Le ossessioni di un uomo qualunque. “Taccuino delle piccole occupazioni” di Graziano Graziani
Puntata n. 110 della rubrica La bellezza nascosta
«Quando Girolamo se ne va dalla casa dei suoi amici poeti, artisti e intellettuali, spesso si sente triste. Qualche volta persino arrabbiato. Quando ne esce furioso, Girolamo pensa che quei suoi amici sono davvero della gente malsana. Tutti quasi obesi, pingui, con la pelle rovinata e spesso senza qualche dente. E tutti soli, nelle loro case maleodoranti, eternamente soli se non fosse per quelle visite di Girolamo. E allora lui pensa che questi intellettuali sono davvero degli esseri abietti, che le loro sono delle esistenze meschine, che però si lasciano dietro nel mondo delle meravigliose astrazioni, delle scie luminose che illuminano il buio dell’esistenza. Della loro, meschina, e saltuariamente di quella degli altri».
Siamo bravi a mancarci, a sfiorare le persone che avrebbero potuto cambiarci la vita. Siamo bravi a mancare le nostre occasioni, siamo pieni di momenti sbagliati, arriviamo sempre quando è tardi o quando è troppo presto e non abbiamo capito come si fa a restare in mezzo agli altri, in che modo respirare quando un altro volto è troppo vicino al nostro; non sappiamo leggere il libretto delle istruzioni o ci illudiamo che ci possa essere un libretto delle istruzioni.
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Proviamo infiniti spostamenti facendo sempre attenzione a non muoverci dal nostro centro e allora oscilliamo, semplicemente, ci muoviamo a destra e a sinistra e indietro e a volte in avanti e tutto senza fare un singolo passo.
Ma soprattutto riusciamo a illuderci ancora e ancora e riusciamo a vedere una speranza sopra un viso che quella speranza ce l’ha fatta a brandelli troppe volte, troppe ore, troppi giorni, giorni che per noi sono stati flagelli, punizioni, meriti, medaglie incastrate dentro la pelle del torace.
Graziano Graziani è nato a Roma nel 1978, Taccuino delle piccole occupazioni è stato pubblicato da Tunué.
Girolamo è un giovane uomo che non smette mai di guardarsi intorno, sempre colmo di un ragionamento continuo con se stesso, vaga per una città che a tratti gli appare straniera, vaga alla ricerca di qualcosa, di una minima cosa che possa allietare o cambiare anche una singola ora. Nel suo peregrinare tra luoghi e pensieri c’è un punto fisso, Viola, un amore perduto e vissuto e ancora perduto; una donna che forse rappresenta l’impresa impossibile, un’utopia.
Graziano Graziani ci racconta la vita e la solitudine e le ossessioni di un uomo qualunque, ci conduce dentro la mente di Girolamo che è nato il 29 febbraio e che come il giorno del suo compleanno vive a intermittenza.
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La scrittura di Graziano muta come mutano gli eventi che ruotano intorno al suo personaggio, è una scrittura piena che riesce a darci l’idea di quello che accade a Girolamo, di quello che vive dentro di lui e intorno a lui, una penna piena, che si muove e si adagia a seconda della velocità o della lentezza di quello che capita dentro le pagine.
«Ma poi che cosa vuol dire essere posseduti da un Dio in un’epoca dalle fedi così scialbe? Forse, pensa Girolamo, tutto quell’entusiasmo che vede traboccare dagli schermi, dai giornali, dai corsi di autostima e dalle lezioni dei life coach è il corrispettivo del vitello d’oro, un idolo vuoto costruito da una società di idolatri. E poi di colpo Girolamo realizza che per lui quella distinzione tra fede e idolatria non ha senso alcuno. Che si tratti di un entusiasmo genuino o di un entusiasmo indotto, Girolamo resta sempre e comunque uno degli esseri umani che ha meno a che fare con quella strana possessione».
Taccuino delle piccole occupazioni è un libro che parla a tutti e forse è il libro che racconta qualcosa di tutti noi, che prova a esplorare lo sporco, ciò che vive sotto il tappeto; un romanzo che ci porta a vedere sotto la lente di ingrandimento la vita di un uomo comune, che ci conduce dentro le sue paranoie e le sue speranze e dentro tutte le cose che vede morire e che è costretto a lasciare andare, giorno per giorno, tutti i suoi pezzi che deve abbandonare strada facendo.
«Quando si conosce il proprio destino di dissoluzione, il mondo è già un’ombra. Ma quello che non torna, a Girolamo, è il perché della realtà scintillante e integra, quel mondo che esiste davvero, tangibile e reale, sia vissuto sostanzialmente da pazzi. Da invasati, esaltati, dopati quali sono i ragazzini che infestano la piazza. E mentre pensa questo, Girolamo, fa un piccolo balzo in avanti e quasi correndo poggia le natiche sulla panchina».
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