Lewis Carroll era davvero pedofilo?
Uno dei più grandi matematici del XIX secolo nonché padre di uno dei personaggi letterari maggiormente amati, Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson) si è trovato al centro di una controversia legata alla sua presunta pedofilia. Le prove a favore dell’accusa: le numerose foto a bambini, alcuni anche ritratti nudi, che Carroll produsse in un certo periodo della sua vita.
La passione per la fotografia
Carroll si applicò alla fotografia con lo stesso impegno che profuse in tutte le discipline di cui s’interessò. Sebbene non possa essere considerato che un dilettante nel senso che non si dedicò mai alla fotografia a livello professionale, comunque riuscì a padroneggiare il mezzo, realizzando un portfolio di circa 3000 immagini e arrivò a possedere un vero e proprio studio.
Carroll divenne bravissimo nell’applicare il processo al collodio umido, che sostituì il dagherrotipo come tecnica principale nella creazione di immagini fotografiche. Questa metodologia richiedeva una buona dose di destrezza e di conoscenze chimiche, e comunque era soggetto a un processo di decadimento quando applicato in maniera impropria.
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Carroll considerò questo metodo molto difficile, ma nonostante ciò considerava tale difficoltà un punto di forza della fotografia e quando si affermò il processo di sviluppo a secco decise di abbandonare questo medium del tutto perché, a suo dire, era diventato così semplice che chiunque poteva dedicarvisi.
Le foto dei bambini
L’ossessione di Carroll sul processo di sviluppo, però, si accompagna a un’altra ossessione riguardante i soggetti delle sue fotografie: giovani fanciulli e fanciulle, incluso Hallam, il figlio di Tennyson (vedi foto sopra). Ma più famose ancora, sono le fotografie che Carroll scattò ad Alice Liddell, figlia dell’amico di famiglia, Henry George Liddell e ispirazione per il più famoso personaggio letterario di Carroll.
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Molte delle fotografie di Carroll che ritraggono Alice e altri bambini possono sembrare pruriginose ai nostri occhi, come ha sottolineato Jenny Woolf, biografo di Carroll, in un saggio del 2010:
«Alcuni dei suoi ritratti – persino quelli in cui il modello è vestito – potrebbero colpire la nostra sensibilità, ma per gli standard dell’epoca vittoria erano piuttosto convenzionali. Fotografie di bambini nudi, a volte, apparivano sulle cartoline o sui biglietti di buon compleanno, e ritratti di nudi – ovviamente quelli ben fatti – erano considerati degli studi artistici. […] In epoca vittoriana, i fanciulli erano visti come il simbolo di uno stato di grazia, e le fotografie che li ritraevano nudi erano considerati immagini dell’innocenza stessa».
Woolf ammette, però, che l’interesse di Carroll potrebbe essere stato non proprio innocente,spingendo Vladimir Nabokov a proporre una patetica affinità tra Carroll e il narratore di Lolita.
La prova della possibile pedofilia di Carroll è molto suggestiva ma difficilmente conclusiva. Gannon Burgett sintetizza le varie posizioni considerandole come mere speculazioni nella migliore delle ipotesi: «L’intera controversia è un dibattito che dura ormai da un secolo e nessuno sembra aver fatto alcun progresso in una direzione». Seth Lerer, invece, riconosce la controversia, ma considera le fotografie di Alice, delle sue sorelle e amici come rappresentative di una moda, «brillanti testimonianze del gusto, del sentimento e forse della sessualità dell’Inghilterra vittoriana».
Gran parte di questa sensibilità vittoriana consiste nel «riconoscimento che tutta la vita implica un gioco di ruolo», da qui le ricorrenti foto di ragazze vestite come personaggi tratti da miti esotici e della letteratura, come per Alice e sua sorella Lorina qui in foto.
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Le fotografie di Carroll erano tutte studiate nei minimi dettagli, come quelle di altri fotografi del periodo, ad esempio Mary Cowden Clark e Julia Margaret Cameron, che fotografò anche Alice Liddell, sebbene fosse già adulta. Le fotografie di Cameron comprendevano bambini nudi, con un effetto simile a quello di Carroll – il ritratto di uno stato di grazia in cui i bambini appaiono come ninfe, zingari o altre creature che si supponeva fossero appartenute a mondi paradisiaci non toccati dagli adulti.
Dato il contesto che Woolf, Lerer e altri descrivono, è ragionevole vedere le fotografie di Carroll come coerenti con i gusti dell’epoca. Anche se nessuno suggerisce che questo possa essere un alibi per le possibili inclinazioni dell’autore.
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Le fotografie di Alice e di altri bambini aprono un’affascinante, anche se talvolta sconfortante, finestra su un’epoca che vedeva l’infanzia in modo molto diverso dalla nostra. Questo ci dà un punto di vista sullo strano mondo interiore di Carroll, aggiunge un tassello alla controversia sulla sua presunta pedofilia ma di certo è ben lontano da offrire una soluzione definitiva.
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