La strage di Nassiriya, una giornata dall’aria antica
Poche pagine, circa 100. Otto brevi racconti e otto punti di vista differenti. Un terribile argomento: l’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, dove persero la vita ben 28 persone, 19 italiani e 9 iracheni. E un solo e angosciante filo conduttore: la paura...
Tutto questo è il libro Una giornata dall’aria antica di Antonella Serrenti. L’editore è Graphe.it, di Perugia, piccola casa editrice nata nel 2005.
Una giornata dall’aria antica è una raccolta di racconti che ruota intorno alla strage verificatasi nella città irachena e, come anticipato, si compone di otto storie, ognuna con un proprio punto di vista: c’è il veterano che si lascia rapire dai tragici ricordi legati al passato e alla guerra, un bambino che assiste attonito all’annuncio del padre di voler partire per l’Iraq, un soldato che scampa all’attentato, l’adolescente che perde il genitore, il politico che tenta di districarsi e rispondere diplomaticamente alle domande dei giornalisti, un militare che – per la strada – trema davanti a un misterioso cumulo di stracci e il bambino che, seguendo la logica e gli insegnamenti del padre, compie uno degli attacchi.
E poi c’è il suo, di racconto, quello dell’autrice. L’unico autobiografico di tutto il libro e che dà il titolo alla raccolta: l’esperienza di una madre che aspetta notizie del figlio subito dopo l’attentato. Antonella Serrenti, infatti, è la mamma di un soldato che, all’epoca dei fatti, era lì, di stanza proprio a Nassiriya.
Ogni narrazione tenta di esorcizzare quell’unico stato d’intensità emotiva che va sotto il nome di paura: da quella di perdere un figlio a quella di veder partire il proprio padre per sempre, da quella di rivivere i ricordi che fanno troppo male a quella di non riuscire a compiere il proprio dovere e far saltare in aria i “senza Dio italiani”.
In un’intervista pubblicata sul sito blog.graphe.it l’autrice dichiara: «Questo libro è per me la volontà di cancellare, una volta per tutte, quell’impronta che ha lasciato sul cuore la paura dell’attesa. L’amore per un figlio è irrazionale e il pensiero di saperlo ferito o peggio ancora, di averlo perso è devastante».
Punto in comune tra tutti i racconti è anche l’appartenenza o la vicinanza dei protagonisti alla Brigata Sassari, storica fanteria dell’esercito italiano di cui era membro anche il figlio di Antonella Serrenti.
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Uscito in occasione della ricorrenza degli “attentati di Nassiriya” (con questo nome si indica infatti una serie di attacchi avvenuti tra il 2003 e il 2006 contro le forze armate italiane impegnate nella missione di pace “Operazione Antica Babilonia”), Una giornata dall’aria antica si caratterizza per una scrittura asciutta e semplice ma, allo stesso tempo, ricca di termini ricercati, che offre al lettore una gradevole esperienza di lettura.
Le immagini scorrono bene nella mente di chi legge, in quasi tutti i racconti. Le descrizioni sono essenziali e prive di fronzoli. I personaggi sono pressoché degli stereotipi, ma si adattano perfettamente ai contesti, vista anche l’esiguità dei racconti che, di fatto, si compongono di pochissime pagine e lasciano, quindi, il minimo spazio allo sviluppo di background dettagliati o all’ideazione di ambientazioni complesse. Senza contare poi la ricostruzione immaginata ma comunque molto prossima alla realtà delle vicissitudini narrate.
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Nel complesso, Una giornata dall’aria antica di Antonella Serrenti è una raccolta ben confezionata, con qualche sbavatura stilistica - forse dovuta alla poca esperienza dell’autrice -, che però non sminuisce affatto il lavoro svolto. È un’opera scritta con sobrietà ed eleganza, che richiama sentimenti forti e che fanno paura; che ruota attorno a un evento drammatico e lo osserva con gli occhi di chi con quegli attentati ha avuto solo a che fare ma non li ha vissuti in prima persona. È un libro che si legge in poche ore e che, per l’argomento trattato, merita di essere letto, al di là di ogni considerazione stilistica o narrativa.
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