La verità prima del colpevole. “L'uomo che dorme” di Corrado De Rosa
L’uomo che dorme (Rizzoli) è l’opera prima di Corrado De Rosa, psichiatra 43enne nativo di Salerno. L’autore è al suo primo cimento letterario anche se non è propriamente un novizio avendo già pubblicato saggi scientifici e divulgativi nell’ambito della sua professione.
Gli stilemi del romanzo ricordano le tematiche noir per l’argomento principe di cui tratta il libro: l’assassinio di due anziane prostitute con la polizia, sotto pressing, che porta avanti le difficili indagini, cercando di stringere i tempi perché fuori ci potrebbe essere un serial killer. Lo scenario in cui svolge la vicenda è la città di Salerno nel periodo del febbraio 2012, in cui il protagonista del romanzo ha il suo vissuto nel tran-tran quotidiano. Il suo nome è Antonio Costanza e di professione fa lo psichiatra (ogni riferimento all’autore del libro è puramente casuale!).
Costanza, 40 anni, rappresenta la nemesi della risolutezza: divorziato (non si capisce perché nonostante una moglie bella e intelligente, per lui che non è certamente né Brad Pitt né George Clooney), con un figlio (afflitto da qualche problema tipicamente adolescenziale) e un lavoro che gli scorre addosso fra turni ospedalieri e perizie psichiatriche come consulente del Tribunale. Dante lo avrebbe probabilmente collocato nel girone infernale degli accidiosi per l’indolenza e la voglia di “non fare”. Attorno a lui girano tanti amici e conoscenti oltre che pazienti che sembrano riempire il nulla della sua vita. Nemmeno l’incontro con l’avvenente giornalista Laura Santamaria, che si interessa al fatto di “nera” in questione per un giornale locale, ne risolleva l’animo (il rendez vous amoroso nelle lenzuola in casa della donna probabilmente gli scivola quasi addosso con disinteresse).
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Antonio Costanza assomiglia a un boccale di birra: se non la si beve subito, la spuma svanisce lasciando insoddisfatto il palato. Il nostro dottore viene coinvolto come consulente nella perizia psichiatrica del presunto colpevole degli efferati omicidi, dando, in questo frangente, il meglio di sé come “professional”, quasi senza consapevolezza. La vicenda scorre interessante prendendoci magneticamente come lettori, quasi come fosse una fiction tv. Non facciamo spoiler sul resto della trama e sul finale, ma ci piace approfondire alcuni punti secondo la nostra visione e opinione.
L’autore narra con estrema crudezza gli omicidi delle due prostitute (bello il mistero creato su come sia capitato, ammantato di dettagli che depistano il lettore), ricordandomi quasi il Patrick Bateman di American Psycho di Bret Easton Ellis, autore americano di fine anni Novanta dello scorso millennio. Inoltre, De Rosa approfitta della trama per raccontarci di Salerno e della sua crisi economica del 2012, un po’ come fa il greco Petros Markaris nei suoi thriller con protagonista il commissario Charitos al tempo della recessione ateniese. Inoltre, i dialoghi serrati presenti ne L’uomo che dorme sono ricchi di modi di dire tipicamente “campani” che l’autore mette in bocca ai vari personaggi. Per esempio, il “friggere il pesce con l’acqua” è uno spunto che ricordiamo in modo particolare. Spesse volte l’autore fa ricorso al corsivo contemporaneamente al parlato di un personaggio, mettendo in evidenza quei comportamenti mentali che capitano anche nella vita reale. Il personaggio di Antonio Costanza è ben delineato e caratterizzato e, se sulle prime ci sta un po’ antipatico, man mano ci fa quasi tenerezza e siamo portati a fare il tifo (calcistico) per lui. Lui pieno di manie e di fisime, che gira in Vespa nonostante un freddo cane, sebbene abbia una MiTo rossa (o meglio “granata”, come dice lui, tifoso della Salernitana, la cui casacca ha lo stesso colore), scoprendola per noi quasi sul finire del libro.
Il romanzo si snoda in tre parti in cui l’autore De Rosa riversa gran parte delle sue esperienze lavorative, lasciandoci con l’interrogativo che questo dottor Antonio Costanza abbia qualcosa di “reale” più di un mero personaggio di fantasia. Altre tematiche toccate nel libro: quelle del rapporto fra genitori e figli nonché fra uomini e donne, in tutta la loro complessità.
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L’autore sembra quasi prenderci per mano per condurci nella “mente” dei vari personaggi e naturalmente siamo portati a fare un paragone con la nostra vita reale quotidiana. Alla fine, si capirà anche la genesi del titolo, quasi come se De Rosa, con L’uomo che dorme, ci avesse voluto dare una chiave di lettura pronta per l’uso. In definitiva, possiamo dire che il dottore Antonio Costanza sia uno di noi, con le sue debolezze e le sue skill (nascoste), uno che dice: «Io non cerco il colpevole. Cerco la verità».
Per la prima foto, la fonte è Wikipedia.
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