Lettera di George Sand a Gustave Flaubert – La vita e la letteratura
Nel 1874 George Sand inviò una lettera a Gustave Flaubert parlandogli di vita e letteratura. All’epoca l’autore di Madame Bovary e Sand intrattennero un prolifico scambio epistolare: nella lettera inedita qui proposta è Sand a scrivere, tentando di consolare un Flaubert sempre più disgustato dalla vita. La sua depressione – che viene definita nella lettera come «spleen» – è il motore scatenante delle bellissime parole della scrittrice, che si ritrova a riflettere su una possibile definizione della vita, dell’arte e della natura umana.
***
Povero caro amico,
Ti amo quanto più tu diventi infelice. Come ti tormenti e ti crucci per la vita! Poiché tutto ciò di cui ti lamenti è la vita, questa non è mai stata migliore per alcun uomo e in alcuna epoca. Più o meno la si percepisce, più o meno la si comprende, e dunque più o meno ne si soffre, e più si è avanti rispetto all’epoca che si vive, più si soffre. Noi passiamo come delle ombre su uno sfondo di nuvole che il sole trapassa appena e di rado, egridiamo senza posa contro quel sole che nulla può. È nostro compito sgombrare il cielo dalle nuvole.
Tu ami troppo la letteratura, lei ti ucciderà e tu non ucciderai la stupidità umana. Povera cara stupidità che, dal canto mio, non odio affatto, e che guardo con occhi materni, dal momento che è un’infanzia, e l’infanzia è sempre sacra. Le hai votato un tale odio, che guerra combatti contro di lei! Tu possiedi troppo sapere e troppa intelligenza, mio Cruchard[1], tu dimentichi che c’è qualcosa al di sopra dell’arte, ossia la saggezza, di cui l’arte, al suo apogeo, è sempre l’espressione. La saggezza comprende tutto, il bello, il vero, il giusto, e di conseguenza l’entusiasmo. Essa ci insegna a guardare fuori di noi qualcosa di più elevato di quello che è in noi, ed è nostro compito assimilarla poco per volta con la contemplazione e l’ammirazione.
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Ma non riuscirò a cambiarti, non riuscirò neanche a farti comprendere come io considero e colgo la felicità, cioè l’accettazione della vita, quale essa sia! C’è una persona che potrebbe modificarti e salvarti, ossia il padre Hugo, dal momento che da un lato è un grande filosofo, pur essendo il grande artista di cui hai bisogno, e che io non sono. Dovresti vederlo a volte. Credo che ti calmerà: io non sono più abbastanza burrascosa perché tu mi comprenda. Egli, credo che abbia visto la folgorein se stesso, mache abbia anche acquisito la dolcezza e la serenità della vecchiaia.
Vallo a trovare, vallo a trovare spesso, e raccontagli delle tue pene, che sono enormi, lo vedo bene, e che si trasformano troppo in spleen. Tu pensi troppo ai morti. Tu credi troppo che siano giunti all’immobilità. Non lo sono affatto. Loro sono come noi, cercano. Si adoperano per cercare.
Tutti qui stanno bene e ti mandano un bacio. Per quanto riguarda me, non sono guarita, ma io spero, guerra o no, di andare ancora avanti per poter crescerele mie nipotine, e per amarti, finché avrò respiro.
***
Una lettera di grande valore poetico, questa scritta da George Sand a Gustave Flaubert, che dà ottimi spunti per riflettere sul valore della vita e il ruolo svolto dalla letteratura.
[1]R. P. Crucharddes Barnabites, directeur des Dames de la Désillusion, «Reverendo Padre Cruchard, direttore delle Dame della Disillusione» è uno degli epiteti con cui Flaubert si firmava nelle lettere destinate a George Sand e a sua nipote Caroline.
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