“La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin” di Enrico Ianniello: comunicare fischiando
È appena arrivato nelle librerie La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin (Feltrinelli), romanzo d’esordio di Enrico Ianniello, attore teatrale molto attivo sulle scene italiane, oltre che volto noto ai telespettatori per la sua partecipazione a diverse produzioni televisive degli ultimi anni.
La storia inizia a Mattinella, minuscolo borgo dell’Irpinia collocato «sulla caviglia dello stivale Italia», dove Isidoro nasce da Quirino Raggiola, sindacalista con doti poetiche e da Stella Dimare, pastaia che ogni giorno produce chili e chili di meravigliosa pasta fresca, dai formati fantasiosi, vendendola a tutto il circondario. Fin dal momento della nascita, Isidoro si distingue per una particolarità: anziché strillare, come tutti i neonati, ha annunciato la sua venuta al mondo con un potentissimo fischio, e la sua abilità nel fischiare in tutti i modi, prima ancora d’imparare a parlare, lo porta a comunicare con gli uccelli, a cominciare dal merlo indiano Alì, e a tenere in seguito concerti in compagnia di un musicista del paese. Attorno a lui si muove un mondo di personaggi fantasiosi e abbastanza stralunati: il padre che scrive poetiche lettere a tutti, compreso il Presidente della Repubblica Pertini (siamo alla fine degli anni Settanta), la dolce bimba Marella amica di sempre, due sindacalisti che meditano rapimenti nello stile delle Brigate Rosse per pagarsi la rivoluzione, fino a un etnologo francese di passaggio, dedito allo studio delle tradizioni locali, che dà a Isidoro il soprannome di Sifflotin.
Improvvisamente, però, questa piccola comunità coesa e serena viene spazzata via da una tragica realtà, e Isidoro è costretto a trasferirsi a Napoli per affrontare da solo il delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta, senza il supporto di tutti coloro che hanno allietato gli anni della sua infanzia luminosa e spensierata.
Romanzo di formazione per eccellenza, La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin appare nettamente diviso in due parti, spiazzando un po’ il lettore che non si aspetta un cambiamento di rotta tanto brusco.
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Nella prima, il lettore viene introdotto nella vita di Mattinella dalla voce narrante di Isidoro, che descrive gli avvenimenti e le persone che lo circondano dal punto di vista di un bambino di nove anni, la cui esperienza è quindi forzatamente limitata al poco che ha avuto la possibilità di conoscere fino a quel momento. Questo permette però di presentarci come plausibile il suo linguaggio parallelo fatto di fischi, con cui comunicare alla perfezione e creare addirittura un Fischiabolario per renderlo comprensibile a tutti, in una sorta di “realismo magico” alla Garcia Marquez.
Solo qualche citazione occasionale (il Presidente Pertini, l’uccisione del sindacalista Guido Rossa), che Enrico Ianniello lascia qua e là, permette di inquadrare la storia in un tempo preciso, ma nella seconda parte del libro il protagonista è costretto a scontrarsi in modo brutale con una realtà tragica e del tutto imprevista.
In una Napoli solare, e grazie all’aiuto di un nuovo personaggio molto particolare, il ricco Enzo che si fa cieco dopo una delusione d’amore, Isidoro mette a frutto la sua capacità di comunicare attraverso i fischi, fino a trovare una sua collocazione definitiva.
Mondo reale e mondo fantastico si mischiano alla perfezione in questa storia, che si fa leggere con piacere, anche se talvolta l’ampio uso di espressioni dialettali, per quanto del tutto plausibile nel contesto della vita di Mattinella, può risultare leggermente ostico a un lettore non meridionale: La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin si rivela quindi, nel complesso, come un romanzo d’esordio più che promettente.
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