“Le persone, soltanto le persone” di Christian Raimo: un’ironia che non rinuncia alla comprensione
Le persone, soltanto le persone è la terza raccolta di racconti scritta da Christian Raimo, edita da minimum fax nel 2014, dopo le due precedenti, Latte (2001) e Dov'eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro? (2004), pubblicate dalla stessa casa editrice. Leggiamo nel prologo del libro: «Da bambini dovrebbero dirci che non esistono le fate, i maghi, gli esseri immaginari, ma che al mondo ci sono le persone, solamente le persone». Sono righe tratte dalla lettera del cugino di Cecilia, quarant’anni, separato, che si è tolto la vita. Poche parole che palesano il punto focale di questa silloge: persone, appunto, fragili, sempre sul punto di cadere, incapaci di diventare adulte. Raimo, insegnante, scrittore e blogger, usa la forma del racconto per sperimentare fiction e autofiction in un libro unitario nel ritmo e nei temi trattati. Voce narrante e narratore a volte si fondono in un’ironia graffiante che non rinuncia mai all’istanza del perdono e della comprensione. Tradimenti, malattie, dipendenze si inscrivono in una precarietà dell’esistere che coincide spesso con la precarietà del lavoro: i protagonisti, tutti maschili, si situano in un limbo di indecisione, incapaci di decifrare le proprie pulsioni, di cui sono vittime e carnefici allo stesso tempo.
In «una Roma pre-albore, popolata dai van che trasportano i giornali e dalla luce mielosa che pareva colare come resina», Tiziano convive con Mary e ha una relazione con Chiara. È invischiato in egual misura con entrambe: con la prima interpreta un format che è a metà strada tra un reality e una sit-com su un ménage di coppia, con la seconda consuma un amore extraconiugale nei motel. Michele e Nicola vanno alla ricerca di un cadavere in un paesino dell’alto Lazio e finiscono per bucarsi in macchina.
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I racconti, quasi tutti in prima persona, hanno un ritmo incalzante che coinvolge e diverte; lo stile è colloquiale e si fa ricorso a molti dialoghi. I finali sempre aperti prolungano e dilatano la centralità della persona e dei sentimenti. L’autore Christian Raimo descrive il personaggio Christian Raimo ne Il gioco sbagliato, che oltre a essere il titolo di uno dei racconti che fa parte della raccolta, è anche il titolo di un romanzo di Elena Riccardi pubblicato per i tipi di Einaudi, in cui uno dei personaggi si chiama, non a caso, Christian Raimo ed è coinvolto in uno stupro di gruppo. L’omonimia sconvolge l’autore che si presenta come personaggio e vuole averne contezza. La ridondanza del nome dello scrittore è un virtuosismo dell’autofiction che permette a Raimo di stratificare i contenuti in un gioco degli specchi che non è fine a se stesso. Anche ne Il tesoro nascosto nel campo il protagonista si chiama Christian.
Calvino contro Pasolini è il racconto più surreale di tutti. La voce narrante è quella di Alessandro che fa una tesi su Italo Calvino. «Ciò che avevo amato, fin dalla prima pagina letta, era proprio lo stile dei Nidi di ragno, la precisione rotonda delle frasi, la capacità di creare un’epica attraverso una narrazione piana». Calvino si è trasferito a Cuba e Pasolini è un boss dell’editoria, nonché ministro della cultura. Alessandro entra in contatto con il suo beniamino, lo ospita in casa sua e gli corregge le bozze: gli fa da editor e sguattero, fino a che Calvino porta il suo manoscritto a Pasolini, perché venga pubblicato. Il finale è rocambolesco e permette al giovane laureando di fare una brillante carriera universitaria.
Questo è il primo libro di Raimo che mi capita di leggere e ammetto di essere rimasta molto colpita per l’orizzontalità della sua scrittura che in termini umani si traduce sempre in un costante zoom sulle persone e sulle loro debolezze. Non è mai oziosa la benevolenza dell’autore verso le situazioni che descrive con profondità, senza mai puntare il dito verso i ripetuti errori che l’essere umano compie. Le persone, soltanto le persone di Christian Raimo è l’epopea dei trentenni e quarantenni di oggi.
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