“Le donne dei Papi”, Bénédicte Lutaud racconta un Vaticano segreto
Con Le donne dei Papi (Guerini e Associati, 2021 – traduzione di Camilla Balsamo) la giornalista francese Bénédicte Lutaud, firma del quotidiano «Le Figaro» specializzata in storia della Chiesa Cattolica, racconta il mondo ristretto e abbastanza misterioso della Città del Vaticano nel corso dell’ultimo secolo da una prospettiva decisamente insolita: ricostruendo le biografie di cinque donne, tutte molto diverse tra loro, ma accomunate dal fatto di aver svolto un ruolo importante accanto ad alcuni dei Papi che hanno governato il Vaticano dai primi decenni del Novecento ai giorni nostri. Il titolo del libro potrebbe far immaginare a qualcuno la rivelazione di storie sentimentali illecite vissute nell’ombra, ma occorre sottolineare subito che tra le pagine non si trova nulla del genere.
Si parte con la biografia, sotto molti aspetti avventurosa, di Hermine Speier, archeologa di fama internazionale, che oltre a essere donna era un’ebrea tedescain fuga dalla Germania nazista. Per alcuni anni aveva vissuto tranquillamente a Roma svolgendo il suo lavoro, ma quando il regime fascista iniziò ad assumere le stesse posizioni del nazismo in materia di discriminazioni razziali trovò inaspettatamente rifugio in Vaticano, dove Pio XI le affidò l’incarico di organizzare la prima fototeca dei Musei Vaticani, operazione che avrebbe dato un enorme sviluppo all’istituzione, portando la stessa Speier a fare importanti scoperte.
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Pascalina Lehnert era invece una suora tedesca, che nel 1917 era infermiera in un monastero dove Eugenio Pacelli, al tempo nunzio apostolico in Baviera e con qualche problema di salute, si era recato a trascorrere un periodo di riposo. Grato per le sue attenzioni e i suggerimenti su cure e alimentazione da cui aveva tratto beneficio, Pacelli aveva chiesto alla superiora del monastero il permesso di condurre con sé suor Pascalina nella sua nunziatura a Monaco, dando inizio a un rapporto che sarebbe durato fino alla morte, come Pio XII, quarant’anni dopo. Governante e segretaria a tempo pieno, suor Pascalina si sarebbe attirata odi, invidie e accuse di gestire la vita quotidiana del Papa in modo ferreo e a volte piuttosto arbitrario, ma a lei Pio XII avrebbe affidato incarichi molto delicati, come la gestione dei numerosi ebrei nascosti in Vaticano durante l’occupazione nazista di Roma e il controllo dei fondi destinati dalla Chiesa al sostegno delle famiglie in difficoltà nel primissimo dopoguerra.
Wanda Wojtasik Póltawska, psicologa polacca sopravvissuta ai campi di sterminio dove era stata rinchiusa come membro attivo della resistenza, era grande amica di Karol Woityla fin dagli anni universitari.Quest’amicizia, estesa poi al marito di Wanda, il professore di filosofia Andrzej Półtawski, si era mantenuta anche negli anni in cui Woityla era diventato sacerdote e quindi vescovo, conservando l’abitudine di trascorrere periodi di vacanza in montagna insieme alla coppia e alle loro quattro figlie, e non era stata interrotta nemmeno dalla sua elezione a Papa. Nonostante i malumori suscitati nell’ambiente ecclesiastico, Wanda avrebbe continuato ad avere libero accesso al Vaticano, sarebbe corsa accanto al Papa al momento del suo lungo ricovero in ospedale dopo l’attentato del 1981 e sarebbe stata sua consulente nella stesura di numerosi documenti riguardanti la famiglia, la donna e la sessualità, sia pure da un punto di vista estremamente conservatore.
Negli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II un’altra donna ha assunto una posizione rilevante accanto a lui: madre Tekla Famiglietti, superiora dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, una suora dalla mentalità imprenditoriale che ha aperto conventi in mezzo mondo, ma attraverso questa sua attività ha svolto una sorta di diplomazia parallela e nascosta, agli ordini diretti del Papa, che ha portato tra l’altro al disgelo dei rapporti tra la Santa Sede e il regime cubano di Fidel Castro.
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L’ultima donna di cui si occupa Bénédicte Lutaud vive ai giorni nostri ed è la giornalista Lucetta Scaraffia, che dopo una gioventù da attiva femminista e contestatrice del sistema nel periodo sessantottino si è avvicinata al mondo cattolico, entrando a far parte della redazione del quotidiano «L’Osservatore Romano» e curandone per alcuni anni il primo supplemento mensile dedicato ai problemi femminili. Dalle sue pagine, supportata sia da Benedetto XVI, sia da Francesco, ha portato avanti quella battaglia contro il maschilismo imperante nella Chiesa e per una complessiva rivalutazione del ruolo della donna che ancora oggi provoca fastidio e insofferenza in gran parte delle gerarchie vaticane.
Le donne dei Papi ci racconta quindi cinque biografie diversissime, ma ugualmente interessanti per chi volesse saperne di più sul mondo cattolico e in particolare sulla vita che si svolge all’interno dei palazzi apostolici, puntando i riflettori anche sulle molte questioni tuttora irrisolte che gravitano attorno al ruolo della donna, ancora subalterno e del tutto sottovalutato nonostante gli innegabili cambiamenti avvenuti al riguardo nella società laica.
Per la prima foto, copyright: Simone Savoldi su Unsplash.
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