Leonardo da Vinci raccontato ai ragazzi da Massimo Polidoro
Massimo Polidoro, giornalista, autore di numerosi saggi e romanzi e grande divulgatore, è tornato in libreria il 30 aprile con Io, Leonardo da Vinci .Vita segreta di un genio ribelle (Il battello a vapore, 2019), in cui racconta ai bambini la vita del grande artista e scienziato toscano, di cui quest'anno ricorre il cinquecentesimo anniversario della morte.
Polidoro, che a Leonardo ha dedicato in questi mesi una serie di video reperibili su YouTube, una biografia romanzata intitolata Leonardo.Il romanzo di un genio ribelle (Piemme, 2018) e una conferenza-spettacolo che sta presentando in vari teatri italiani, si rivolge ai bambini in modo accattivante, immaginando un incontro fra se stesso in veste di scrittore e un Leonardo piombato non si sa come nel ventunesimo secolo.
Perché la personalità di Leonardo affascina ancora così tanto, a distanza di cinque secoli dalla sua scomparsa? Ne abbiamo parlato con Massimo Polidoro a Milano, dove ci ha presentato il libro in anteprima.
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Quando è nata la sua passione per Leonardo da Vinci?
Credo di aver iniziato a interessarmi a Leonardo da bambino, quando ho visto alla televisione lo sceneggiato sulla sua vita con protagonista il grande attore Philippe Leroy: una fiction che si lascia guardare benissimo anche oggi, a differenza di altre girate in quel periodo, realizzata molto bene e fedelissima alla verità storica. Ne ero rimasto così colpito che da allora ho iniziato a leggere libri su Leonardo e ad accumulare materiale su di lui.
Da quando scrivere è diventato il mio mestiere mi ero chiesto spesso se avrei mai scritto un libro su Leonardo: il problema era riuscire a farlo senza ripetere tutto quanto era già stato detto su di lui da tanti altri. Poi mi è venuta l'idea di raccontare Leonardo dal punto di vista umano: si è detto tutto sull'artista, sullo scienziato, sullo studioso, ma pochissimo della persona che è stato, dell'uomo che ha vissuto in una determinata epoca, figlio illegittimo e mancino, cose che a quel tempo costituivano sicuramente due gravi handicap, poco incline ad adulare i potenti.
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Leonardo.Il romanzo di un genio ribelle ho quindi scelto di raccontarlo dal punto di vista di Francesco Melzi, il suo allievo prediletto e il più affidabile, con una formazione umanistica che gli avrebbe senz'altro permesso di scrivere una biografia del suo maestro, se avesse voluto farlo.
Allora non si usava molto scrivere biografie: il primo ad averlo fatto è stato Vasari nelle sue Vite dei più eccelletti pittori, scultori e architettori , ma avendole scritte una trentina d'anni dopo la morte di Leonardo, le sue informazioni erano indirette.
Prendendo quindi a prestito il classico gioco letterario del ritrovamento di un manoscritto, ho fatto raccontare a Melzi la vita del suo maestro: ho scritto un romanzo, ma tutto ciò di cui parlo è reale e documentato, non ho inventato nulla.
Volendo poi raccontare questa vita ai ragazzi, con un taglio diverso, ho pensato a un'altra strategia: Leonardo, non si sa come, capita in casa a me che sto scrivendo il libro su di lui. Ho cercato di farne un libro divertente e pieno di spunti che stimolino la curiosità dei lettori più giovani.
In questi giorni poi ho iniziato a portare Leonardo in teatro, abbiamo appena debuttato a Brescia: è una bella esperienza, perché sono sul palco e racconto, ma non posso andare a ruota libera, perché utilizzando video, immagini, musica,devo attenermi a certi tempi e ritmi.
Ho fatto anche dei video, se aggiungiamo le presentazioni dei libri credo di aver raccontato Leonardo in tutti i modi possibili.
Perché ancora scriviamo di Leonardo? Forse magari non sempre se ne è scritto bene o in modo veritiero?
Fino alla fine dell'Ottocento, cioè tre secoli dopo la sua morte, Leonardo era ancora considerato solo un grandissimo artista, che aveva realizzato poche opere, lasciandone diverse incomplete. Tutte le carte in cui scriveva le sue osservazioni scientifiche, ingegneristiche o architettoniche, lasciate a Francesco Melzi, che era riuscito a riordinarne solo una piccolissima parte in un trattato sulla pittura, alla sua morte erano andate disperse. C'era chi le collezionava, venivano apprezzati i disegni, ma nessuno le leggeva. Solo quando qualcuno ha finalmente iniziato a leggerle ci si è resi conto che Leonardo era molto di più di un pittore.
Durante il ventennio fascista è stato poi trasformato nel genio italico, quello che aveva inventato di tutto e di più, ma nemmeno questo è vero, perché molte invenzioni che gli sono state attribuite non sono affatto sue. Lui studiava, osservava, spesso migliorava cose progettate da altri, ma certe attribuzioni sono state davvero fantasiose.
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Cos'è cambiato nella scrittura passando da un libro per adulti a uno per ragazzi? Ci sono differenze e/o difficoltà?
In quello per adulti ho cercato d'immedesimarmi il più possibile nella voce narrante di Francesco Melzi e nella vita dell'epoca. Scrivo da anni anche per i ragazzi ed è una cosa che mi piace molto, soprattutto quando poi vado a incontrarli nelle scuole. Il linguaggio è un po' più semplice, ma non più di tanto, perché cerco di non banalizzarlo. Credo di aver raccontato, tutto sommato, le stesse cose che ho messo nel libro per gli adulti, ma in Io, Leonardo da Vinci lo stile è un po' più scherzoso, ci sono commenti ironici e l'idea fantascientifica di fare arrivare Leonardo in casa mia. Cerco d'immaginarmi un lettore ragazzo pensando a com'ero io a quell'età e a ciò che mi piaceva ritrovare allora nei libri.
Scrivendo tante cose diverse – saggi, romanzi, thriller, i video che sono comunque un modo di raccontare delle storie – qual è la cosa che preferisce fare in assoluto?
Oscillo continuamente tra la scrittura, che pratico da solo e quindi mi porta a isolarmi, e i video, in cui faccio qualcosa per chi mi ascolta. Sono cose molto diverse ma mi piacciono entrambe.
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Cosa ama di più in assoluto di Leonardo?
Nella pittura è insuperabile, ma la cosa che mi piace di più, e che ho cercato di far comprendere soprattutto in questo libro per ragazzi, è la sua enorme curiosità, il fatto che s'interessi di tutto, e guardi con occhi diversi anche le cose più banali e quotidiane, facendosi delle domande che magari non verrebbero in mente a nessuno. Si definiva un discepolo dell'esperienza, pronto a modificare idee ritenute immutabili.
Perché, dopo aver descritto la curiosità di Leonardo, nel libro gli fa dire che non vuole sapere nulla del futuro, di come sono andate le cose dopo la sua morte?
È una libertà che mi sono presa. E poi sarebbe stato davvero difficile spiegargli tutte le scoperte avvenute nei secoli successivi!
L'accenno finale ai libri di Dan Brown è una polemica voluta?
Sì, certo, anche se si potrebbe scrivere un libro intero su tutte le falsità contenute in quei libri e in quelli degli epigoni. L'unica cosa buona credo sia il fatto che forse, leggendoli, a qualcuno possa venire la curiosità di approfondire la conoscenza di Leonardo, e di conseguenza apprendere la verità al riguardo oltre tutte le finzioni. Capita ancora di veder arrivare in visita al cenacolo turisti americani che indicano la figura di San Giovanni identificandolo come la Maddalena, come viene fatto assurdamente nel libro di Dan Brown.
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E dopo tutto questo Leonardo, quali saranno i suoi prossimi progetti? Vorrebbe magari dedicarsi a qualche altro personaggio?
Sto lavorando a un altro libro, però per ora non posso dire nulla, sarà comunque molto diverso da questi due. Però ammetto che mi piacerebbe dedicarmi a un altro personaggio, sono tanti quelli che hanno avuto delle vite piene di fascino e di misteri. Scrivere questi libri da divulgatore è comunque una cosa molto diversa dal lavoro dello storico: devi suscitare un interesse e delle curiosità nel lettore, alleggerendo temi che possono essere non facili da affrontare partendo dal saggio scritto da un esperto, ma aprendo la strada ad approfondimenti successivi. Diciamo che il libro del divulgatore può facilitare l'approccio al saggio storico vero e proprio.
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