Le magnifiche illustrazioni della Divina Commedia realizzate da Alberto Martini
Nel 1901 Vittorio Alinari, capo di Fratelli Alinari, la più antica azienda fotografica del mondo, decise di pubblicare una nuova edizione illustrata della Divina Commedia di Dante Alighieri. Pertanto annunciò una gara per artisti italiani che avrebbero dovuto inviare illustrazioni di almeno due canti danteschi. Uno solo sarebbe stato considerato il vincitore e avrebbe presentato le sue illustrazioni in una mostra. Tra gli artisti in gara ci furono Alberto Zardo, Armando Spadini, Ernesto Bellandi e Alberto Martini.
Martini purtroppo non si aggiudicò la gara ma, nell’introduzione alla Divina Commedia illustrata dall’artista, Sgarbi scrisse: «sembrava nato per illustrare la Divina Commedia».
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Dopo la gara del 1901, tra il 1922 e il 1944 Marini produsse quasi 300 tavole in un'ampia gamma di stili, inclusi disegni a matita e inchiostro e tavole ad acquerello.
Con il suo amore per il grottesco e il macabro, l’opera di Martini fu influenzata più dal manierismo che dall’arte italiana e l'autore è spesso visto come un precursore del surrealismo, dato che fu l’illustratore preferito da André Breton.
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La Divina Commedia di Martini è ricca di un senso originale di fantasia e trasmette bene il più astratto immaginario dantesco. Va anche detto che l’interpretazione di Martini si collocava in un mondo a parte rispetto ai movimenti futurista e metafisico che avevano piede in Italia all’epoca.
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Ignorato dalla critica italiana per gran parte della sua vita, Martini ha continuato a produrre un ampio numero di illustrazioni e dipinti fino alla morte nel 1954. Come scrisse nella sua autobiografia:
«Solo i veri grandi artisti non invecchiano, perché sono in grado di innovare e d’inventare nuove forme, nuovi colori, invenzioni genuine».
Le illustrationi della Divina Commedia di Martini sono tanto scioccanti quanto belle oggi come all’inizio del secolo scorso e sono il migliore esempio dei progressi dell’arte dello stesso Martini.
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