Le 10 storie d'amore più belle e intense
Parlare di storie d’amore belle e intense quando si pensa al mondo dell’arte e dello spettacolo rievoca sempre emozioni forti e contrastanti; sentimenti, però, che non sono ricondubili a semplici romanzi d'appendice di second'ordine, ma che entrano nel vivo della carne di tutti noi, rievocando passioni che possiamo definire universali.
Qualunque sia l’ambito artistico, dalla musica alla pittura, dal cinema alla danza, proprio la passione sembra essere stata il centro propulsore della vita e degli amori di molti dei protagonisti che abbiamo ammirato e che ancora continuiamo ad ammirare per il loro talento e fascino.
Qui vi proponiamo alcune delle storie che riteniamo tra le più belle e intense.
Johnny Cash & June Carter
Il matrimonio della coppia della musica country americana fu celebrato nel 1968 e segnò la consacrazione del duo artistico iniziato qualche anno prima. L’amore tra i due proseguirà inalterato («mi sentivo come se fossi caduta in un pozzo infuocato, e stavo letteralmente bruciando viva», dichiarerà June) per gli anni successivi e sarà lo stesso Johnny Cash a testimoniarlo in una lettera del 23 giugno 1994 (a 26 anni dal matrimonio) per festeggiare il compleanno della sua «principessa»:
«23 giugno 1994 Odense, Danimarca.
Buon compleanno principessa, andiamo incontro alla vecchiaia e lo facciamo insieme. Noi pensiamo allo stesso modo. Leggiamo le nostre menti. Sappiamo ciò che l’altro vuole senza chiedere. A volte ci irritiamo un po’ l’uno con l’altra. Altre volte, forse, ci diamo per scontati.
Ma di tanto in tanto, come oggi, penso a tutto questo e mi rendo conto di quanto sono fortunato a condividere la mia vita con la più grande donna che abbia mai incontrato. Sai ancora affascinare e mi ispiri. Mi incoraggi al meglio. Sei l’oggetto dei miei desideri, la prima ragione della mia esistenza sulla Terra.
Ti amo molto. Buon compleanno principessa.
John»
June Carter morirà il 15 maggio 2003 e il dolore di John Cash sarà talmente grande che lui stesso ne scriverà qualche mese dopo:
«11 luglio 2003 Mezzogiorno.
Amo June Carter.
Sì, la amo. Amo June Carter e lei mi ama. Ma ora lei è un angelo e io no. Ora lei è un angelo e io no».
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Ma già qualche giorno prima, in seguito a un’esibizione alla Carter Family Fold e dopo aver cantato Ring of Fire, canzone scritta dalla moglie e inserita da Johnny nel suo repertorio, Cash esprimerà tutto il suo amore e dolore per la perdita della moglie:
«Lo spirito di June Carter aleggia su di me, questa sera, con l’amore che aveva per me e l’amore che ho per lei. Lei è venuta giù per una breve visita, credo sia venuta dal cielo per stare con me stasera, per darmi coraggio e ispirazione come ha sempre fatto».
Johnny Cash morirà il 12 settembre 2003, quattro mesi dopo la scomparsa della moglie.
***
Salvador Dalì & Gala
Elena Dmitrievna D’jakonova conobbe Dalì quando già aveva assunto il nome di Gala Éluard, essendo sposata con Paul Éluard. L’incontro avvenne nel 1929, quando Luis Buñuel, che aveva conosciuto e collaborato con Dalì alla realizzazione di Un chien andalou, accompagnò René Magritte con la moglie e Paul Éluard, con la consorte e la figlia Cécile, in Spagna per fare la conoscenza di Dalì.
L’amore tra Dalì e Gala fu immediato, al punto che quest’ultima decise di lasciare Éluard e unirsi all’artista, vivendo con lui a New York, a Parigi e in Spagna. Si sposarono soltanto nel 1958 perché Dalì volle che il matrimonio fosse celebrato in chiesa e i due furono costretti ad attendere la morte di Éluard.
Così Dalì descriveva il suo amore per la musa che gli ispirò tantissime opere:
«Amo Gala più di mia madre, più di mio padre, più di Picasso e perfino più del denaro».
E l’amore fu talmente forte che Dalì ammise:
«Lei mi guarì, grazie alla potenza indomabile e insondabile del suo amore: la profondità di pensiero e la destrezza pratica di questo amore surclassarono i più ambiziosi metodi psicanalitici».
Questa forza, però, non fu capace di sopravvivere alla morte di lei (avvenuta nel 1982), quando Dalì cadde nel vortice della depressione, da cui uscì solo con la morte nel 1989.
***
Pablo Picasso & Dora Maar
Non è facile ricostruire la storia del loro incontro perché esistono diverse varianti che negli anni si sono accreditate come vere, con il sostegno dei racconti degli stessi protagonisti.
Di certo si sa che ancora una volta, al centro di una storia d’amore, c’è lo sfortunato Paul Éluard. Si racconta, infatti, che sia stato lui a presentare Henriette Theodora Marković (alias Dora Maar) a Pablo Picasso, il 1 gennaio 1936, alla prima di Il delitto del signor Lange di Jean Renoir. Ma pare che l’incontro fatale non sia stato questo, bensì quello successivo, quando Picasso rivide Dora sulla terrazza del caffè Les Deux Maots a Saint-Germain-des-Prés. La donna si ferì alla mano mentre giocava con un coltellino, sporcando i guanti bianchi che indossava e che Picasso si fece regalare per conservarli poi nel suo appartamento, quasi come una reliquia posta su una mensola.
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La loro fu una storia tormentata, soprattutto dal carattere di Picasso e dai suoi numerosi tradimenti. Spinta dalla personalità accentratrice dell’artista, Dora abbandonò anche la fotografia, per la quale era, invece, molto portata, per dedicarsi alla pittura, come desiderava Picasso che, però, non perdeva occasione per umiliarla.
Dora stessa si renderà presto conto del potere che Picasso esercitava su di lei e di come la sua personalità ne risultasse schiacciata:
«Ho migliaia di ritratti fatti da lui, ma nessuno è Dora Marr. Sono tutti Picasso».
La loro storia si concluse, o meglio fu chiusa da Picasso nel 1943, a seguito dell’inizio della relazione con Françoise Gilot. È in quest’occasione che Dora pronuncerà le parole più dure:
«Solo io so quello che lui è... è uno strumento di morte... non è un uomo, è una malattia».
E ancora:
«Io non sono stata l'amante di Picasso. Lui era soltanto il mio padrone».
La separazione da Picasso, unita alla sterilità, fu causa di profondo turbamento per Dora al punto che la donna fu ricoverata in una clinica psichiatrica e sottoposta a elettroshock.
Dora morirà nel luglio del 1997, una delle poche amanti di Picasso a sopravvivergli:
«Tutti pensavano che mi sarei uccisa dopo il suo abbandono. Anche Picasso se lo aspettava. Il motivo principale per non farlo fu di privarlo della soddisfazione».
***
Amedeo Modigliani & Jeanne Hébuterne
Jeanne e Amedeo si conobbero a Parigi nel 1917, presso l’Académie Colarossi, dove la Hébuterne, pittrice anch’ella, si era iscritta per perfezionare la sua tecnica. Poco dopo i due divennero amanti e lei, a dispetto della volontà dei genitori, andò a vivere con Modigliani. Verso la fine del 1918 avranno una figlia, Jeanne Modigliani, nata a Nizza, dove si erano trasferiti nella speranza che Modigliani, malato di tisi, potesse trovare un po’ di sollievo.
Poco dopo la nascita di Jeanne, tornarono a Parigi, dove il loro amore s’intensificò, nonostante le ristrettezze economiche e la malattia di Modigliani diventassero sempre più dure.
Amedeo morì il 24 gennaio 1920 presso l’Ospedale della Carità a Parigi, dove era stato ricoverato a seguito di una meningite tubercolare. L’allora ventiduenne Jeanne, sebbene di nuovo incinta, non seppe resistere al dolore per la morte di Modigliani, e si suicidò gettandosi dalla finestra del quinto piano della loro abitazione.
«Devota compagna fino all’estremo sacrificio» recita l’epitaffio.
A renderle pienamente giustizia qualche anno fa ci ha pensato Vinicio Capossela che ha raccontato il loro amore in Modì (1991):
«E allora sto
vicino a te
anche se non vedi che
io son qui vicino a te
questa notte e domani
sarò...»
***
Maria Callas & Aristotele Onassis
La cantante e l’armatore, la donna più amata e ammirata al mondo per il suo talento e l’uomo ricco e ambizioso: sono questi i protagonisti di una delle storie d’amore più raccontate di tutti i tempi, al centro di libri (tra gli altri, Fuoco greco. La storia di Maria Callas e Aristotele Onassis di Nicholas Gage, Sperling & Kupfer) e film, che non sempre hanno segnato la storia del cinema.
Si incontrarono per la prima volta nel 1959, quando Onassis invitò lei e l’allora marito, Battista Meneghini, sul suo panfilo. Fu amore a prima vista, e la Callas allontanò il marito per dedicarsi a questo rapporto:
«Finché non ho incontrato Onassis non sapevo cosa fosse l'amore».
La relazione fu al centro di molte polemiche sia perché entrambi erano legati a un precedente vincolo matrimoniale sia per la forte differenza di età: la Callas, non ancora quarantenne, era più giovane di diciotto anni. Ebbero un unico figlio, Omero, che morì ancora neonato.
La loro storia si concluse dieci anni dopo il loro incontro, e Onassis sposò Jacqueline Kennedy. La reazione della Callas fu molto dura, che così scrisse alla sua maestra di canto:
«Non mi ha detto nulla del suo matrimonio, dopo nove anni insieme è crudele. Ma ti giuro che la pagheranno, tutti e due».
Nonostante il sodalizio artistico con Pasolini che culminò in Medea, la separazione da Onassis segnò anche il declino artistico della Callas, che ben presto si abbandonò alla solitudine, nonostante una breve parentesi con Giuseppe Di Stefano.
Lei stessa confessò a un’amica che:
«Maria ha cominciato a morire quando ha lasciato la musica».
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Richard Wagner & Cosima Liszt
È forse, tra le storie d’amore che stiamo raccontando, quella insieme più scandalosa, almeno per la società contemporanea, e, allo stesso tempo, la più tranquilla.
Quando Richard e Cosima si conobbero, erano entrambi sposati, lui con la cantante Minna Planer e lei con il pianista e direttore d’orchestra, Hans von Bülow, allievo di Franz Liszt (fratello di Cosima) e, come la moglie, fervente ammiratore, oltre che amico, di Wagner.
La relazione tra i due si strinse nel 1864, quando i coniugi Wagner e Von Bülow furono invitati presso il palazzo di Ludwig II di Baviera. Hans accettò la storia tra i due, consapevole che la moglie non avrebbe potuto essere felice se non con Wagner che, a seguito dello scandalo destato dal loro rapporto, fu costretto a lasciare Monaco e a trasferirsi con Cosima sul Lago di Lucerna.
La coppia ebbe tre figli (Isolde, Eva e Siegfried) e solo nel 1870 fu celebrato il matrimonio perché Von Bülow si decise a concedere il divorzio alla moglie solo alcuni anni dopo la nascita dei primi figli di Richard e Cosima.
Vissero insieme fino alla morte di Wagner, nel 1883. Solo quarant’anni dopo la morte di Camilla, furono pubblicati i diari che la donna aveva tenuto fino alla scomparsa di Richard, in cui descriveva quella storia d’amore che Nietzsche definì «una grottesca sceneggiata».
***
Arthur Miller & Marilyn Monroe
«Per sopravvivere, avrebbe dovuto essere più cinica. Invece, era una poetessa all'angolo di una strada, cercando di recitare davanti a una folla che tirava i suoi vestiti».
Così Arthur Miller descrisse Marilyn Monroe, la donna che lo aveva amato con tale intensità e a cui era stato legato per cinque anni, dal 1956 al 1961.
È lo stesso Miller a raccontare questa tormentata storia d’amore nella sua autobiografia, Svolte, in cui narrò anche del dolore della Monroe per l’impossibilità di avere un figlio che coronasse con una famiglia il loro matrimonio. Dal canto suo, Marilyn era talmente presa da Miller, che le fu presentato dal regista Elia Kazan, da accettare addirittura di pagare gli alimenti alla ex moglie dello scrittore.
Quali furono le ragioni del divorzio? Difficile dirlo, anche se fonti vicine alla coppia raccontano che il loro rapporto non fu mai lineare ma, pur essendo Marilyn molto innamorata, proseguì tra alti e bassi.
Sempre per amore, la Monroe accettò di convertirsi all’ebraismo per accondiscendere ad Arthur che, subito dopo il matrimonio, dichiarò che Marilyn avrebbe girato un solo film all’anno per non più di otto settimane di lavoro:
«Sarà principalmente mia moglie. Questo è già un lavoro a tempo pieno».
Marilyn, però, non si lasciò convincere e continuò a lavorare con assiduità. Fu di quegli anni, ad esempio, la realizzazione di Il principe e la ballerina, di Laurence Olivier.
Nonostante i dissapori relativi alla sua carriera professionale, fu proprio grazie a quest’ultima che la Monroe riuscì a offrire il suo aiuto a Miller quando fu sotto processo per essersi rifiutato di rivelare i nomi dei membri di un gruppo letterario sospettato di simpatie comuniste. Marilyn si recò a Washington per testimoniare in favore del marito e pare che sia stata proprio la sua deposizione a salvarlo dalla condanna.
Nel 1961, però, giunse il divorzio, per incompatibilità, anche se voci dell’epoca parlarono con insistenza di una relazione di Miller con la fotografa Inge Morath, conosciuta sul set di Gli spostati, l’ultimo film di Marilyn sceneggiato dallo stesso Miller, e che sposò un mese dopo il divorzio.
Nell’agosto del 1962, Marilyn si uccise, ma forse questa è un’altra storia.
***
Frida Kahlo & Diego Rivera
«Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l'altro fu Diego».
È Frida Kahlo a descrivere in questo modo il suo rapporto con Diego Rivera, che incontrò con l’intento di fargli valutare alcune sue opere. Si sposarono nel 1929, ma la loro unione non fu mai condotta in modo tradizionale ed entrambi intrattennero relazioni extra-coniugali. Solo quando, nel 1939, Rivera tradì Frida intessendo una breve storia con la cognata, lei chiese il divorzio.
Ritornarono insieme nel 1940, quando si risposarono a San Francisco, fino al 1954, anno della morte della Kahlo. È la stessa Frida a spiegare le ragioni di questo rapporto così contrastato in una lettera scritta a Rivera, ma mai spedita:
«La mia notte è senza luna. La mia notte ha grandi occhi che guardano fissi una luce grigia che filtra dalle finestre. La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo. La mia notte è lunga e sembra tesa verso una fine incerta. La mia notte mi precipita nella tua assenza. Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore. La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine. Cerco un punto di contatto: la tua pelle.
Dove sei? Dove sei? Mi giro da tutte le parti, il cuscino umido, la mia guancia vi si appiccica, i capelli bagnati contro le tempie. Non è possibile che tu non sia qui. La mia mente vaga, i miei pensieri vanno, vengono e si affollano, il mio corpo non può comprendere. Il mio corpo ti vorrebbe. Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità. La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio.
La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo. La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra. Il mio corpo non può comprendere. Ha bisogno di te quanto me, può darsi che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt’uno. Il mio corpo ha bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita. La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto, privo della sostanza materiale. La mia notte mi brucia d’amore».
***
Federico Fellini & Giulietta Masina
S’incontrarono nel 1942 agli studi dell’EIAR. Giulietta aveva ventuno anni, Federico ventidue.
Come fu l’incontro? Lasciamo parlare i due protagonisti:
«Sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. È tutt’occhi, occhi profondi, inquieti, indagatori».
«È un peperino piccolo piccolo, mi piace tanto, mi fa tanto ridere».
Si sposarono l’anno successivo. E restarono insieme fino al 1993, anno in cui Fellini morì, seguito, a pochi mesi di distanza, dalla stessa Masina.
Il loro è stato uno dei sodalizi più solidi sia in ambito privato sia sul piano lavorativo, dove Giulietta è stata protagonista di alcuni dei film più belli di Fellini, Le notti di Cabiria, La strada, Giulietta degli spiriti e Ginger e Fred.
Un matrimonio, questo, durato grazie soprattutto a Giulietta, che volle perdonare i molti tradimenti del marito, inclusa la relazione con Anna Giovannini, che rivelò di essere stata l’amante di Fellini per ben trentasei anni.
Sarà Giulietta stessa a descrivere in maniera incisiva il loro rapporto:
«Non aver avuto figli ci ha fatto diventare figlio e figlia dell’altro, così ha voluto il destino».
Ma le parole più dolci furono quelle che Federico dedicò a Giulietta:
«Giulietta mi è parsa subito una misteriosa persona che richiamava una mia nostalgia di innocenza. Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze la cui chiave è Giulietta. Mi prende per mano e mi porta in zone dove da solo non sarei mai arrivato».
Fino ad ammettere di essere nato solo il giorno in cui s’incontrarono.
***
Rudolf Nureyev & Erik Bruhn
Il ventitreenne Rudolf Nureyev incontrò il trentatreenne Erik Bruhn a Copenaghen nel 1961. Tra i due scattò subito la scintilla che li portò verso un rapporto d’amore molto tormentato, visti i continui tradimenti di Rudolf.
Erik fu per lui non solo un amante, ma anche colui che lo protesse, fino a quando gli fu possibile, dalle sue stesse follie. Basti ricordare che, in quegli stessi anni, Nureyev intrattenne una relazione sessuale anche con Margot Fonteyn, altra grande ballerina inglese, cui rimase legato anche quando la relazione terminò e lei, ammalatasi di cancro, dovette ritirarsi dalle scene.
Nureyev ebbe molti amanti, ma forse l’unico intenso rapporto d’amore fu quello con Erik Bruhn al quale rimase legato fino alla morte di lui, nel 1986.
***
L’omaggio di Sky Arte
A queste storie d’amore Sky Arte dedicherà una trasmissione in dieci puntate, Artists in love (le illustrazioni riportate sopra sono di Chiara Ghigliazza e fanno parte del repertorio di immagini dello show).
Condotta da Samantha Morton, la trasmissione andrà in onda ogni martedì, a partire da questa sera, alle 21.10.
***
Non resta, dunque, che lasciarci guidare dalla forza e dalle suggestioni che possono comunicarci queste dieci storie, tra le più belle e intense del mondo artistico.
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