“Le città invisibili” di Italo Calvino in una meravigliosa versione illustrata
Le città invisibili di Italo Calvino (edito da Einaudi per la prima volta nel 1972 e attualmente disponibile anche in edizione Mondadori) è uno di quei libri che sanno affascinare non solo i normali lettori, ma anche architetti e artisti. E infatti dopo l’Hotel di Minorca che per i suoi interni si è ispirato al fortunato romanzo di Calvino, adesso tocca a Karina Puente che ha messo la sua arte al servizio di Le città invisibili.
Karina ha infatti deciso di dare avvio a un progetto chiamato [In]visible cities, grazie al quale sta dedicando un’illustrazione a ognuna delle città invisibili immaginate da Calvino. O meglio: la Puente ha deciso di dare una forma visiva alle città calviniane.
Al momento sul sito ufficiale dell’artista sono disponibili quindici illustrazioni che rimandano ad altrettante città invisibili.
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Isaura
«Isaura, città dai mille pozzi, si presume sorga sopra un profondo lago sotterraneo. Dappertutto dove gli abitanti scavando nella terra lunghi buchi verticali sono riusciti a tirar su dell'acqua, fin là e non oltre si è estesa la città: il suo perimetro verdeggiante ripete quello delle rive buie del lago sepolgo, un paesaggio invisibile condiziona quello visibile, tutto ciò che si muove al sole è spinto dall'onda che batte chiusa sotto il cielo calcareo della roccia.»
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Despina
«In due modi si raggiunge Despina: per nave o per cammello. La città si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare.»
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Maurilia
«A Maurilia, il viaggiatore è invitato a visitare la città e nello stesso tempo a osservare certe vecchie cartoline illustrate che la rappresentano com'era prima: la stessa identica piazza con una gallina al posto della stazione degli autobus, il chiosco della musica al posto del cavalcavia, due signorine col parasole bianco al posto della fabbrica di esplosivi.»
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Zoe
«In ogni luogo di questa città si potrebbe volta a volta dormire, fabbricare arnesi, cucinare, accumulare monete d'oro, svestirsi, regnare, vendere, interrogare oracoli. Qualsiasi tetto a piramide potrebbe coprire tanto il lazzaretto dei lebbrosi quanto le terme delle odalische.»
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Zirma
«Dalla città di Zirma i viaggiatori tornano con ricordi be distinti: un negro cieco che grida nella folla, un pazzo che si sporge dal cornicione d'un grattacielo, una ragazza che passeggia con un puma legato al guinzaglio. [...] La città è ridondante: si ripete perché qualcosa arrivi a fissarsi nella mente.»
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Zenobia
«Ora dirò della città di Zenobia che ha questo di miracoloso: benché posta su terreno asciutto essa sorge su altissima palafitte, e le case sono di bambù e zinco, con molti ballatoi e balconi, poste a diversa altezza, su trampoli che si scavalcano l'un l'altro, collegate da scale a pioli e marciapiedi pensili, sormontate da belvederi coperti da tettoie a cono, barili di serbatoi d'acqua, girandole marcavento, e ne sporgono carrucole, lenze e gru.»
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Anastasia
«Di capo a tre giornate, andando verso mezzodì, l'uomo si incontra ad Anastasia, città bagnata da canali concentrici e sorvolata da aquiloni.»
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Tamara
«Finalmente il viaggio conduce alla città di Tamara. Ci si addentra per vie fitte d'insegne che sporgono dai muri. L'occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose: la tenaglia indica la casa dei cavadenti, il boccale la taverna, le alabarde il corpo di guardia, la stadera l'erbivendola.»
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Dorotea
«Della città di Dorotea si può parlare in due maniere: dire che quattro torri d'alluminio s'elevano dalle sue mura fiancheggiando sette porte dal ponte levatoio a molla che scavalca il fossato la cui acqua alimenta quattro verdi canali che attraversano la città e la dividono in nove quartieri, ognuno di trecento case e settecento fumaioli; e tenendo conto che le ragazze da marito di ciascun quartiere si sposano con giovani di altri quartieri e le loro famiglie si scambiano le mercanzie che ognuna ha in privativa: bergamotti, uova di storione, astrolabi, ametiste, fare calcoli in base a questi dati fino a sapere tutto quello che si vuole della città nel passato nel presente nel futuro; oppure...»
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Fedora
«Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello di un'altra Fedora.»
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Eufemia
«A ottanta miglia incontro al vento di maestro l'uomo raggiunge la città di Eufemia, dove i mercanti di sette nazioni convengono a ogni solstizio ed equinozio.»
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Diomira
«Partendosi di là e andando tre giornate verso levante, l'uomo si trova a Diomira, città con sessanta cupole d'argento, statue in bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d'oro che canta ogni mattina su una torre.»
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Isidora
«All'uomo che cavalcava lungamente per terreni selvatici viene desiderio d'una città. Finalmente giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine, dove si fabbricano a regola d'arte cannocchiali e violini, dove quando il forestiero è incerto tra due donne ne incontra sempre una terza, dove le lotte dei galli degenerano in risse sanguinose tra gli scommettitori.»
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Zaira
«Inutilmente, magnanimo Kublai, tenterò di descriverti la città di Zaira dagli alti bastioni. Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla.»
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Zobeide
«Di là, dopo sei giorni e sette notti, l'uomo arriva a Zobeide, città bianca, ben esposta alla luna, con vie che girano su se stesse come in un gomitolo.»
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Allora, quale di queste città invisibili di Italo Calvino preferite?
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