Liberarsi delle angosce del passato. “Virginia nel cassetto” di Stefano Biolchini
Virginia nel cassetto è il romanzo d'esordio di Stefano Biolchini pubblicato da Caffè Orchidea editore.
La famiglia Corsini, di origine sarda, si tramanda un segreto. Andrea Corsini, alla morte del padre suicida, intraprende un viaggio a Parigi nell'appartamento di famiglia mirando alla conoscenza della parentela di origine, della zia Virginia strettamente correlata al padre, ma soprattutto di se stesso.
«Solo allora che ero lì, e lui era morto da tempo, capivo quanto quelle sembianze diaboliche erano anche mie, allora, che la loro oscurità spaventosa illuminava, benevola, la mia nostalgia.»
Cosa aveva condotto Virginia in Francia? Il ruolo di Andrea diviene quello di «togliere il velo al suo fantasma, raccontare la sua vita che era un incrocio d'algoritmi infiniti».
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Per tracciare accuratamente le traversie della vita di Virginia non è sufficiente permanere a Parigi, ma sarà necessario intraprendere un viaggio a ritroso nel ventennio fascista in una Sardegna arcaica, avida e orgogliosa.
Un aspetto interessante del romanzo è senz'altro il suo sfondo sociale. Non siamo di fronte a una realtà del centro sud di nicchia quale potrebbe essere quello di Silvia Avallone in Acciaio, bensì siamo in una realtà di fieri e nobili proprietari terrieri sardi, schiavi della loro stessa terra:
«E già allora, bambino, percepivo che a gocce lente instillava in me, il suo erede maschio, quell'attaccamento bello e malsano che in Sardegna tramuta i proprietari terrieri in una casta orgogliosa, prigioniera di intere lande vaste e avare, che per eredità ancestrali erano inalienabili e prive di qualsiasi valore. Ed ero consapevole di come nei miei ricordi la terra di quell'Isola si trasformava nel vettore più familiare per ricondurlo a me. Lo sentii con la pelle ed era quasi un mantra a cui non potevo sfuggire.»
Virginia è vittima della mentalità arcaica della sua terra alla quale non si adegua e la sua è una storia di audacia e ribellione. Compirà un omicidio e per questo verrà perdonata dalla legge ma non dal padre. Il delitto d'onore venne abolito in Italia nel 1981, consisteva nella riduzione della pena per chi aveva ucciso il coniuge in quanto disonorato. Per Andrea narrare la storia della zia, i suoi sogni, le angosce e le scelte equivale a prendere di petto gran parte dei suoi crucci. Siamo di fronte a un romanzo nel romanzo.
Biolchini dimostra di avere strutturate potenzialità narrative e soprattutto la capacità di saper mescolare sapientemente abilità analitica da un lato e dall'altro l'esaltazione delle forme intimistiche degli individui dando origine a una singolare poetica.
Sono molto accurate le descrizioni che reggono la trama del racconto:
«Mi ricordai di quando, da bambino, scappavo a vedere i cavalli a volare nei campi oltre il bosco, fino alla spiaggia, tra gli spruzzi e gli scogli. Quella era la libertà. Nei campi i papaveri avevano il calice reclinato e le spighe facevano onde di vento. L'acqua del mare era gialla di sole e l'aria salata sapeva di elicriso e rosmarino sotto un cielo immenso. Lì i miei panorami erano tutti ristretti. I ricordi affioravano con la consapevolezza dell'inutile presente. Pensando alla mia infanzia e a nostra madre così ostinata provai a fermare i pensieri. L'esempio della sua caparbietà inconcludente conferiva già un senso alla mia fuga, anche se non avrei mai pensato che il mio rifugio parigino si sarebbe potuto trasformare in un ennesimo non luogo di disagio.»
L'autore si affida alla potente e proustiana capacità evocativa dei luoghi e degli oggetti:
«La casa lunga e terrea di muschio, sopravanzava di due piani lo sterrato che guardava sul mare. Il panorama livido, con la macchia mediterranea che circondava gli scogli solcati di ingobbiti ginepri affannosi, era scriminato da una ripida scalinata, che facendo una strana curva dalla casa portava direttamente alla spiaggia bianca appena di fianco. Il mare vinaccio e agitato mandava dei sibili lunghi sbattendo sugli scogli, anche se il cuscino rugoso di alghe sembrava attutirne lo schianto. Infine il vento, l'eterno vento che veniva dalla montagna sferzava le fronde dietro alla casa, attraendo lo sguardo in alto verso il tetto di tegole che fin da subito mi apparve molto malconcio. E ora come allora, il cuore accelerato, mi rividi bambino alla casa dei sogni, con la spiaggia dei galeoni affioranti tra i rovi e la sabbia, e le conchiglie come monete preziose e pepite. Ricordi dolciastri e salati. Eppure, all'apice del viale, non riuscii a mettere a fuoco nessuna gioia passata, un Natale o una Pasqua di festa.»
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Virginia nel cassetto è sicuramente un bel romanzo che alterna momenti di turbamenti introspettivi ad altri di riflessione universale. Tramite l'uso sapiente della penna Biolchini cerca di redimere le angosce del nostro passato.
Per la prima foto, copyright: Roman Kraft su Unsplash.
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