Lasceresti i tuoi figli con questa babysitter? “Ninna nanna” di Leïla Slimani
Si addentra nei meandri della psiche umana, nel mistero della sua imprevedibilità, Leïla Slimani nel suo ultimo romanzo.
Premio Goncourt 2016, edito da Rizzoli nella traduzione di E. Cappellini, Chanson Douce, in italiano Ninna Nanna, narra la drammatica storia di Louise e della coppia di giovani professionisti che l’hanno ingaggiata, per accudire i loro due bambini. Sullo sfondo, una Parigi multietnica, attraversata dalle inevitabili tensioni culturali che la città, in qualche modo, riesce giorno per giorno a metabolizzare e a tradurre in forme di convivenza, dagli equilibri più o meno solidi.
Miriam è un’avvocata che, alla nascita dei figli, decide di dedicarsi esclusivamente alla famiglia. Lei e il marito Paul, un uomo in carriera nel settore discografico, non hanno mai voluto una babysitter, nonostante Mila, questo il nome della prima figlia, fosse una bambina fragile, irritabile e richiedesse continue attenzioni. Con la nascita di Adam, a un anno e mezzo dalla sorellina, le dinamiche familiari si fanno faticose per Miriam, mentre Paul, che sta tutto il giorno fuori casa per lavoro, sembra non comprendere il disagio della moglie. Con il passare dei mesi, aumenta sempre più in Miriam la frustrazione. Così, il piacere di seguire i bambini, di vederli crescere, lascia il posto a una devastante sensazione di solitudine e di impoverimento culturale, alla vergogna di doversi definire niente più che una casalinga.
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L’incontro fortuito con un collega dei tempi dell’università, le offre la possibilità di tornare al lavoro ed è un’opportunità che Miriam decide di cogliere. Inizia così la ricerca di una tata che si occupi dei bambini e della casa. La scelta cade su Louise. Referenziata, intelligente, è subito accettata dai bambini, anzi è proprio Mila che la sceglie. Louise si prende cura dei bambini, è una brava cuoca e si occupa anche della casa, che si trasforma in breve tempo in un perfetto interno borghese, mentre Myriam e Paul si adattano ben volentieri alla sua sollecitudine. Cosa sia di Louise quando non è al lavoro non li interessa, anzi non riescono nemmeno a immaginare che lei possa avere una vita sua.
Si staglia, dunque, tra le righe, la figura di Louise, la sua personalità, la sua storia, i problemi economici e l’abisso di solitudine nel quale sta lentamente precipitando. Vedova da qualche anno, è stata abbandonata dall’unica figlia, che l’ha lasciata senza darle più notizie di sé. Inoltre, ha grossi problemi economici, con un affitto che non riesce più a pagare e un’ingiunzione del fisco. I suoi problemi iniziano a sommergerla, fino a soffocarla. E questo produce lentamente delle ripercussioni sul piano emotivo e comportamentale che non sfuggono a Paul e Myriam, i quali, però, non possono cogliere la gravità di quanto sta accadendo nella sua mente. Sul lavoro inizia a essere ossessiva, maniacale. Si aggrappa in maniera irragionevole alla famiglia che l’ha accolta come a un’ancora, come all’ultima possibilità che le consenta di sfuggire alla perdita della sua integrità mentale. Cerca la perfezione in tutto quello che fa, fino al parossismo e alla tragedia finale, incomprensibile e senza appello.
Il romanzo è scritto con uno stile semplice e scorrevole; inoltre, nel primo paragrafo è presentata la dolorosa scena finale, un espediente che tiene alta la tensione e l’attenzione del lettore per tutto lo sviluppo della storia. Paul e Myriam sono descritti in maniera non banale, con aspetti e comportamenti a tratti contraddittori, così che si percepisce una complessità che li rende sufficientemente credibili. Meno articolata è l’evoluzione di Louise, la quale precipita nel baratro della disperazione e della follia senza che il lettore sia sufficientemente accompagnato nel tentativo di comprendere la profondità del disagio dal quale origina un epilogo così drammatico. Qualche stravaganza comportamentale, la solitudine, la paura di essere abbandonata da Paul e Myriam non sono segnali in grado di giustificare il finale.
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Ma, in effetti, è la stessa difficoltà a comprendere l’accaduto, lo stesso senso di impotenza che assale l’ispettrice incaricata delle indagini, la quale si soffermerà più volte sulle registrazioni delle telecamere che mostrano Louise con i bambini al supermercato, poche ore prima della tragedia; tornerà nell’appartamento a cercare indizi, particolari. L’ispettrice che proverà «ad affondare le mani nella psiche malata di Louise» e che, alla fine, non troverà risposte né, tantomeno, spiegazioni.
Per la prima foto, copyright: Alexander Dummer.
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