Le tante Americhe di Bergoglio
Quante sono le Americhe di Bergoglio? Almeno tre: la sua, la meridionale, la povera, la vasta e la immensa; Cuba, la comunista da redimere e riportare nell’alveo della cristianità, aspettando la morte di Fidel Castro; gli Usa del democratico Obama, da convertire a una giustizia senza pena di morte e a un capitalismo meno consumistico.
Con questo ultimo viaggio, papa Francesco ha ricollocato l’intero continente americano al centro della geopolitica e della religiosità mondiali. Grazie alla sua autorevolezza spirituale, Bergoglio è riuscito a cucire gli strappi esistenti tra le diverse anime che vivono nel suo continente.
Passando da Cuba, dove ha incontrato l’ammalato Lidér maximo, il papa ha ribadito la necessità di un’inversione di tendenza, di un ritorno a un umanitarismo concreto e religioso, non più ideologico: ha sostanzialmente annientato le ultime resistenze di laicismo del regime offrendo la collaborazione vaticana nel delicato passaggio al post-castrismo.
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Approdando negli Usa, accolto da Obama come una rock star, ha evidenziato le contraddizioni interne agli Stati Uniti: la pena di morte, l’individualismo economico, la segregazione. Ha usato la parola libertà nel Paese che la usa più di tutti gli altri, ma lo ha fatto cucendola addosso alle parole lavoro, terra e povertà: una scelta audace che vuole mettere fine alle deviazioni della finanza nella patria della crisi che distrugge la ricchezza planetaria.
Ad alcuni queste scelte paiono oltraggiose, ma in realtà sono dettate da semplice buon senso: un mondo che genera morte, guerra, miseria, divisioni, intolleranza, è un mondo che deve cambiare radicalmente. Questo dice papa Francesco, e lo fa dove l’orecchio è meno aperto, ma dove il megafono della stampa è più potente che altrove. La sua è una scelta politica precisa, non moderata, né comunista, ma ponderata. È la scelta del capo di Stato più influente nel mondo occidentale: costruisce consenso intorno alle sue dichiarazioni per poter affrontare, dopo e magari, il tema del fondamentalismo che distrugge il Medio Oriente e produce profughi in quantità industriali.
La sua battaglia è epocale e diretta, ma non la si legga come inopportuna: è il compito del solo uomo che non deve competere con altri uomini, perché non dovrà mai sottoporsi a una campagna elettorale. E nel giudizio che di lui già dà la Storia, dopo questo viaggio contiamo tutti le tante Americhe che stanno con Bergoglio.
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