Le 5 leggi per un best-seller
La magia dei libri di successo non è, come molti credono, un fattore esclusivamente casuale, nella maggior parte dei casi è spiegabile, o per meglio dire, misurabile. Alcuni studiosi statunitensi hanno così deciso di analizzare tutti i bestseller del New York Times degli ultimi trent’anni, alla ricerca di schemi e costanti che potessero consegnare una formula aggregata. Esisteva, ecco la prima notizia, esisteva quella formula in otto casi su dieci. Non è incredibile?
Forse potrà innervosire chi crede nell’assoluta unicità di un bestseller, eppure, sotto la lente d’ingrandimento algoritmica sui grandi numeri, è stato trovato un modello dominante. I libri di Michael Connelly lo seguono al 99% e quelli di John Grisham al 94%, per citare due scrittori celebri.
Il numero delle variabili considerato è stato di circa 20.000, anche se solo 2800 sono quelle davvero determinanti per un bestseller. Ma ci sono cinque elementi sempre presenti.
Le leggi qui riportate non garantiscono ovviamente il successo di un libro ma rappresentano elementi costanti che sono stati trovati in otto casi su dieci.
1 – La normale quotidianità
Puntare a 500 mila copie o un milione di copie significa intrigare soprattutto un pubblico tradizionale di lettori, persone che per la maggior parte non ha gusti troppo esigenti o innovativi. Ecco perché puntare sulla normale quotidianità, narrando una storia che contenga luoghi come una casa o un bar, invece che un oceano o un deserto, sia più efficace. Semaforo verde quindi alla vita domestica, all’amore, all’amicizia, agli occhi, alla bocca, al corpo, alle mani, a un bicchiere d’acqua, al vino, alla birra, al letto, al bagno, ai pettegolezzi, ai bambini, alla scuola, ai pranzi, alle cene, agli incidenti, agli ospedali, all’auto. Un pubblico tradizionale ama soprattutto leggere più o meno di se stesso, non dimenticatelo.
2 – Sensazioni corporee
Se desiderate scrivere un bestseller, abbandonate l’idea di colpire la razionalità dei lettori con la forza della logica. Al contrario, dovrete accendere le sensazioni corporee. Che cosa significa? Precisamente: aumento del battito cardiaco, ansia nella pancia, sorrisi spontanei, paura, eccitazione. Più volte i lettori vivono queste sensazioni, meglio sarà. Anzi, dovrà essere come nelle montagne russe. Le emozioni vissute sono una diretta conseguenza dei conflitti e della loro risoluzione nella storia. Perciò, se dovete scegliere fra spiegare o emozionare, preferite in particolare la seconda modalità.
3 – I tre terzi
La maggior parte dei best-seller del New York Times ha una caratteristica: una prima svolta importante della trama a circa un terzo del romanzo e una seconda svolta a circa due terzi. In realtà l’algoritmo degli studiosi ha individuato sette categorie possibili, ma semplificando all’osso una storia si dovrebbe dividere in tre parti, con il primo snodo narrativo al 30-35% della lunghezza e un secondo snodo al 60-65%. Una struttura che sembra piacere molto a un pubblico ampio e tradizionale.
4 – Fare versus aggettivi
La stilometria cerca i tratti peculiari della firma stilistica di un autore attraverso la computazione. Parole, strutture, capoversi e punteggiatura passati al setaccio. I bestseller amano la parola «fare», la usano di frequente e invece utilizzano pochi aggettivi, a vantaggio di un linguaggio concreto, senza abbellimenti che il più delle volte si rivelano superflui. Lo stile di tanti libri di successo confluisce in un’atmosfera che si rivela, con lo sviluppo delle storie, sempre più vicina all’azione del fare e sempre meno all’immobilità di un aggettivo pomposo e ornamentale. Inoltre, meglio la virgola dei due punti o del punto e virgola. Infine, i dialoghi saranno costituiti di linguaggio immediato e semplice, senza tanti giri di parole.
5 – Vogliono ma non possono averlo
I personaggi principali di tanti bestseller desiderano qualcosa ma per qualche motivo non possono ottenerla, almeno in una prima fase, sia esso un amore, un lavoro, una guarigione, un viaggio, eccetera. Che novità direte voi, fermi. I lettori si immedesimano di più quando tifano per i personaggi. Anche qui nulla di nuovo. Ma qual è però lo schema dominante su cui riflettere? La resistenza prima di ottenere quella determinata cosa dovrà essere sofferta e piena di cambiamenti emotivi. Dal punto in cui il lettore percepisce che un personaggio vuole qualcosa che non può avere subito (momento A) al punto in cui la ottiene (momento B) ci dovrà essere uno spazio di pagine sufficientemente esteso per fare accadere molteplici cambiamenti emotivi nel personaggio. È questo che fa la differenza.
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