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Libri stranieri da leggere per tornare ai tempi della prima guerra mondiale

Trincea Passo FalzaregoUna settimana fa ho proposto alcuni libri editi in Italia al tempo della prima guerra mondiale. Ma un grande fermento c’era ovviamente in tutto il resto del mondo. Proviamo dunque a immergerci nella realtà dell’epoca, immaginando cosa avrebbe potuto comprare, e leggere, un lettore del 1914 amante della letteratura straniera che avesse anche la possibilità di viaggiare. Un elenco che ovviamente non ha la pretesa di essere esaustivo, ma solo fungere da spunto di riflessione, magari suggerendo qualche lettura ormai dimenticata. Il tema, d’altronde, è di forte attualità: pensate che qualcuno ha provato a immaginare come sarebbe stato Facebook ai tempi della prima guerra mondiale.

Iniziamo da quella che, nei decenni successivi, si affermerà come una delle opere principali scritte nel 1914. Si tratta dell’opera di un’esordiente, tale Stephen Dedalus, che dopo numerosi rifiuti trova modo di pubblicare, con l’editore Grant Richards, una sua raccolta di racconti (le sue epifanie, come li definisce) scritti negli anni precedenti. Decide di intitolarla Gente di dublino, e solo qualche tempo si scopre che dietro a Stephen Daedalus in realtà c’è il giovane James Joyce. Per poter leggere quest’opera i lettori italiani, almeno coloro che non avevano possibilità di viaggiare o che non conoscevano l’inglese, hanno dovuto attendere il 1933 e l’edizione, nella collana I corvi, dell’editore milanese Dall'Oglio.

Poco narrativa invece, ma importante per l’influenza che avrà su molta letteratura del secolo scorso, è l’opera del medico austriaco Sigmund Freud. Proprio nel 1914 (anche se, a dire il vero, pubblicata solo su una rivista specializzata) esce la sua Introduzione al narcisismo, uno studio finito poi in secondo piano ma che si dovrebbe, probabilmente, riprendere in mano. Più utile, a dire il vero, per capire buona parte delle nevrosi del mondo contemporaneo che non per tornare al clima di cent’anni fa. Ma sempre nel 1914 Freud pubblica sulla rivista «Imago» un altro saggio, meno conosciuto. Uno studio su Il Mosè di Michelangelo nel quale lo stesso Freud, mettendo da parte la psicanalisi, rispecchia se stesso nell’opera del Buonarroti con chiavi di lettura interessanti sul modo in cui Mosè avrebbe agito, secondo lo scultore, per contenere la sua rabbia. Cosa che anche lo studioso di molte nevrosi probabilmente stava cercando di portare a termine in quel periodo, in seguito al recente dissidio con Jung.

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A proposito di nevrosi, proprio nel 1914 era all’opera Franz Kafka. Nell’agosto di quell’anno inizia a scrivere Il processo e a preparare La metamorfosi, mentre presumibilmente tra il finire del 1914 e l’inizio del 1915 scrive il suo racconto Il maestro del villaggio, che si svilupperà, anni dopo, nel racconto La tana. Opere che, anche in questo caso, non potremo leggere se non almeno dieci anni più tardi (Il processo grazie a Frassinelli, Milano 1933, La Metamorfosi grazie a Vallecchi, Firenze 1934).

Stile completamente diverso quello di Gilbert Keith Chesterton, che nel 1914 pubblica il secondo volume dei suoi racconti gialli con protagonista un arguto prelato. La saggezza di Padre Brownuna lettura che può sembrare anacronistica, oggi, ma può riservare sorprese, quella del giornalista nato in Inghilterra esattamente 140 anni fa. Come questa frase, ad esempio, che sembra un presagio di quanto avverrà poco dopo: «è l'odio che unisce gli esseri umani, mentre l'amore è sempre individuale». Anche questo, dunque, è uno dei libri da leggere per tornare a vivere i tempi della Prima guerra mondiale.

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