoro è una metodologia didattica che richiede una visione scolastica allargata. Altrimenti il rischio è che l’orientamento al lavoro diventi un’altra materia teorica di cui, davvero, non si sente il bisogno.
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