La verità e il suo contrario. “Hanno tutti ragione?” di Massimo Adinolfi
Verità, post-verità, fake news, Big Data, democrazia, Rete, politica, populismo. Sono questi i termini che più spesso oggi si ascoltano e si leggono sui media, nelle discussioni e nei dibattiti, compresi quelli istituzionali. Estremizzando, potrebbero addirittura essere indicati come i simboli della società attuale e del suo cambiamento in quanto ognuno di essi rimanda a un aspetto della quotidianità che oramai appartiene a tutti e a ognuno.
Ma quanto del loro reale significato come anche delle effettive applicazioni e implicazioni se ne conosce davvero? Non molto in realtà. E il libro di Massimo Adinolfi, Hanno tutti ragione?, uscito lo scorso giugno con Salerno Editrice, conferma l'eccesso di superficialità dell'informazione corrente, nonché la presunzione di conoscenza di gran parte degli utenti, che poi altri non sono che cittadini ed elettori.
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La democrazia per essere davvero tale necessita la volontà e la possibilità di dare voce a tutti e di accogliere in sé anche opinioni e pareri discordanti tra loro. Deve basarsi sul principio della rappresentatività e sulla mediazione. Tutto questo in alcun modo fa venire meno l'importanza della verità in assoluto e della verità in democrazia. Una democrazia rappresentativa della volontà del popolo che esprime la sua sovranità mediante il voto ma che deve, per rimanere tale, conservare le istituzioni e gli istituti fondamentali. In prima istanza il Parlamento che non rappresenta l'organo esecutivo della volontà popolare bensì un organo deliberativo nel quale, per tramite degli eletti, confluiscono tutte le singole volontà degli elettori. O almeno così dovrebbe essere. Non si può davvero pensare di migliorare la democrazia eliminando il Parlamento e le sue funzioni come, per assurdo, non si può pensare di velocizzare la Giustizia eliminando i processi. Concetti purtroppo non così scontati come dovrebbero invece essere e che l'autore fa molto bene a chiarire e analizzare nel dettaglio.
L'ultima parte del libro è dedicata alla giustizia, ma non quella rappresentata dalla magistratura. La giustizia cui fa riferimento Adinolfi è quella sommaria che tiene banco su media e social network. Quella immediata, categorica, perentoria. Che assolve o condanna gli esseri umani in base a una foto, un post, un articolo o addirittura solamente il titolo. Un fenomeno sociale e culturale che si è amplificato a dismisura grazie ai social e che necessita, per l'autore, di un argine. Altrimenti davvero il rischio sarà che sempre più cittadini si convinceranno dell'inutilità delle istituzioni, in questo caso la magistratura, e che sia più veloce ed efficace la Giustizia del fai da te.
I processi, o meglio le sommarie sentenze mediatiche andrebbero evitate e sarebbe più opportuno tacere. Laddove invece è assordante il silenzio, per Massimo Adinolfi, è nel ruolo che ricoprono le opposizioni in Parlamento le quali, invece di dibattere per far valere comunque idee e progetti, per frenare quelle contrarie, si lasciano andare invece a un imbarazzante mutismo, colmato, si fa per dire, soltanto da cinguettii mediatici che, non di rado, scadono in veri e propri scontri a colpi di tweet e risposte tra gli esponenti di maggioranza e minoranza. Un infelice spettacolo che andrebbe senz'altro limitato. Un altro argine che occorrere erigere o fortificare.
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Massimo Adinolfi utilizza un impianto filosofico molto tecnico e preciso per costruire la struttura portante del libro ma riesce comunque a dare un taglio piacevolmente discorsivo all'intero narrato, che non risulta ostico o pedante, tutt'altro. Complici anche gli argomenti di stretta attualità, Hanno tutti ragione? è un saggio che ben si presta a una gradevole lettura anche laddove il lettore non è alla ricerca di un manuale o un libro tecnico in senso stretto. Non per questo vengono meno la qualità dello scritto o la validità del narrato.
Per la prima foto, copyright: Nicolas Picard su Unsplash.
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