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La virtù della pazienza. “I primi viaggi di Andy Catlett” di Wendell Berry

La virtù della pazienza. “I primi viaggi di Andy Catlett” di Wendell BerryProcedere attraverso le pagine di un romanzo di Wendell Berry, e I primi viaggi di Andy Catlett non fa eccezione, significa – in particolare per chi, come il sottoscritto, è cresciuto in una circoscritta realtà dalle solide radici agresti – scendere a patti con la commozione suscitata dal ricordo, che da confuso e lontano nel tempo si fa sempre più vivido e delineato, delle origini della propria infanzia. Un viaggio alle basi di una sconfinata purezza di cui si intravedono i tratti e i confini, alla quale è lecito anelare anche senza averla mai conosciuta direttamente.

Il terzultimo romanzo dello scrittore del Kentucky arriva in Italia dodici anni dopo la sua pubblicazione negli U.S.A. (nel 2006, per Shoemaker & Hoard), come sempre grazie a Lindau e all’ottima traduzione di Vincenzo Perna, che per la casa editrice torinese si è occupato anche di tutti i suoi precedenti lavori.

In circa centoquaranta pagine ritroviamo intatto lo sguardo pieno di genuino affetto che contraddistingue la costruzione letteraria di quella che a buona ragione può essere definita la “saga” di Port William, l’articolato universo – fittizio eppure così reale – creato da Berry, di cui I primi viaggi di Andy Catlett può essere considerato un’ideale introduzione.

 

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Dopo solo alcune pagine appare chiaro al lettore che il protagonista del libro, il piccolo Andy Catlett, ragazzino di nove anni che negli ultimi giorni del 1943 parte da solo in autobus per un breve ma significativo viaggio che lo condurrà in visita dai nonni paterni e materni, altri non è che un alter ego dell’autore (nato appunto nel 1934): l’espediente rappresenta l’architrave narrativo del libro, che è infatti intelligentemente strutturato attorno al continuo raffronto tra i pensieri che affollano la mente del bambino i cui occhi e il cui spirito si aprono alla comunità rurale e al variopinto ambiente che la compone, e le riflessioni dello scrittore adulto che, se in parte riconosce disilluse e lontane nel tempo le speranze che hanno circondato la sua infanzia, dimostra di avere una solida tempra etica attraverso la cui lente è in grado di leggere le tappe del cambiamento che ha invaso, stordendola, la porzione di mondo che era solito chiamare casa.

«Perciò mi misi di nuovo in viaggio attraverso Port William, il nucleo, il centro del territorio che già allora rappresentava la mia patria più intima e che è rimasto tale per tutta la vita (…)».

La virtù della pazienza. “I primi viaggi di Andy Catlett” di Wendell Berry

Non è raro imbattersi in passaggi simili a questo durante la lettura, dediche piene d’affetto a un piccolo universo cesellato come un cammeo.

 

Il percorso intrapreso dal giovane Catlett-Berry diviene di fondamentale importanza nella costruzione del suo sguardo e della sua forza d’animo, modellata dall’altruismo austero della famiglia, dal padre di poche parole ai nonni, amorevoli creature in qualche modo fuori dal tempo, abituati a un’esistenza frugale che non rinuncia però ad archetipici valori: sono loro la porta d’accesso del protagonista alle sfaccettate riflessioni sulla consapevolezza dell’abitare un luogo, sui risvolti etici delle scelte che indirizzano l’esistenza, giudicare un uomo e il suo comportamento, il sacrificio del mestiere legato egualmente alla meticolosa ripetizione della fatica e all’imprevisto.

I tempi della vita – che assumono qui una cadenza quasi musicale, benché la musica sia la grande assente dal romanzo, sostituita dai rumori scanditi dalla lenta attività umana e assecondati da una natura osservatrice – registrati dal Berry narratore anziano tradiscono nostalgia quanto quelli del giovane Catlett-Berry trasudano meraviglia; non manca nulla in questa pittura realista tipica della grande letteratura occidentale (riuscita): la guerra stessa irrompe fuori campo con una forza narrativa destabilizzante, e senza mai essere descritta direttamente altera gli equilibri emotivi della grande famiglia allargata del protagonista, funestata da ansie e lutti, anche se a riequilibrare tutto si impongono ancora una volta gli ancestrali ritmi della comunità.

La virtù della pazienza. “I primi viaggi di Andy Catlett” di Wendell Berry

Ciò che la prosa di Wendell Berry ci insegna con gentile ostinazione è la cura che dovremmo riporre nella coltivazione di una virtù ormai estremamente rara: la pazienza. Attendere segnali minimi, saperli riconoscere, permettersi il lusso di rinunciare, individuare enormi battiti tra piccolissime pieghe, potersi entusiasmare per un’amicizia fatta di poche parole.

 

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Ne I primi viaggi di Andy Catlett risiede dunque molto più che una semplice iniziazione alla vita adulta; lontano dalla pesantezza moraleggiante della parabola, ma rigoroso quasi quanto un testo religioso, l’intenso scritto di Berry descrive una presa di coscienza, e proprio in questo particolare svela tutto il suo amore per l’avventura dei giorni che si aprono agli occhi di un ragazzino, filtrato dai saggi ricordi di una voce prossima ma lontana negli anni.

Come suggerisce Francesca Matteoni su Nazione Indiana, Wendell Berry, l’agricoltore e il narratore, il saggista e il contadino, abituato all’attesa e alla lenta maturazione dei sentimenti, ci invita a «coltivare l’intimità con chi ci capita accanto», rendendoci conto che «oltre al progresso o al regresso ci sono altre vie laterali, circolari, vie che uniscono famiglie e persone».


Per la prima foto, copyright: Amy Reed.

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