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“La storia di Kullervo”, l’inedito di Tolkien

“La storia di Kullervo”, l’inedito di TolkienLa storia di Kullervo, pubblicata da Bompiani in un'edizione a cura di Verlyn Flieger e tradotta da L. Manini e S. Marinoni, è un manoscritto giovanile di J.R.R. Tolkien. Ma non è interamente una storia di Tolkien: Kullervo è un tragico eroe del poema popolare finlandese Kalevala. Tolkien lesse le sue gesta nel 1911, tradotte in inglese da Kirby. Il giovane Tolkien, folgorato da questa letteratura permeata di stupore e di senso del fantastico, pensò bene di rimaneggiare la vicenda truce dell'eroe tragico in una prosa nuova.

 

Kullervo è figlio di Kalervo, nato dal cigno e rapito da un falco. Kullervo nasce presso lo zio Untamo, che uccise il padre e ridusse in schiavitù la madre. Scampato ai tentativi di uccisione da parte dello zio, venduto schiavo al fabbro Asemo, Kullervo si trova a distruggere interi boschi, annegare mandrie, compiere stragi. Sedotta infine la sorella, a Kullervo non resta che pregare la propria spada di ucciderlo.

 

Il manoscritto della Storia di Kullervo rimase incompiuto e abbandonato. Si tratta quindi di una storia non originale, poiché racconta un mito già esistente, e non completa, poiché il manoscritto si interrompe sul più bello e solo una serie di appunti arrivano verso le bozze di un finale. Ma anche se incompleto e non originale, questo manoscritto ci fornisce una prospettiva inedita di quello che conosciamo come il racconto di Túrin Turambar, l'altrettanto infelice eroe che invece leggiamo nel Silmarillion.

 

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Se prima della comparsa di questo manoscritto gli studiosi dell'opera di Tolkien parlavano di vaghi collegamenti fra il poema finnico Kalevala e la storia di Túrin, ora Flieger ci mostra un anello mancante. Una versione della vicenda di Kullervo ampiamente modificata dal giovane studente Tolkien, non ancora partito per il servizio militare, ma che già mostra i germogli di quello che poi sarebbe stato il Túrin di un Tokien più maturo.

 

Com'è nata la Storia di Kullervo?

La lettura del Kalevala ha colpito il giovane Tolkien in profondità. L'atmosfera è rozza eppure ricca di fantasia e meraviglia. Le azioni agghiaccianti dei personaggi hanno un'innocenza infantile nella loro potenza. Kullervo rade al suolo il bosco non perché è cattivo, ma perché è un bambino con un'ascia in mano, e abbattere un milione di alberi è un gioco bellissimo che ha appena scoperto. Noi che leggiamo siamo appesantiti da secoli di scienza e letteratura raffinata.

 

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Tolkien ci ha anche scritto di persona che cosa precisamente lo ha colpito del Kalevala, e perché noi stessi dovremmo metterci a leggerlo. È una vacanza da tutto questo peso di sapere che ci portiamo addosso. Prendiamoci delle ferie: facciamo finta di essere un popolo ancora giovane di pescatori ignoranti, abbandoniamoci allo stupore e crediamo per oggi alla magia.

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“La storia di Kullervo”, l’inedito di TolkienLa potenza narrativa del Kalevala potrebbe ben essere ciò che ha acceso la passione di Tolkien. Insoddisfatto della traduzione di Kirby, il giovane studente si è procurato una grammatica finlandese per leggere le ballate nella lingua originale e calarsi in questa terra paludosa e senza tempo.

Ma che fine ha fatto il manoscritto di Kullervo per tutti questi decenni? Come mai i fogli scritti a penna si interrompono sul più bello, per finire in una manciata di appunti che tracciavano una scaletta fino alla conclusione? Personalmente ho idea che il manoscritto sia assolutamente andato avanti, con la scelta di tagliare il cordone ombelicale e renderlo una storia originale, sua. Túrin ne è la forma finale e lo abbiamo potuto apprezzare nel Silmarillion. Trovo lecito pensare che la produzione di Tolkien sia nata esplodendo dalla miccia del Kalevala.

Questa edizione è curata da Verlyn Flieger con religiosa cura, con notazioni in parentesi graffe e quadre per rendere il testo chiaro. La riproduzione delle pagine scritte a mano da Tolkien mostra il lavoro apprezzabile che è stato svolto. In più, il testo a fronte nell'edizione Bompiani permette di fugare velocemente ogni possibile dubbio su inevitabili domande terminologiche.

 

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Concludendo: perché leggere la Storia di Kullervo, e a chi potrebbe interessare? Senza ombra di dubbio questo libro può catturare l’attenzione di un appassionato di Tolkien, che voglia toccare con mano questo passaggio intermedio fra il Kalevala finlandese e il racconto di Túrin Turambar.

Ma può benissimo interessare a una persona meno appassionata di Tolkien in sé, ma desiderosa di mettere un piede in un mondo più ingenuo e ancestrale, di racconti di un popolo giovane, senza dover affrontare un poema in versi. Perché non seguire i consigli del dattiloscritto interrotto con cui lo stesso Tolkien presentava la lettura della sua prima opera, anch’essa interrotta? Prendiamoci una vacanza da tutta questa cultura che ci appesantisce, caliamoci come bambini nella Storia di Kullervo.

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