Libri all'indice nelle scuole veneziane
Libri all'indice nelle scuole veneziane, è così che Venezia torna ai tempi dell'Inquisizione. Lo fa grazie alle prime (ingenue?) dichiarazioni di Luigi Brugnaro. Una frase del Sindaco, al suo primo giorno di insediamento, ha infatti fatto tornare in auge una questione che tutti credevano risolta da oltre un anno, dall'epoca in cui ne parlammo anche qui su Sul Romanzo.
Ma andiamo con ordine. Alle scorse elezioni comunali (del giugno 2015) a Venezia vince il candidato Sindaco Brugnaro, sostenuto da una coalizione che raggruppa, oltre alla lista civica del Sindaco, anche Pdl e Lega. Per Venezia, che negli ultimi 30 anni era sempre stata governata dalla Sinistra, cambia un'epoca. E per il nuovo Sindaco e la sua squadra si concretizza l'opportunità di cambiare la città a immagine e somiglianza dei cittadini che lo hanno votato.
Pochi di questi probabilmente tuttavia avrebbero mai pensato che una delle prime urgenze del neoeletto Sindaco sarebbe stato mettere mano a una questione che, al di là del grande bailamme mediatico, sfiora il ridicolo: ha riguardato una spesa di 9.800 euro per l'acquisto di qualche centinaio di volumi (49 titoli in tutto, tra i quali uno su due pinguini presunti gay), molti dei quali già famosi nelle scuole. Eppure pare proprio che sia pure partita una circolare, diretta ai Dirigenti scolastici veneziani, con la quale si inviata a far sparire dalle scuole i volumi che parlano di gender, o di genitore 1 e genitore 2.
Al di là dell'aspetto ridicolo (se non proprio omofobico) di una politica che ancora una volta tende a intromettersi con dichiarazioni grottesche in questioni che non la riguardano (le istituzioni scolastiche, pagate con soldi pubblici, sono ben dotate di esperti che sanno quali letture proporre e come proporle ai bambini, in base alla loro età) vi è il fatto che sotto la scure della novella inquisizione veneziana sono finiti dei libri di valore come i volumi di Leo Lionni, Mario Ramos e Isabel Carrer, che tra l'altro trattano i temi dell'amicizia, della diversità, della disabilità, del bullismo e della violenza.
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Se dunque poco senso aveva l'ingerenza della precedente amministrazione comunale negli affari della scuola (con l'introduzione demagogica di libri che le scuole, peraltro, già avevano) meno ancora ne ha probabilmente il ritorno all'indice dei libri proibiti. Tant'è vero che contro l'iniziativa del Sindaco di Venezia si è mossa (più per curiosità e gusto per le stranezze, diciamocelo) la stampa internazionale e anche la rete, con campagne via Facebook e iniziative in piazza sostenute da autori, editori, librai, bibliotecari e tanti normalissimi cittadini, oltre all'Associazione Italiana Scrittori per l'Infanzia che ha parlato di «prassi autoritaria che ha visto luce soltanto nei periodi più bui della storia delle dittature».
Solo dopo aver avuto notizia di tutte le critiche suscitate da questa sua iniziativa, pare che nei giorni scorsi il Sindaco di Venezia abbia annunciato che, prima di far sparire i libri, verranno fatte ulteriori analisi del loro contenuto. Per iniziare potrebbe fare qualche ricerca in rete, dove si possono leggere quasi tutte le trame (e le presentazioni) dei libri incriminati. Basta prendere due o tre di questi libri, anche a caso, per chiedersi come mai qualcuno voglia far tornare Venezia all'epoca dell'Inquisizione, per così poco, mettendo i libri all'indice nelle scuole veneziane.
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