“Le bambine che cercavano conchiglie” di Hannah Richell
La Gran Bretagna, patria delle sorelle Brontë, di Jane Austen e di Virginia Woolf, continua a sfornare autrici donne, tra impegno e evasione (la cosiddetta chick lit), in quella che viene definita la women’s literature, letteratuta al femminile, anche se ad essere precisi Hannah Richell, esordiente con questo libro, è inglese di nascita, ma vive da alcuni anni in Australia.
Per il suo primo libro l’autrice sceglie di raccontare una storia appunto tutta al femminile, anche se non mancano i personaggi maschili, parlando in particolare del rapporto madre e figlie e di quello tra sorelle, nella storia tra ieri ed oggi delle due bambine del titolo, Cassie e Dora, ormai adulte nel presente, ma non libere dalle ombre del passato.
L’infanzia di Cassie e Dora, cresciute felici nella dimora di Clifftops, dove i genitori si erano trasferiti da Londra su invito della nonna, era stata segnata dalla tragica scomparsa del fratellino. Una scomparsa che aveva rovinato i rapporti delle due sorelle, in quel momento distratte da altre cose, con la madre, che, con una scusa, si era allontanata per incontrare l’amante, essendosi abbandonata in una relazione extraconiugale, quasi a voler controbilanciare la rinuncia a una promettente carriera, abbandonata per accudire le figlie, A seguito di quest’evento, i rapporti tra loro s’interrompono in modo quasi irreparabile.
Toccherà a Dora, ormai adulta e incinta del primo figlio, cercare di fare i conti con quegli eventi e con sua madre e sua sorella, tornando nell’ormai abbandonata Clifftops, luogo felice ma legato a memorie tragiche.
Un romanzo che oscilla tra lo psicologico,indagando nell’animo di queste tre donne, la descrizione d’ambiente, restituendo una Gran Bretagna abbastanza inedita ai più, il racconto al femminile, narrando le scelte di vita (obbligate o meno) di donne diverse, con qualche accenno al giallo, nella ricerca infinita del fratello scomparso, e persino al gotico.
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I bibliofili potranno riconoscere, non senza una certa emozione, un richiamo a un best-seller degli anni Trenta come Rebecca la prima moglie nella descrizione della dimora avita Clifftops, posto d’incanto diventato simbolo di morte e di perdita.
Hannah Richell presenta tre ritratti diversi di donne: la madre Helen che, dopo aver seguito una strada tradizionale, si reinventa con varie attività; la figlia Dora in cerca di un suo equilibrio e desiderosa di fare i conti con il passato, mentre l’altra figlia Cassie è alle prese con il lavoro in una fattoria biologica e con la convivenza e l’accettazione della sua omosessualità, di cui era già consapevole quando sparì il fratellino,visto che, proprio in quel momento, era non con un ragazzo, ma con una ragazza. Quest’ultimo personaggio dimostra come nel Nord Europa ormai certe scelte di vita non sono più macchiettistiche e borderline, ma normali varianti della vita, presenti non solo nella letteratura schierata e militante, ma anche in romanzi come questo, rivolti a un pubblico femminile variegato che comprende giovani professioniste, ma anche pensionate e nonne.
Le bambine che cercavano conchiglie, titolo originale Secrets of the Tides [I segreti delle maree], edito da Garzanti, con la traduzione di Enrica Budetta, vuole raccontare la storia di una spensieratezza perduta in una delle maniere più tristi, ma anche una ricerca di se stessi, non dimenticando il passato senza lasciarsene condizionare.
L’autrice è interessata a questo rapporto tra passato e presente: anche nel suo secondo romanzo, The Shadow Year, inedito in Italia, c’è una storia analoga che promette un nuovo viaggio nell’animo umano e nei suoi misteri.
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