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Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Il Rinascimento secondo Antonio Forcellino

Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Il Rinascimento secondo Antonio ForcellinoÈ il terzo volume ed è un autentico viaggio nel tempo, esattamente come i precedenti due, dedicati, il primo, a Leonardo da Vinci e, il secondo, a Michelangelo. È Raffaello il protagonista di questo nuovo capitolo intitolato Il secolo dei giganti. Il fermaglio di perla, e pubblicato da HarperCollins Italia.

Il ritmo rimane pastoso e avvolgente, le atmosfere autentiche, i profumi e i suoni rendono il Rinascimento di Forcellino così vero e palpabile da avere la sensazione di trovarti lì, a sbirciare i geni dell’arte che hanno reso l’Italia, e il mondo, una specie di antidoto a qualsiasi forma di tristezza.

Con Raffaello, il romanzo è come se scorresse su un altro livello rispetto ai precedenti due. Non si entra più soltanto nelle stanze private dei giganti, artisti o uomini politici che siano, si entra anche nelle pieghe più intime del loro animo. E ci si affaccia anche sul Sacco di Roma, quando i lanzichenecchi, di stanza in Italia per combattere le truppe di Carlo V d’Asburgo, decidono di discendere su Roma e saccheggiarla.

 

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In occasione dell’uscita del libro, Antonio Forcellino ci ha spiegato in che modo i tre capitoli si collegano gli uni agli altri, ma anche cosa accomuna i tre giganti a cui ha dedicato i rispettivi tre volumi.

 

Un secolo di giganti, di uomini politici ma soprattutto di artisti, di grandissimo fermento intellettuale e culturale: in che modo questo nuovo capitolo si collega ai precedenti?

Racconto la storia del progetto di una società, quella rinascimentale, che si fonda su un’utopia nata nel Quattrocento. Si assiste alla formazione degli Stati e vediamo gli interessi materiali prevalere sugli interessi creativi. Nell’arte si traduce attraverso un progetto con cui gli artisti intendono rappresentare la natura. Questo progetto inizia già con Leonardo ma con Raffaello si raggiunge la sua perfetta realizzazione; anzi la natura è gelosa perché Raffaello l’ha superata. Mentre l’arte persegue questo progetto ambizioso, la politica va in frantumi.

Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Il Rinascimento secondo Antonio Forcellino

Questa volta dedica il suo romanzo a Raffaello, dopo averci raccontato di Leonardo e di Michelangelo: qual è il rapporto che li lega?

Raffaello è la rappresentazione del vero, ma percorre lungo una via aperta da Leonardo e da Michelangelo i quali, per primi, iniziano a guardare alla natura, a occuparsi di sezioni anatomiche, a chiedersi come sia fatta la natura. Ognuno consegna all’altro un pezzo di scoperta. Leonardo lascia in eredità a Michelangelo gli studi di ottica, mentre Michelangelo fornisce a Leonardo la rappresentazione del corpo. Raffaello giunge e coglie le riflessioni dei due e li interpreta attraverso l’intelligenza visiva che gli permette di vedere i traguardi, migliorando sia le conoscenze sulla luce sia quelle sul corpo. Il loro è un lavoro di squadra. 

 

Dice a un certo punto: «Le guerre passano con i loro cadaveri e orrori, ma ciò che rimane è la bellezza». Trovo il pensiero pregno di verità e non le nego che, nel momento in cui l’ho letto, ho pensato alle guerre attuali, alle nostre «bellezze» che lasceremo in eredità ai posteri…

Tendenzialmente, l’attitudine dell’uomo è quella di cancellare il male e attaccarsi alle bellezze. È un atteggiamento che stimola in qualche modo il progresso, quello di guardare al meglio della storia. Oggi viviamo in mezzo a nuove guerre. Il potere non apprezza la bellezza. Mi viene in mente Trump e le sue recenti dichiarazioni in cui era pronto a distruggere i siti archeologici iraniani. Un tempo la storia era importante, la smania di grandezza si proiettava sul desiderio di conquistare la storia dell’Occidente; oggi assistiamo a nuove forme di follia. Ora il potere è legato ai soldi e si è disposti a cancellare tutto nel nome dei soldi. Viviamo in una negazione della Storia, in un atteggiamento opposto a quello romano in cui si tendeva a scolpire il bottino in un’ottica di testimonianza futura.

Infatti, oggigiorno le multinazionali prosperano soprattutto in luoghi dove non c’è cultura, dove la storia è più facilmente cancellabile. Penso per esempio a Shangai.

Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Il Rinascimento secondo Antonio Forcellino

Nel leggere i pensieri del futuro sultano si ha la sensazione che Occidente e Oriente stiano ancora oggi combattendo la stessa guerra che fa da sfondo a Il secolo dei giganti. Secondo lei, siamo ancora lì?

Non era nelle mie intenzioni fare un paragone tra le guerre di oggi e quelle di allora, ma in effetti la storia si ripete sempre, quello che cambia sono i soggetti. Oggi ci sono nuovi soggetti. A livello planetario le donne stentano a venir fuori, ma in Occidente sono un po’ più affermate. È questa la novità: una cultura politica portata dalle donne.

 

Stava accennando alle donne… Il secolo dei giganti non contempla nessun’artista donna, ma non per questo è meno popolato da figure femminili. Qual era il ruolo della donna nel panorama artistico dell’epoca?

L’arte è fatta di tradizioni. Si lavorava nella bottega e si necessitava di tre o quattro generazioni per creare un grande maestro. Lavorare in bottega, alle donne era precluso, quindi non possiamo aspettarci una figura femminile come artista. Troviamo però figure femminili di grande rilievo nella politica e nella cultura. Si pensi alla Pace delle due dame: mentre i due imbecilli non riescono a mettersi d’accordo, Margherita d’Asburgo e Luisa di Savoia trattano e raggiungono un accordo. È un secolo in cui si fanno largo le donne, anche se non nell’arte così come la conosciamo noi perché questa era prerogativa della bottega.

 

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C’è un quarto volume?

L’idea c’è perché le cose da dire sono davvero tante e mi piacerebbe occuparmi dell’impatto avuto dalla separazione tra Oriente e Occidente. Per il momento è solo nella mia testa.


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