Libri che ci conoscono. "Autoritratto entro uno specchio convesso" di John Ashbery
Puntata n. 89 della rubrica La bellezza nascosta
«Un’attesa protratta che inoltre è notte.
Fanno ridere i paletti della staccionata bianca
che vanno e vanno e vanno, silenzioso rimbrotto
che si ferma mentre il giorno finisce
anche se la geometria rimane,
una specie di nudità alla fi ne
di un lungo rettifilo. “Fa un’enorme differenza.”
OK. E così è il “davvero niente affatto la stessa cosa”,
vista dal capo sbagliato di un cannocchiale
mentre si tiene alta quell’asticella.
Vivere con la ragazza
venne gettato a pedate nella zolla delle cose.
Ci fu una gran scenata a fi ne giugno,
gente che va e viene
prima che si lasci perdere la faccenda.
Ma rimane, come lei che accenna appena
ad accigliarsi, o le foglie che sgocciano
di rabarbaro e malvone,
anch’esse temporanee nella sconfitta.
Nessuno ride ultimo.»
Esiste un’intensità emotiva che non si può toccare, una soglia emozionale che non si può vedere. Entrare nella rabbia o diventare paura, provare a sciogliere la tristezza, riuscire a sentire nello stomaco qualche spillo di felicità; di tutte queste cose si può scrivere e forse è proprio questo l’unico mondo per renderle visibili, per poterle toccare, è proprio questa la maniera, trasformarle in frasi, periodo, in pagine.
Saper riconoscere ciò che proviamo è sempre un movimento difficoltoso, si fatica, c’è bisogno di lottare, rendere voce a un sentimento e farlo sentire anche agli altri è come una guerra. Come una battaglia che non prevede vincitori ma prevede feriti, dispersi.
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John Ashbery è nato a Ronchester nel 1927 ed è morto a Hudson il 3 settembre del 2017. Autoritratto entro uno specchio convesso è stato pubblicato in Italia da Bompiani con la traduzione a cura di Damiano Abeni.
John Ashbery ha ottenuto con Autoritratto entro uno specchio convesso i tre più prestigiosi premi poetici degli Stati Uniti; una raccolta di poesie che alterna momenti onirici a momenti saldamente reali. Una raccolta splendida e complessa, un assoluto capolavoro.
«Incedere
di una banda rossa attraverso un assiduo colpo di frusta
di lotterie ambientali fraintende
lastre nel loro avvicinarsi. Una
impronta di piede
dirige il traffico nel centro di un piatto
slargo di crochi in centro commerciale mentre il temporale
si inarca su questa nuova situazione. Perché
ci sono sviluppi?
Una pala trasparente lastrica, dicono “loro”,
residui ceppi elastici
ritratti di momenti
trascinati sotto la sabbia.»
Un libro favoloso questo Autoritratto entro uno specchio convesso, dove la potenza evocativa prende spazio in maniera decisa, dove la forza della parola di Ashbery diventa l’unico filo conduttore tra le pagine. Lettere come pietre, come stelle cadenti, poesie che sembrano prendere vita e circondarci, accarezzarci, talvolta schiaffeggiarci.
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Se la poesia può essere il riflesso della vita, il poeta americano riesce con la sua lingua a descriverci la vita in maniera totale e questo canzoniere sembra pieno di tutte le cose che abbiamo sempre visto, di tutte le cose che abbiamo sempre vissuto, di tutto quello che ci spaventa, e di quello che vorremmo un giorno poter raggiungere.
«Un velo di foschia protegge questo
pomeriggio d’antan dimenticato da tutti i presenti
in questa foto, i più ormai
risucchiati urlanti da vecchiaia e morte.
Se ci si potesse impossessare dell’America
o almeno di una gradevole smemoratezza
che s’infiltra nella nostra silhouette
e delinea i nostri volumi con una macchia
anch’essa fuggevole
ma che commemora
perché davvero delinea, dopotutto:
ghirlande grigie, quei tre
al semaforo che aspettano il verde,
l’aria che solleva i capelli a uno di loro
capovolto nel riflesso di una pozza.»
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Se vivere è fatto di incroci, sincronicità, addii, se la vita è fatta per essere divisa in tanti pezzettini che spesso non riusciamo a riposizionare nella giusta maniera, vuol dire che abbiamo bisogno di mappe, di cartine, di qualcosa che sappia guidarci, che sappia aumentare le nostre domande. Ci vogliono libri guida, libri che ci conoscono, che sanno dove si cade e dov’è il sentiero per raggiungere la vetta.
Per la prima foto, copyright: Trust "Tru" Katsande su Unsplash.
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