Librerie italiane – Intervista alla Libreria Marco Polo (Venezia)
Con questa nuova rubrica vogliamo dar voce a una rosa di librerie italiane indipendenti per conoscere gioie e dolori del mestiere di libraio:i percorsi, le battaglie e le scommesse (vinte e perse) di una creatura quasi mitologica, con l'animo del lettore forte, la testa dell'imprenditore culturale e le braccia del commerciante. Una professione che è anche uno stile di vita, un termometro sociale e un canale di promozione culturale.
Questa settimana abbiamo intervistato Claudio Moretti, “capitano” della Libreria Marco Polo di Venezia.
É sempre vero che le librerie online vi complicano la vita? L'altra faccia del fastfood dei libri (Amazon) offre un canale di vendita importante per la vostra ampia sezione di libri usati e fuori commercio. Siamo nell'ottica di: "tieniti stretti gli amici ma ancora di più i tuoi nemici"?
La libreria, grande o piccola che sia, è pur sempre un'attività che deve economicamente sostenersi. C'è chi fa entrare in libreria oggetti o attività diverse rispetto ai libri. Alla Marco Polo abbiamo sempre avuto SOLO libri e materiale a stampa e questo è stato un punto su cui non transigere per mantenere il carattere del posto. Alla fine del mese, però, quando si fanno i conti, si va a vedere cosa vende di più e cosa porta più margine: libri nuovi o libri usati? Libri in italiano o in inglese? Libri usati a metà prezzo o libri usati rari?
L'arrivo delle librerie online ha avuto di sicuro peso nel nostro conto economico e ci ha fatto fare scelte di assortimento consequenziali. Il commercio online di libri ci è servito più di quanto ci abbia danneggiato: dal 2008 la libreria vende online i libri usati fuori commercio tramite vari siti specializzati e questo, oltre a rappresentare una percentuale non trascurabile di fatturato e di margine, porta a espandere la libreria e il mercato. Espande la libreria perché buona parte dei libri in vendita online non occupano spazio fisico della libreria (che costa tanto al metro di scaffale) ma sono in magazzino: non ho più il limite fisico dello spazio della libreria. Espande il mercato perché alcuni libri che recupero/compro/trovo o vengono venduti online oppure potrei buttarli nella differenziata: farei prima piuttosto che attendere che entri in libreria un cliente interessato proprio a quel libro.
In questo panorama di siti dove vendere libri usati da pochi anni è entrato Amazon. Mi è simpatico Amazon? NO, ma non vedo conflitti nel vendere libri usati come libreria Marco Polo tramite Amazon: il loro modello di business funziona anche perché non viene tassato e perché non viene posto nessun limite alla loro posizione dominante. Da quando sono entrati nel mercato del libro usato in Italia, le mie vendite online sono aumentate e la libreria sta diventando sempre più automatizzata e rapida nell'aggiornare il proprio catalogo online.
Librerie indipendenti ed editori indipendenti sono, in un certo senso, "sulla stessa barca". Come collaborate nel concreto?
Semplice: si stabilisce una profonda relazione fatta in parte di aspetti commerciali e soprattutto di stima reciproca, personale e lavorativa.
La mia politica è quella di ospitare in libreria pochi editori ma cercando di dare spazio a tutto, o a quasi tutto, il loro catalogo. Invece di puntare su pochi titoli da spingere molto e sulle novità, cerco di dare una grande visibilità all'editore che ospito e questo comporta una vendita di tutti i titoli del catalogo dell'editore. Ovviamente, questo rapporto si costruisce nel tempo, deve esserci una fase di innamoramento iniziale, un titolo, una copertina, un progetto editoriale, un qualcosa che mi fa nascere un interesse verso quell'editore. Poi il tutto va provato nella quotidianità delle vendite, dei pagamenti, delle spedizioni.
Per me questo si traduce in un rapporto privilegiato con pochi editori, che mi lasciano i loro libri in deposito e che mi danno tutti gli strumenti per valorizzare il loro catalogo.
Per l'editore si ha una maggiore visibilità e soprattutto una conoscenza immediata e non mediata di come stanno andando i loro titoli. Poi nascono collaborazioni per progetti (presentazioni e non solo) che altrimenti sarebbero impensabili.
I lettori si trovano una libreria fuori dagli schemi, che lavora su progetti, che non corre dietro alle novità. I risultati per ora sono buoni.
Sono comunque rapporti da coltivare quelli fra editori e librai: bisogna vincere una normale ritrosia iniziale da parte dell'editore a “fidarsi” del libraio. Fa parte del mestiere del libraio riconoscere, rispettare e “pagare” questo sforzo che l'editore fa, anche semplicemente strutturandosi per rendicontazioni e pagamenti regolari.
Cosa fate per mantenere la libreria un luogo soprattutto fisico? E quanto pesa, in questo senso, il vostro essere un punto di scambio libri (possibilità di consegnare libri usati in cambio di crediti per l'acquisto di altri libri)?
Non so fare un elenco di cose che si fanno tutti i giorni a questo scopo. Il mio obiettivo è stare in un posto che piaccia a me, dedico molto più energia alla libreria che alla casa. Poi ci sono delle regole che mi sono dato: posto per sedersi (la panca rossa), spazio per girare (la libreria è piccola ma una persona in carrozzella deve poter spostarsi in libreria senza intralci), ordine dei libri (quando mi parlano dei bazar dove i libri sono buttati a mucchi come di librerie meravigliose mi viene l'orticaria), disponibilità a chiacchierare con i clienti anche non di libri.
Poi ci sono le nostre attività, presentazioni soprattutto.
E infine l'impegno nel sociale e nella comunità dove siamo, dei librai come singoli e della libreria come soggetto, che ricorda alle persone che vengono la differenza fra l'oggetto libro e il libro che trovano in libreria.
Certo lo scambio di libri è un qualcosa che può facilitare la fedeltà al luogo fisico ma se è stata una carta vincente nelle fasi iniziali della libreria adesso non è più fondamentale.
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Il vostro negozio è a pochi passi dal Ponte di Rialto: siete invasi come un souvenir shop qualunque o i vostri clienti risiedono in Laguna?
Siamo vicini al Ponte di Rialto ma non proprio nella strada di passaggio quindi non siamo invasi: è un bene perché la libreria ne sarebbe snaturata, è un male per gli affari... I nostri clienti sono a metà residenti e metà turisti, nell'arco di un anno. Ma non c'è mai un'invasione, anzi anche il turista che entra per i libri apprezza il posto in quanto diverso dai souvenir shop. La libreria è un qualcosa di, perdonate la parolaccia, “autentico” cioè un negozio, una libreria come si possono trovare in altre città o come la gente immagina sia una libreria se non andasse sempre nelle librerie di catena.
È una cura costante il non cadere nella trappola dei souvenir: da anni non vendiamo più cartoline, anche se era economicamente vantaggioso, perché vogliamo clienti, turisti o residenti, interessati ai libri. Abbiamo un settore dedicato a Venezia ma è costantemente tenuto sotto controllo perché, se lasciato “libero”, potrebbe inglobare l'intera libreria. Molti turisti italiani si comprano libri che nelle loro città d'origine non trovano o trovano con difficoltà, i turisti stranieri si comprano il libro da leggere in vacanza, sono pochi che cercano la guida, il libro regalo, il ricordo.
Per rimanere una libreria “normale”, il lavoro è costante.
Tra i libri nuovi proponete una vostra selezione con tanto di recensione sul vostro sito. Vi sentite librai 2.0 e questa è la vostra risposta al filtro automatico del "potrebbe piacerti anche" o "spesso comprati insieme"?
Il “potrebbe piacerti anche questo”, è vero, non lo sopporto. Le recensioni nascono per una necessità e una conseguenza logica: non riesco a vendere un libro leggendo la quarta di copertina o la scheda editoriale. Non ce la faccio proprio, so che è un mio difetto. I libri, per consigliarli, li devo leggere. E quando li ho letti, per consigliarli, devo sapere cosa dire, difficilmente una persona comprerebbe un libro solo perché io dico che quel libro mi è piaciuto o quel libro è bello. Cosa mi è piaciuto di quel libro? Perché dico che è bello? Una volta che questo è chiaro in mente, il passo successivo è scriverlo ed è venuto naturale scriverlo su un blog. Non sono vere e proprie recensioni, perché chi le scrive non sono e non vogliono essere critici letterari, sono semplici impressioni di lettura da parte di lettori un po' speciali che sono i librai della Marco Polo.
La cosa bella, che non avevo ipotizzato all'inizio, è il seguito che hanno questi post sul blog della libreria: capita spesso che vengano clienti a comprare i libri di cui si parla e altre persone non di Venezia che ci seguono sul blog e sui social vadano comunque ad acquistare quel libro da altre parti.
Oltre a questo, il consiglio che il libraio dà ad un cliente rimane fra libraio e cliente, il consiglio che il libraio mette sul blog e fa girare sui social, oltre ad arrivare a più clienti, arriva anche agli editori. E qui si ritorna al rapporto fra librai ed editori, l'editore capisce quale libro può propormi con più entusiasmo perché capisce quali sono i libri che cerco e che mi piacerebbe avere in libreria.
Il vostro è stato un percorso accidentato. In passato avete rischiato la chiusura. Avete un singolo consiglio per chi, oggi, decide di aprire una libreria indipendente?
La chiusura è sempre dietro l'angolo, bisogna abituarsi all'idea.
Un consiglio che do sempre: iniziare a vendere sia libri nuovi che libri usati. Si ottiene un risparmio considerevole nell'investimento iniziale per i libri. Sembra una cosa banale ma è importante e per altri consigli rimando a librai più esperti di me.
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