“La storia di Tonia” di Cinzia Tani
Cinzia Tani ha alle spalle una solida carriera di giornalista, conduttrice e autrice di programmi televisivi, e scrittrice di romanzi e racconti, spesso basati su fatti veri: temi ricorrenti nei suoi romanzi e racconti sono vicende drammatiche, storie sia di donne vittime della violenza maschile, sia di donne che uccidono per amore o per altri motivi.
In questo ultimo romanzo, La storia di Tonia, si cimenta in una saga familiare di ambientazione storica, che si svolge in Australia tra il 1880 e il 1930.
Nelle prime pagine Tonia è una tranquilla sedicenne di Bassano del Grappa, alle prese con gli studi e con il primo amore adolescenziale per Matteo, la cui vita viene improvvisamente sconvolta dalla decisione dei genitori di partire, insieme al giovane cugino Clemente e ad altri contadini veneti, per andare a lavorare le terre di una nuova colonia in una sperduta isola del Pacifico.
Al termine di un viaggio disastroso, i pochi veneti sopravvissuti alle intemperie e alle malattie si ritrovano in Australia, dove devono accettare qualsiasi lavoro pur di sopravvivere. Tonia diventa cameriera nella casa della ricca famiglia Colidge, ma questa è solo la prima tappa di un percorso che la porterà a vivere una passione troppo breve, a diventare una celebre cuoca e a essere madre di quattro figli, i cui tormentati destini occupano la seconda parte del libro, fino alla conclusione negli anni Trenta del ventesimo secolo.
Storia d’amore, saga familiare, omaggio alla vita dei tanti italiani emigrati in Australia e divenuti parte integrante della vita economica e sociale del luogo, La storia di Tonia va oltre le vicende familiari e sentimentali della protagonista, che del resto cessa presto di essere al centro dell’attenzione nonostante dia il titolo al romanzo, per offrirci squarci di un mondo sicuramente poco conosciuto, toccando anche il delicato tema delle atrocità inflitte dagli inglesi dominanti alle popolazioni aborigene, e quello del comportamento degli emigrati italiani dopo l’avvento del fascismo, divisi fra adesione e rifiuto del regime, così come oscillano tra il mantenimento di un forte legame con la madrepatria e il desiderio d’integrazione totale nel Paese che li ha accolti e ha offerto loro un benessere mai avuto in precedenza.
Le differenze sono particolarmente evidenti nel caso della seconda generazione, quella dei figli di Tonia che, nati in Australia, non conoscono nemmeno l’Italia ma sono comunque consapevoli delle proprie origini lontane, che influenzeranno le loro scelte di vita.
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Ciò che però difetta in questo romanzo è la credibilità storica dei personaggi, che parlano e si muovono come nostri contemporanei e non come persone del diciannovesimo secolo, o degli albori del ventesimo. Del resto, questa carenza di contestualizzazione delle vicende narrate purtroppo è un difetto che si riscontra spesso nei romanzi storici apparsi negli ultimi anni: potrebbe anche essere dovuto al desiderio da parte di un autore di rendere i suoi personaggi più “vicini” al lettore, ma non sempre questo funziona, perché certi comportamenti e certi linguaggi vengono avvertiti come “stonati”.
A parte qualche svista nell’ambientazione (i rotocalchi femminili posti nella stanza della ricca Janet Colidge poco dopo il 1880 sono stati inventati più di cinquant’anni dopo), la Tani sembra sorvolare sul fatto che, all’epoca, i rapporti sociali erano regolati da un rigido formalismo, soprattutto nel caso di persone appartenenti a classi sociali diverse. Impensabile, ad esempio, che una povera cameriera italiana appena immigrata parli alla sorella del suo ricco padrone inglese chiamando questo confidenzialmente per nome, così come appare fuori luogo la facilità e rapidità con cui nascono rapporti amichevoli fra sconosciuti, in un’epoca in cui il passaggio dal “lei” al “tu” avveniva solo dopo lunghe frequentazioni, e che persino in ambito familiare ci si rivolgeva agli anziani in tono deferente.
Molto lungo era anche il percorso che portava alla nascita di un rapporto sentimentale, mentre qui sembra accadere sempre tutto un po’ troppo in fretta, amori compresi.
Inoltre le donne, specie se di buona famiglia, non godevano certo della libertà di movimento qui attribuita ai personaggi femminili, e la vecchiaia giungeva per tutti ben prima di oggi: impensabile che Janet Colidge, a cinquant’anni, passi ancora da una conquista maschile all’altra, visto che al principio del Novecento una donna cinquantenne non sposata era considerata solo una vecchia zitella.
Per tutti questi motivi, al termine della lettura La storia di Tonia lascia l’impressione di un romanzo che non abbia centrato completamente i suoi obiettivi: impreciso come romanzo storico, rimane costantemente in bilico tra il poco spazio lasciato alle vicende sentimentali, soprattutto della protagonista, e i troppi eventi inseriti, non sempre in modo organico, allo scopo di farne una saga familiare.
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