"La vita senza conseguenze", lettura con Adrian Suciu
tanto ti amo in quanto
i figli di tutte le donne sole del mondo hanno un padre
e noi siamo un orfano piangendo appeso al collo
di un uomo che piange.
tanto ti amo in quanto
nessun esercito prende più prigionieri
gli sconfitti muoiono tutti nel nostro amore.
tanto ti amo in quanto ti si sono seccate le mani
tanto ti amo in quanto meriti tutto ciò che mi accade.
(Poema d'amore)
Difficile parlare di poesia. Szymborska, premio Nobel per la letteratura, direbbe che piace ad alcuni, cioè non a tutti. Eppure dinanzi a versi come quelli del Poema d'amore, non c'è animo pulsante di vita che non percepisca un fremito, pur lieve, o che non brami a perdersi in un tal sentimento, se la propria sensibilità appare simile alla corda tesa di un violino.
Poema d'amore è figlio di Adrian Suciu, uno dei più apprezzati poeti romeni contemporanei, il quale dimostra, nella raccolta Viata fara urmari (La vita senza conseguenze), di saper scuotere il lettore attraverso metafore penetranti, inedite, sorprendenti. E, se la vita è senza conseguenze, la lettura di questi versi non segue la stessa scia. Si resta entusiasti, commossi, scossi, desiderosi di tremare per quello stesso amore del quale racconta il poeta o in cerca dei ricordi dell'infanzia, o meglio, dei loro profumi e sapori.
Addentrandosi nella raccolta, si apre un nuovo mondo, quello creato dalla lirica di Suciu, dove una donna è:
tenera
come un ateo che accende candele per i morti
nell'idea che non si sa mai.
Mentre nuove mitologie stanno per essere stese:
sull'amore:
adoro contarti i panni al mattino.
Sulla guerra:
che non ci infastidisca a letto.
“Adrian Suciu – afferma nella prefazione di Viata fara urmari Daniel Cristea-Enache – scrive una poesia concentrata, allo stesso tempo metaforica e ironica, la quale mi è difficile collegare a una generazione. Ecco un indizio certo di originalità [...]”.
Provocatorio, romantico, insolito come la promessa contenuta nella poesia Il motivo esatto (Motivul exact):
Sono stato in un silenzio cattivo.
È arrivata una donna con una bocca quanto un pane nel petto e ha
avuto pietà di gridare. Ha detto sottovoce
che non puoi lottare contro il diavolo se non tenendolo nel corpo
e cambiandogli la biancheria sempre.
Arrivi a essere solo e non aver più spazio a causa della tua presenza nella
tua solitudine.
Prometto che scoprirò perché moriamo. Non una spiegazione vaga.
Il motivo esatto.
Resta un compito arduo quello di parlare di poesia. Le sensazioni sono soggettive, nascono plasmate dalla sensibilità individuale e, nell'universale, condividono soltanto una sfumatura. Spogliata dalle sensazioni, la si sorprende nella sua nudità, uno scheletro ingiallito dal tempo composto da logoi, allitterazioni, epiteti, licenze. Rimane un'unica soluzione: leggerla, percepirla, centellinarla seguendo i ritmi, i sussulti del proprio animo, qualora non si voglia assaggiare soltanto dall'osso di uno scheletro.
Adrian Suciu (1970) si laurea in Lettere presso l'Università di Cluj. Dagli studi, desidera ricordare le amicizie, i divertimenti e la grammatica della lingua romena – scrive nel suo sito internet. Convinto che grazie alla poesia non si possa vivere, svolge, lungo gli anni, diversi lavori: elettricista, insegnate, giornalista, funzionario pubblico. I suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue europee, tra cui inglese, francese, tedesco, ungherese.Ha vinto numerosi premi ai Festival della Lettura sia nazionali sia internazionali, mentre – si legge ancora nel suo sito – uno dei suoi principi di vita è: trovi sempre una mano che ti aiuti alla fine del tuo braccio. Ha pubblicato sei volumi di poesia, un opuscolo politico (Plus) e un romanzo Sesso con donne (Sex cu femei) premiato dall'Unione degli scrittori romeni in quanto “Libro dell'anno”.
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