“La vita di Marianna” di Marivaux: una prefazione per creare l’illusione della realtà
Nel 1728, Carlet de Chamblain de Marivaux inizia la stesura di La vita di Marianna, romanzo d’appendice rimasto incompiuto, nel quale si raccontano le avventure di una giovane ragazza, orfana e incerta delle proprie origini che prova a conquistarsi un posto nella società grazie alla sua bellezza e alla sua intelligenza.
Marivaux, fedele alle dinamiche dei suoi tempi, inizia l’opera con una prefazione particolare, un avvertimento al lettore nel quale sostiene di non essere lui l’autore della storia,ma di aver semplicemente “trovato” il manoscritto. Questa tecnica gli consente di creare l’illusione della realtà, di elevare Marianne da personaggio di finzione a persona realmente esistita, riuscendo così a stabilire un legame speciale, quasi di confidenza, tra lettore e narratore.
Leggiamo la traduzione della prefazione:
Avvertenza
Siccome si potrebbe sospettare che questa storia sia stata creata apposta per compiacere il pubblico, sento di dover avvertire che io stesso l’ho appresa da un amico che l’ha realmente trovata, come dice in seguito, e che il mio unico ruolo è stato quello di aver ritoccato alcuni punti troppo confusi e trascurati. La verità è che, se fosse una storia semplicemente immaginata, è evidente che non avrebbe la forma che ha. Marianne non vi farebbe delle riflessioni così lunghe e frequenti: ci sarebbero più fatti e meno morale; in poche parole, ci si sarebbe conformati al gusto comune odierno, il quale, per un libro di questo genere, non apprezza le cose troppopensate e ragionate.Quello che si vuole nei racconti d’avventura, sono proprio leavventure, e Marianne, nello scrivere le sue, non ha tenuto conto di ciò. Si è concessa tutte le riflessioni che ha sviluppatosulle vicende della sua vita; riflessioni talvolta corte, altre lunghe, a secondadel gusto che vi ha trovato. Scriveva a un’amica a cui, a quanto pare, piaceva ragionare: e del resto Marianne aveva abbandonato la vita mondana, situazione che rende l’animo serio e filosofeggiante. Insomma, ecco la sua opera così com’è, con qualche piccola correzione. Offriamo la prima parte ai lettori, per vedere cosa ne diranno. Se è gradita, il resto sarà dato alle stampe successivamente; è pronto. Prima di offrire questa storia al pubblico, bisogna riferirgli come l’ho trovata.
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Sono ormai passati sei mesi da quando ho comprato una casa di campagna a qualche lega da Rennes, la quale è passata tra le mani di cinque o sei persone, una dopo l’altra, nell’arco di trent’anni. Ho voluto fare dei cambiamenti nella disposizione del primo appartamento, e in un armadio ricavato nella rientranza di un muro, sono stati trovati diversi fascicoli di un manoscritto che conteneva la storia che leggeremo, e il tutto in una scrittura femminile. Me lo portarono; lo lessi con due dei miei amici che erano da me, e che da quel giorno hanno continuato a ripetermi che bisognava farlo stampare: io sono d’accordo, anche perché questa storia non riguarda nessuno. Capiamo dalla data che abbiamo trovato alla fine del manoscritto che è stato composto quarant’anni fa; abbiamo cambiato il nome delle due persone delle quali si parla e che sono morte. Quello che vi è scritto di loro è del resto poco rilevante, ma non importa: è sempre meglio eliminare i loro nomi.
Ecco tutto quello che avevo da dire: questo breve preambolo mi è sembrato necessario, e l’ho fatto meglio che ho potuto poiché io non sono un autore, e non verrà mai stampato nulla di mio oltre a questa ventina di righe.
Adesso passiamo alla storia. Si tratta di una donna che racconta la sua vita; non sappiamo chi fosse. È la Vita di Marianna; è lei stessa a darsi questo nome all’inizio della sua storia; in seguito prende il titolo di contessa; parla a una delle sue amiche il cui nome è lasciato in bianco, e questo è tutto.
Quando vi ho fatto il racconto di qualcuna delle peripezie della mia vita, non mi aspettavo, mia cara amica, che mi avreste pregato di offrirvela interamente, e di farne un libro da stampare. È vero che la storia è molto singolare, ma la rovinerei, scrivendola; perché dove volete che trovi uno stile? È pur vero che in giro mi hanno definito saggia; ma, mia cara, credo che questa saggezza sia fatta per essere detta, e che non varrà niente a essere letta.
Noi altre belle donne, poiché sono stata anch’io tra queste, nessuno è più saggio di noi, quando abbiamo un po’ di saggezza: gli uomini in quel caso non riconoscono più il valore di quello che diciamo; ascoltandoci parlare, ci guardano, e quello che diciamo trae vantaggio da quello che loro vedono.
***
Ecco in che modo Marivaux costruisce l’illusione di una storia vera raccontata da un personaggio realmente esistito. La descrizione del ritrovamento del manoscritto, l’esortazione alla pubblicazione da parte dei suoi amici, la confessione di aver apportato solo qualche piccola modifica, e non ultima, la dichiarazione di Marianne di non voler pubblicare la sua storia perché lei non è una scrittrice e non ha un “stile”, sono tutti elementi fondamentali per sorreggere la struttura di questo incipit volto a risultare verosimile per avvicinare il lettore al narratore e interessarlo maggiormente alla storia che viene raccontatane La vita di Marianna.
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