Le “Cinquanta sfumature di grigio” dal libro allo schermo
E le Cinquanta sfumature di grigio sono approdate sul grande schermo, dopo che per mesi il trailer del film è passato su tutte le reti televisive rischiando di provocare crisi da overdose. Per chi non avesse letto il libro da cui sono tratte, ricordiamo che è il primo volume di una trilogia (seguono Cinquanta sfumature di nero e Cinquanta sfumature di rosso), pubblicata tra il 2011 e il 2012 da E.L. James (pseudonimo di Erika Leonard), che in principio l’aveva scritto come fan fiction ispirata al Twilight di Stephenie Meyer, la notissima saga dei vampiri.
Nei Paesi anglosassoni sono molto diffusi siti e blog dove i fan di determinati autori scrivono storie ispirate a quelle dei loro idoli, divertendosi per esempio a creare seguiti, o versioni alternative, dei loro romanzi preferiti: le Cinquanta sfumature di grigio sono nate appunto come trasposizione in un mondo differente della storia tra Bella e il vampiro Edward, che ha affascinato milioni di adolescenti e giovani adulti negli ultimi anni.
Visto il successo riscosso in rete, E.L. James ha poi pubblicato il suo romanzo, scrivendo quindi i due seguiti e ottenendo con essi un successo planetario. Se abbiamo passato parecchio tempo a domandarci il perché di questo successo, visto che, alla lettura, la trilogia si rivela sostanzialmente come un Harmony arricchito da una componente erotica sadomaso (che purtroppo dà spesso origine a momenti di puro umorismo involontario) le stesse perplessità affiorano alla visione del film che arriva in questi giorni nelle sale cinematografiche.
La pellicola ha il pregio di eliminare la voce narrante della protagonista Anastasia, che nel libro racconta le sue vicende in prima persona, a tratti in modo un po’ troppo stucchevole, affidando la narrazione solo alle immagini e a dialoghi ridotti all’osso. Come già nel romanzo, la narrazione non chiarisce come il protagonista maschile, bello, giovane, ricchissimo e stracarico di fascino (perfettamente incarnato da Jamie Dornan, per la gioia del pubblico femminile), possa perdere la testa per una ragazza carina sì, ma che non si distingue in nulla dalle sue coetanee, ed è anzi parecchio imbranata, oltre a dimostrare un’ignoranza abissale in materia di sesso.
Dakota Johnson, del resto, non rappresenta il massimo dell’espressività, e c’è da chiedersi perché la parte sia stata affidata proprio a lei, dopo aver girato decine di provini ad aspiranti protagoniste.
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A maggior ragione, si sarebbe potuto chiarire meglio come un simile esemplare di giovane donna piuttosto inibita, ancora vergine a ventidue anni, possa cadere senza esitazioni fra le braccia di un individuo che incarna alla perfezione lo stereotipo del maschio pericoloso, di quelli che mamme, sorelle e amiche esperte ti raccomandano fin dall’adolescenza di evitare. Sarebbe del resto difficile ricostruire i nessi logici di questa vicenda, scritta strizzando un occhio alle accanite lettrici di romanzi rosa, che nel ventunesimo secolo non si accontentano più delle descrizioni di baci appassionati come massima espressione della passione.
Nel film, che è molto fedele al libro, manca la componente emozionale, tranne che nell’indovinata colonna sonora: le immagini sono patinate, con qualche incongruenza – i protagonisti sono sempre impeccabili anche nelle scene più hard, mai nulla fuori posto, neanche una goccia di sudore sul corpo o i capelli scarmigliati – e i momenti sadomaso, trattati con troppo distacco, finiscono per non raggiungere sempre l’obiettivo desiderato.
Anche nella versione cinematografica le Cinquanta sfumature di grigio si rivelano una grande operazione commerciale, che spera di ripetere ai botteghini l’exploit d’incassi già ottenuto dal libro.
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