Le abitudini di scrittura di Don DeLillo
Continuiamo a occuparci delle abitudini di scrittura di alcuni importanti scrittori e scrittrici sempre con la speranza che possano fornire ispirazione agli aspiranti scrittori che ci seguono e con l’intento di soddisfare qualche curiosità dei nostri lettori sui loro autori preferiti.
E così dopo Kurt Vonnegut, Ray Bradbury, Ernest Hemingway, Susan Sontag e Joan Didion, quest’oggi ci occupiamo di Don DeLillo.
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Lo scrittore americano, famoso per romanzi come Americana, Underworld, Cosmopolis, L’uomo che cade e Zero K, tutti editi in Italia da Einaudi, nel 1993 rilasciò un’intervista a «The Paris Review» nella quale descrive così le sue abitudini di scrittura:
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Lavoro di mattina con una macchina da scrivere manuale. Lo faccio per circa quattro ore e poi vado a correre. Questo mi aiuta a scrollarmi di dosso un mondo e a entrare in un altro. Gli alberi, gli uccelli, la pioggerella, è un buon tipo di interludio.
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Poi lavoro di nuovo, più tardi nel pomeriggio, per due o tre ore. Perso nel libro non ti accorgi che il tempo – che è trasparente – sta passando. Niente snack, cibo o caffè. Niente sigarette – ho smesso di fumare molto tempo fa. Lo spazio è pulito, la casa è tranquilla. Uno scrittore prende le misure più oneste per tenere al sicuro la sua solitudine e poi trova infiniti modi per dissiparla. Guardando alla finestra, leggendo voci a caso del dizionario.
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Per rompere l’incantesimo guardo una fotografia di Borges, una grande foto inviatami dallo scrittore irlandese Colm Tóín. Il viso di Borges su uno sfondo nero – Borges fiero, cieco, le narici spalancate, la pelle tesa, la bocca incredibilmente vivida; la bocca sembra dipinta; è come uno sciamano dipinto per le visioni e l’intera faccia esprime una sorta di duro rapimento. Ho letto Borges ovviamente, anche se non tutto, e non so nulla del modo in cui lavorasse – ma la fotografia ci mostra uno scrittore che non perdeva tempo alla finestra o in qualunque altro modo. Così ho provato a farne la mia guida per uscire dalla stanchezza ed entrare nell’altro mondo della magia, dell’arte e della divinazione.
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